La terapia antiretrovirale ha di fatto cronicizzato l’infezione da HIV, garantendo sopravvivenza e una qualità di vita sempre più simile a quella della popolazione generale. Gli ottimi risultati raggiunti permettono di valutare terapie sempre più personalizzate. Ma non basta: per frenare la diffusione dell’infezione è necessario aumentare la platea di coloro che ricevono la terapia antiretrovirale
Dagli studi più recenti presentati al XXIII Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali emergono nuove positive evidenze per la terapia antiretrovirale contro l’HIV nella soppressione del virus e nella Profilassi Pre-Esposizione.
Grazie a questi trattamenti l’infezione da HIV può essere cronicizzata, garantendo sopravvivenza e una qualità di vita sempre più simile a quella della popolazione generale. Inoltre, la regolare assunzione della terapia permette di rendere il virus non trasmissibile, come rilevato dall’evidenza scientifica U=U (Undetectable=Untransmittable). E si aprono nuove prospettive, con la possibilità di prevenzione a lungo termine e con una minore infiammazione del sistema immunitario.
I risultati straordinari raggiunti con la terapia antiretrovirale, infatti, permettono di valutare diverse possibilità terapeutiche in base alle caratteristiche del paziente.
“Recentemente è emersa l’opportunità di individualizzare il trattamento con la terapia a due farmaci invece di tre, ma entrambe le strategie presentano vantaggi specifici, da valutare caso per caso – spiega Giovanni Di Perri, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Torino – La terapia a tre farmaci Bictegravir + Emtricitabina + Tenofovir Alafenamide rappresenta il massimo punto di sviluppo di ogni categoria (emivita lunga, potenza intrinseca, forgiveness), con livelli di potenza e tollerabilità tali da affrontare anche una non perfetta adesione. Una mancata aderenza del 20%, ad esempio, che in passato poteva costare il fallimento terapeutico, oggi con questa terapia diventa sostenibile. Questi dati ci devono indurre a valutare i benefici della triplice terapia nella definizione di un trattamento individualizzato e preciso per la persona con HIV”.
Le opportunità di prevenzione
Secondo i dati UNAIDS, circa il 76% dei 39 milioni di persone nel mondo che vivono con l’HIV riceve la terapia antiretrovirale e circa il 71% di esse ha il virus soppresso dalle terapie. Tuttavia, per frenare la diffusione dell’epidemia è necessario aumentare queste percentuali.
“Anzitutto, è necessario aumentare gli screening per far emergere il sommerso, favorire diagnosi precoci e avviare al trattamento chi si scopra infetto – sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico SIMIT – Se le persone sono trattate con successo, infatti, non trasmettono più l’infezione. Inoltre, è possibile effettuare prevenzione nei soggetti non infetti ma ad alto rischio di contrarre l’infezione: non esiste un vaccino, ma è dimostrato che le terapie antiretrovirali sono estremamente efficaci nella Profilassi Pre-Esposizione (PrEP). Gli ultimi progressi della ricerca ci hanno consegnato un farmaco che si somministra ogni due mesi; nel prossimo futuro avremo un farmaco in grado di estendere la protezione fino a sei mesi”.
Il recupero del sistema immunitario
La terapia antiretrovirale da sola riesce a controllare molto bene la carica virale, ma non sempre riesce a incidere del tutto sul recupero del sistema immunitario, mettendo le persone a rischio di patologie cardiovascolari, ossee, nefrologiche, che possono inficiare la durata e la qualità della vita.
“Tra le terapie antiretrovirali più diffuse, quella con BIC/FTC/TAF ha dimostrato in vari trial clinici grande efficacia nel ridurre alcuni marcatori infiammatori e nel migliorare il funzionamento del sistema immunitario – sottolinea Giulia Marchetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive Università di Milano, Ospedale San Paolo – Questo risultato rappresenta un grosso passo avanti nella somministrazione della terapia antiretrovirale, poiché queste molecole permettono alle persone con HIV, soprattutto quando iniziano la terapia precocemente con un sistema immunitario ancora robusto, di mantenere una buona qualità di vita e una sopravvivenza simile a quella della popolazione generale”.
Il XXIII Congresso SIMIT a Napoli
Le novità in ambito di HIV sono al centro del XXIII Congresso SIMIT, in corso a Napoli fino al 5 dicembre presso il Centro Congressi Stazione Marittima, con oltre mille infettivologi presenti.
Tra i vari temi, sotto i riflettori anche antibiotico resistenza e infezioni correlate all’assistenza, vaccinazioni nell’adulto e nel soggetto fragile, Covid-19 nell’immunodepresso, gestione del sommerso delle epatiti croniche, ruolo dei cambiamenti climatici nelle arbovirosi e nelle altre infezioni.
Il Comitato Organizzatore è composto da Nicola Coppola, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università della Campania; Vincenzo Esposito, Direttore UOC Malattie Infettive e Medicina di Genere Ospedale Cotugno – AO dei Colli, Napoli; Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università degli Studi Federico II, Napoli; Roberto Parrella, Presidente nazionale SIMIT e Direttore UOC Malattie Infettive ad indirizzo respiratorio AORN Ospedali dei Colli “Monaldi-Cotugno-CTO”, Napoli.