Il professore dell’università di Miami: «Per una vita in salute è necessario ripristinare i meccanismi di difesa compromessi dall’età. Fondamentale il ruolo delle sirtuine: restrizione calorica, attività fisica e integratori naturali sono in grado di riattivarle»
Una macchina del tempo che ci riporti agli anni della gioventù, almeno per il momento, resta pura fantascienza. Rallentare l’orologio dell’invecchiamento, invece, è tutt’altro che un’utopia. Un’armata di molecole finite sotto la lente di ingrandimento degli scienziati – polifenoli, attivatori delle sirtuine, pterostilbene, politadine, fisetina, Omega3 e Vitamina D (solo per citarne alcune) – sarebbero in grado di contrastare l’inesorabile processo dell’invecchiamento.
«L’obiettivo degli scienziati – spiega David Della Morte Canosci, professore associato di Neurologia all’università di Miami e di Medicina Interna all’università Tor Vergata di Roma – non è il semplice allungamento della vita in termini di anni, piuttosto il miglioramento della sua qualità. Puntiamo a vivere più a lungo e bene, in assenza di malattie croniche, come quelle cardiovascolari, neurologiche, metaboliche o il cancro». La sopravvivenza sana, il cosiddetto healthy lifespan, è un aiuto per l’individuo e per l’intera società se si considera che le malattie croniche legate all’invecchiamento sono responsabili del 90% della spesa sanitaria.
L’invecchiamento non deve essere più considerato un processo ineluttabile, quanto una malattia da curare. «L’invecchiamento – continua il professore – è determinato dalla riduzione o perdita dei nostri meccanismi di difesa che agiscono sia contro i patogeni esterni, sia contro quegli agenti dannosi prodotti dal nostro stesso corpo invecchiando. Il passare degli anni creerà uno sbilanciamento sempre più evidente tra agenti patogeni e difese dell’organismo, con un punteggio a sfavore di queste ultime». E come è possibile ribilanciare il risultato? «Riattivando tutti quei meccanismi di difesa, fisiologici in un giovane, anche nell’organismo di una persona anziana. In questo modo il corpo riacquisterà la capacità di rispondere agli attacchi che causano l’aumento dello stato infiammatorio e dello stress ossidativo», risponde Della Morte Canosci.
Attraverso test specifici sarebbe necessario verificare quali molecole si sono attivate e quali hanno perso la loro attività durante l’invecchiamento, per programmarne il ribilanciamento. «Per riattivare le molecole che con gli anni hanno perso la loro vitalità due strategie sono sicuramente efficaci per tutti: la restrizione calorica e l’attività fisica, non semplicemente perché salubri, ma in quanto buone abitudini in grado di riattivare le sirtuine, proteine fondamentali che permettono alla cellula di vivere più a lungo. Le sirtuine – aggiunge il docente – possono essere riattivate anche da specifici integratori naturali. Efficaci anche alcuni polifenoli, le vitamine C e D e l’Omega 3».
La ricetta della longevità più sarà personalizza, più sarà efficace: «Uno dei prossimi obiettivi che intendo realizzare a Palazzo Fiuggi, struttura di cui sono direttore medico, è proprio la personalizzazione della “terapia della longevità”, utilizzando prodotti esclusivamente naturali», sottolinea Della Morte Canosci. Per occuparsi del proprio benessere non è mai né troppo presto, né troppo tardi: «Queste terapie non si rivolgono ad un target specifico di età, ma di solito il periodo in cui bisognerebbe cominciare ad utilizzarle è quello in cui si presentano i cambiamenti ormonali dovuti alla menopausa o all’andropausa», spiega l’esperto.
I ricercatori dell’università la Sapienza e dell’IRCCS San Raffaele di Roma stanno studiando gli effetti che le molecole con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie hanno su alcune patologie. «Questo mix, in cui è presente un’alta percentuale di polifenoli, è in grado di attivare direttamente le sirtuine. I risultati preliminari – dice Della Morte Canosci – hanno mostrato la loro efficacia contro malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson. Le stesse molecole sembrano in grado anche di rallentare l’invecchiamento di altre cellule, come i cardiomiociti, aumentandone la resistenza. Più in generale, amplificano le difese immunitarie, rendendo l’organismo più forte anche contro gli attacchi virali. Studi condotti nei laboratori di Microbiologia della Sapienza hanno mostrato l’efficacia di queste stesse sostanze anche contro alcuni virus che, nell’infettare il corpo umano – conclude il professore -, hanno lo stesso meccanismo di azione del Covid-19».
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