Una ricerca olandese pubblicata su Nature Communications ha dimostrato che in gravidanza il cervello delle donne cambia e che questo mutamento dura almeno un anno dopo il parto. Cappa: «Si usa la risonanza magnetica funzionale nel tentativo di “leggere” il cervello, puntando ad anticipare le conseguenze di alcuni cambiamenti cerebrali, come la depressione post-partum. Ma la strada è ancora lunga»
Quando una donna è in dolce attesa non è solo il suo corpo a trasformarsi, cambia anche il cervello. A dimostrarlo una ricerca olandese pubblicata, di recente, su Nature Communications e condotta dalla professoressa Elseline Hoekzema dell’Amsterdam University Medical Center. «È uno studio unico nel suo genere – commenta Stefano Cappa, professore di neurologia presso l’Istituto Universitario Studi Superiori di Pavia IUSS e IRCCS Fondazione Mondino -. Non ci sono ricerche precedenti che dimostrino l’influenza degli ormoni sulla modificazione di struttura e funzioni del cervello delle donne in gravidanza».
Per comprendere se e come la gravidanza sia in grado di modificare il cervello, gli studiosi hanno esaminato 40 donne prima, durante e dopo il parto. «I ricercatori – continua Cappa – hanno utilizzato la risonanza magnetica anatomica, attraverso la quale hanno osservato i cambiamenti nell’organizzazione della rete neurale. Questo mostra che la donna in dolce attesa ha una plasticità cerebrale capace di offrire dei vantaggi in termini di adattamento al suo nuovo ruolo di madre. Confrontando le immagini dei referti precedenti, contemporanei e successivi alla gravidanza, i ricercatori hanno trovato una maggiore connettività funzionale nel Default Mode Network, ovvero quella rete neurale estremamente ampia, formata da varie regioni cerebrali distinte tra loro, che sincronizzano la loro attività quando il soggetto si trova vigile, con gli occhi chiusi e non attivamente coinvolto in compiti specifici».
La maggiore attività e interconnessione, che dura almeno un anno dopo il parto, non è l’unico risultato evidenziato dai ricercatori: sono state osservate modificazione del volume e dell’architettura della materia grigia, nella microstruttura della materia bianca, nelle concentrazioni dei metaboliti neurali. Rilevata anche una correlazione tra l’attività funzionale del cervello materno e l’entità del legame madre-figlio dopo la nascita del piccolo. Ma qualunque sia il cambiamento indotto dagli ormoni, non sono mai definitivi. A dimostrarlo i risultati della risonanza magnetica dopo un aborto: le immagini hanno mostrato che il cervello delle donne che hanno subito un’interruzione di gravidanza sono tornati ad essere paragonabili ai cervelli di coloro che hanno mai avuto una gestazione.
Questi risultati potrebbero essere la chiave anche per spiegare, se non addirittura predire, i problemi post-partum, come la depressione. Altri studi, infatti, avevano messo in evidenza come il Default Mode Network si disattivi in certi compiti e che in assenza di richieste cognitive può convertirsi in Task-negative network, mostrando un ruolo nella depressione così come nelle demenze e nei disturbi dello spettro autistico. «Molti ricercatori si avvalgono della risonanza magnetica funzionale nel tentativo di “leggere” il cervello. E, senza dubbio, la strada che si intende percorre è quella di poter anticipare le conseguenze che alcuni cambiamenti cerebrali possono avere sull’individuo, come le depressioni che possono insorgere post-partum. Ma -conclude il professor Cappa – siamo senza dubbio ancora abbastanza lontani dal raggiungimento di questi obiettivi».
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