«Il modello che abbiamo costruito con le fasce ha prodotto un abbassamento della curva di contagi: l’indice Rt è passato in cinque settimane dall’1,7 allo 0,91 di oggi. Ma basta poco per ripiombare in una situazione difficile, lo abbiamo visto quest’estate. E ne abbiamo pagato il prezzo. Questo non deve farci pensare ad uno scampato pericolo, dobbiamo continuare con prudenza e sacrifici per evitare un nuovo lockdown generalizzato». Sono le parole soddisfatte ma caute pronunciate dal ministro della Salute Roberto Speranza in apertura della 9° edizione dell’Healthcare Summit del Sole 24-Ore, a cui hanno partecipato i maggiori rappresentanti istituzionali e del settore sanitario e farmaceutico.
La situazione per Speranza «resta complicata, con un alto numero dei decessi, dei contagiati e un’elevata occupazione dei posti letti in ospedale. Alla fine di gennaio – ha spiegato – contiamo di avviare la campagna vaccinale, sarà imponente e le nostre energie devono essere spese per questa operazione che è subordinata alle autorizzazioni dell’Ema. Se l’Ema ci darà massima sicurezza sui controlli fatti e sull’esito della sperimentazione, il cuore delle vaccinazioni sarà tra primavera inoltrata ed estate – ha aggiunto il Ministro –. Abbiamo segnato due date in rosso: il 29 dicembre e il 12 gennaio quando speriamo che il vaccino di Pfizer e di Moderna siano autorizzati; ma dare date precise di inizio delle vaccinazioni senza prima avere un vaccino formalmente approvato non risponde a un atteggiamento adeguato. Il nostro obiettivo è raggiungere l’immunità gregge».
Il Ministro ha poi evidenziato come un piano ampio di riforme e di rilancio sia fondamentale per il servizio sanitario del Paese, «e per questo servono più risorse possibili, provenienti sia dall’Europa che dal bilancio interno». Bisogna tornare a investire in un settore «che per troppo tempo è stato protagonista di tagli e di inefficienze» soprattutto sul personale, «perché se puoi comprare sul mercato internazionale mascherine e respiratori hai bisogno di uomini e donne formati che sappiano farli funzionare. Mancano gli specialisti – ha concluso il Ministro -, bisogna investire sulla laurea e sulla specializzazione dei giovani medici».
Sul fronte dei fondi e delle risorse è intervenuto il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri che ha ribadito: «Il Movimento 5 Stelle non pone un veto al Mes ma chiede la garanzia che non si usi per la pandemia. Possiamo attingere al Recovery Fund e abbiamo votato lo scostamento di Bilancio. Dunque, lasciamo la porta aperta ma non concentriamoci sul Mes come soluzione a tutto, anche perché ciò che appare vantaggioso oggi potrebbe non esserlo domani e magari costringerci a nuovi tagli».
Cambiare totalmente la programmazione della formazione post-laurea è la strada da seguire secondo il segretario generale del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, Carlo Palermo: «Mancano anestesisti, internisti, medici di pronto soccorso, infettivologi, ma anche pediatri. Questo è frutto di una totale e fallimentare assenza di programmazione del fabbisogno degli anni passati. Bisogna assumere specializzandi al terzo e quarto anno con contratto a tempo determinato e generare un’osmosi tra generazioni professionali diverse, tra chi esce e chi entra nel sistema. Per risolvere l’imbuto formativo – ha sottolineato – dobbiamo mantenere l’aumento delle borse di specializzazione per almeno altri due anni così da sostituire i medici che stanno andando in pensione».
All’Healthcare Summit ha partecipato anche Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe, che si batte da anni per la sostenibilità del SSN. «La pandemia è l’occasione unica e irripetibile per ripensare l’intero sistema perché ci sarà un’iniezione di liquidità che non abbiamo mai visto – ha sottolineato -. È necessario pianificare prima una riprogrammazione sanitaria e poi finalizzare gli investimenti».
Dello stesso avviso Barbara Cittadini, Presidente Aiop: «Questa drammatica pandemia che ha investito il mondo intero ha fatto emergere le criticità che noi per anni abbiamo rilevato ma che ora possiamo trasformare in opportunità – ha evidenziato nel corso della conferenza -. Il modello sanitario va ricostruito perché è datato, ma rispetto ai suoi presupposti fondanti è straordinario; urge, però, una riforma strutturale del sistema e un’immissione di risorse e personale».
Anche le aziende del farmaco durante l’emergenza coronavirus hanno mostrato un grande impegno: «La farmaceutica ce l’ha messa tutta durante la pandemia – ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria -. Non abbiamo mai ricorso ad ammortizzatori, mai fatto venir meno i farmaci, non abbiamo mai smesso di fare ricerca. Abbiamo fatto 25 milioni di donazioni di farmaci e 30 milioni di donazioni di dispositivi. Alcune aziende hanno modificato le linee di produzione per mettere a disposizione gel disinfettanti gratuitamente. Il 72% – ha concluso – si è impegnato a mettere a disposizione la consegna di farmaci a casa».
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