Se una donna trascorre la gravidanza sotto stress, in particolare se psicologico, potrebbe creare problemi neuroevolutivi e psichiatrici al bambino che porta in grembo. Lo stress sperimentato durante la gestazione, infatti, può lasciare delle tracce molecolari profonde nei neonati, influenzando il loro sviluppo ben prima della nascita. Lo spiega un nuovo studio guidato dalle professoresse Hermona Soreq e Shani Vaknine Treidel del Center for Brain Science Edmond and Lily Safra, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry. Queste modificazioni, che colpiscono in particolar modo le femmine, interessano specifici frammenti di RNA e alcuni enzimi chiave nel sistema cerebrale deputato alla regolazione dello stress.
Dall’osservazione dei mutamenti molecolari si potrebbero giungere ad una spiegazione attendibile sul perché i bambini esposti ad un elevato stress materno durante la gravidanza possano essere più vulnerabili a problemi neuroevolutivi e psichiatrici negli anni a venire. I ricercatori hanno valutato lo stress percepito durante la gravidanza (PPS – Perceived Prenatal Stress), ovvero il livello di stress soggettivo sperimentato dalla madre. Per farlo hanno utilizzato il sangue del cordone ombelicale di oltre 120 neonati, confrontando quello dei nati da madri con alti livelli di stress nel terzo trimestre con coloro che sono venuti alla luce da madri ‘meno stressate’.
Sotto la lente degli scienziati sono finiti particolari frammenti di RNA, chiamati tRFs (frammenti di RNA da tRNA), che regolano l’espressione genica in maniera simile ai microRNA. I risultati hanno mostrato delle modifiche sorprendenti: lo stress materno non influenzava solo singoli tRFs, ma intere famiglie di frammenti, specialmente quelli di origine mitocondriale. Inoltre, tali mutamenti hanno anche delle specificità di genere: le femmine presentano i cambiamenti più marcati, con un quasi completo abbattimento di alcune famiglie di tRF mitocondriali, ribattezzati dai ricercatori “CholinotRFs” per la loro funzione nel regolare l’acetilcolina, un neurotrasmettitore cruciale per la funzione cerebrale e l’immunità. Nei neonati maschi di madri stressate, invece, sono stati rilevati livelli significativamente più alti dell’enzima acetilcolinesterasi (AChE), segno di un potenziale squilibrio precoce nel sistema di risposta allo stress.
“Abbiamo dimostrato che lo stress materno può modellare il modo in cui il corpo del bambino gestirà lo stress, ancora prima che il neonato prenda il primo respiro,” spiega la professoressa Soreq. Avvalendosi del supporto di algoritmi di machine learning, il team ha poi classificato le neonate esposte allo stress prenatale con un’accuratezza del 95%, basandosi sui loro profili di CholinotRF. Questi risultati aprono la strada a strumenti diagnostici innovativi e, in prospettiva, ad interventi personalizzati già nelle prime fasi di vita. “Questa ricerca offre uno sguardo potente sull’impatto biologico dell’ambiente materno sulla prossima generazione – conclude Treidel -. Sottolinea l’importanza di prendersi cura della salute mentale in gravidanza: non solo per la madre, ma anche per la salute a lungo termine del bambino”.
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