L’evento organizzato da Il Sole 24 Ore accende i riflettori sulle maggiori sfide da affrontare per il Ssn all’indomani dell’emergenza
La crisi come occasione di rilancio, il dramma della pandemia come cartina al tornasole delle reali criticità del comparto sanitario italiano, e insieme pungolo per riformarlo dalle fondamenta, facendo tesoro degli aspetti virtuosi e avvalendosi di uno strumento, letteralmente straordinario, che oggi ci viene offerto: i fondi del PNRR.
Uno strumento che impone, al contempo, lungimiranza e pianificazione accorta, alla luce delle sempre nuove e crescenti sfide che caratterizzeranno la sanità del futuro: dall’approccio OneHealth, mirato ad una integrazione tra salute ambientale, umana ed ambientale, alla necessità di eliminare le disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, soprattutto in termini di prevenzione e assistenza sul territorio, dall’attivazione di un più efficace collegamento tra ricerca, sostenibilità e accessibilità alle cure e l’importanza di sfruttare le tecnologie più avanzate, fino alla spinta imprescindibile verso la digitalizzazione del sistema sanitario italiano.
Questi i temi affrontati oggi durante l’HealthCare Summit 2021 organizzato da Il Sole 24 Ore, insieme ad un parterre di ospiti che hanno apportato il loro contributo e la loro esperienza. L’evento è stato inaugurato dal saluto del ministro della Salute Roberto Speranza: «Oggi con il PNRR dobbiamo costruire la sanità del futuro. Possiamo già contare su 128 miliardi di risorse strutturali messe a bilancio per il 2024 e, con il PNRR, abbiamo anche risorse aggiuntive che dobbiamo investire nella medicina del territorio, nel digitale e nella telemedicina, nella formazione, nell’edilizia, e nella messa a sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria. Stiamo lavorando con le regioni per essere all’altezza di una sfida: trasformare la crisi in opportunità di riformare il sistema sanitario. La lezione imparata dalla pandemia è chiara – ha concluso il ministro – le risorse dedicate alla sanità sono il più grande investimento per la vita delle persone».
In collegamento da remoto anche Nino Cartabellotta, presidente fondazione GIMBE: «I fondi del PNRR ci permettono di insistere sul rafforzamento della medicina territoriale e digitalizzazione. Per il primo punto – osserva – manca una riforma vera e propria, certo, una standardizzazione dei servizi territoriali è una cosa buona ma, dobbiamo tener conto del fatto che su alcuni fronti, come le cure domiciliari e le case di comunità, partiamo da situazioni regionali estremamente difformi. Un altro punto fondamentale – aggiunge Cartabellotta – sarà il rilancio del finanziamento pubblico per recuperare quantità e qualità di risorse umane nel personale sanitario, a cominciare da miglioramenti contrattuali. Soprattutto – domanda il presidente GIMBE – dobbiamo avere ben chiari i reali obiettivi per il nostro sistema sanitario: si tratta di “mettere una pezza” o di riformarlo davvero? Nella seconda ipotesi, ricordiamoci che il PNRR è davvero la nostra migliore e probabilmente unica opportunità».
«Quel che dobbiamo evitare è che le Regioni vadano a velocità diverse, che qualche Regione spenda male i fondi o non li spenda affatto – osserva Raffaele Donini, Assessore alle Politiche Sanitarie in Emilia Romagna -. Il riparto stabilito dal PNRR prevede più risorse per le Regioni meno strutturate, e questo è giusto in ottica di omogenizzazione delle cure, ma sarà necessaria una cabina di regia che monitori l’avanzamento di questi investimenti, sia per far emergere le best practice sia, viceversa, per risolvere le difficoltà».
E sarà proprio Agenas a svolgere un ruolo di cabina di regia, come sottolineato dal suo presidente Enrico Coscioni: «Abbiamo bisogno di una visione strategica per programmare risposte coerenti. L’Agenas offrirà supporto alle Regioni nei progetti specifici, poi ci sarà il monitoraggio dei risultati per accompagnare ed eventualmente reindirizzare, e poi la vigilanza su quanto effettivamente si stia realizzando in ottica one health e di reale impatto positivo sull’assistenza. La parola chiave è: prossimità, indipendentemente dal contesto geografico socioeconomico. Con il PNRR – sottolinea Coscioni – dobbiamo omogenizzare gli standard verso l’alto portando su le regioni penalizzate».
«Da un anno e mezzo si respira aria di grandi riforme, e di riflessioni – afferma Claudio Cricelli, presidente SIMG. – Come SIMG eravamo già da tempo consapevoli della necessità di una profonda riformare del settore delle cure primarie. Dobbiamo riflettere però – ammonisce – smettendo di vedere la sanità come modello indipendente: non si può separare il modello sanitario da quello sociale, questo vuol dire che non possiamo calare un determinato modello sanitario in un contesto impreparato. La digitalizzazione è l’esempio cardine: tutti dobbiamo essere aperti all’innovazione, ma mancano ancora elementi di sistema. Ad oggi – è l’allarme lanciato da Cricelli – la maggioranza dei medici di Medicina Generale in Italia non ha personale infermieristico né di segreteria, ed è inaccettabile».
Così Giovanni Migliore, presidente FIASO: «Saranno 200 le aziende sanitarie che dovranno declinare il PNRR a livello locale. Per quanto riguarda l’integrazione tra ospedale e territorio, la pandemia ci ha insegnato a declinare la straordinarietà in ordinarietà. Per fare questo in maniera strutturata c’è bisogno di attuare una semplificazione, per la quale oggi abbiamo gli strumenti. Gli ospedali di comunità – aggiunge – sono una buona integrazione tra ospedale e territorio, ma per assicurare al cittadino che il proprio domicilio sia il setting preferenziale, dobbiamo partire da un forte investimento in formazione, contare quindi su risorse certe per il futuro perché si possa costituire una vera integrazione socio-sanitaria».
«Il PNRR, se non accompagnato da una riforma strutturale del comparto sanitario, sarà inutile – ammonisce Barbara Cittadini, presidente AIOP -. Sicuramente illuminata la scelta del governo di stanziare risorse economiche per limitare liste d’attesa e mobilità sanitaria, l’incoerenza tuttavia è stata porre, per le Regioni, un vincolo di bilancio, considerando che molte Regioni sono in disavanzo. C’è bisogno di maggiore coerenza – commenta infine – e spero che in approvazione di finanziaria questo vincolo di bilancio sarà eliminato per garantire equità nell’accesso alle cure a tutti i cittadini sul territorio».
Infine, da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, una panoramica sull’attuale situazione epidemiologica nel nostro Paese, anche alla luce dell’emergere della nuova variante Omicron: «I dati di Rt, diffusione e ospedalizzazione sono in crescita in Italia, ma le terapie intensive ancora sotto le soglie trigger. Siamo messi sicuramente meglio di altri Paesi UE. Per quanto riguarda la variante Omicron, sottolinea Brusaferro – fondamentale è stata la tempestività nel diffondere i dati per intercettarla precocemente. Stiamo raccogliendo dati per valutarne accuratamente la trasmissibilità, ma sappiamo che la situazione epidemiologica del Sudafrica è diversa dalla nostra. Anche il dato sulle manifestazioni cliniche ci dice che non si discosta dalle varianti già conosciute. Fondamentale è continuare a spingere sul completamento del ciclo vaccinale e sull’uso di mascherine, lavaggio mani, distanziamento e aereazione. Mettendo insieme queste misure già adottate e raccomandate – conclude il presidente ISS – possiamo guardare con maggior tranquillità alla situazione».
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