Sono centomila i prototipi conservati nella biobanca dell’IRCCS Candiolo di Torino. Livio Trusolino, direttore del laboratorio di Oncologia traslazionale: «Possibile mettere a punto cure innovative che fanno regredire alcuni tipi di tumore. In futuro organoidi “più olistici” che terranno conto anche delle cellule immunitarie»
Si chiamano organoidi e sono dei veri e propri avatar, riproduzioni in vitro di cellule umane in grado di migliorare e far evolvere la medicina personalizzata in medicina di precisione. Una nuova frontiera della scienza che all’istituto di ricerca di Candiolo è focalizzata nella battaglia contro i tumori. «Sono tumori in miniatura che derivano da campioni chirurgici o bioptici freschi di pazienti e vengono coltivati in vitro in una matrice tridimensionale – spiega Livio Trusolino, professore alla facoltà di medicina dell’Università di Torino e direttore del laboratorio di oncologia traslazionale presso l’IRCCS Candiolo di Torino -. Quando sono immersi in questa matrice formano delle strutture che ricalcano in tutto e per tutto i tumori presenti nel paziente donatore».
A Trusolino va il merito di aver sviluppato e ampliato l’impiego di una tecnica di riproduzione in vitro di cellule umane per individuare terapie specifiche in grado di far regredire il tumore. «Noi li utilizziamo per identificare delle nuove terapie in tumori che non rispondono a quelle correnti – ammette il ricercatore -. Lo facciamo tramite una indagine molecolare profonda ed estesa che ci consente di conoscere alcune alterazioni genetiche. Nel caso questa alterazione suggerisca un potenziale trattamento, interveniamo sull’organoide trattandolo con il farmaco che potrebbe avere una potenziale efficacia e, se l’organoide si riduce di dimensioni e se riusciamo a validare questa risposta su altri organoidi con caratteristiche molecolari simili, trasferiamo le informazioni al paziente».
Un progetto ministeriale con Candiolo capofila, e la partecipazione di diversi IRCCS italiani, consente l’alleanza tra ricerca e pazienti per la donazione del materiale organico (tessuto o sangue) necessario per la coltivazione in vitro. Sono oltre centomila i campioni presenti nell’istituto di ricerca piemontese, in particolare tumori del colon, testa collo, mammella, melanoma e sarcoma, oltre a forme tumorali rare. «Il prossimo passaggio sarà di creare organoidi più complessi, direi quasi olistici dove, oltre alle cellule del tumore, siano contenute anche quelle del sistema immunitario che nei pazienti contribuiscono a contrastare il tumore o a esacerbarlo», conclude Trusolino.
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