Il Report: “Nel 2023 1,3 milioni di persone hanno contratto l’infezione, il 39% in meno rispetto al 2010. Aumentano le persone che ricevono il trattamento antiretrovirale, che ha raggiunto i 30,7 milioni, pari a circa il 75% di tutti i sieropositivi (era il 47% nel 2010)”
La lotta all’Hiv nel mondo continua, ma non va veloce come dovrebbe: nel 2023 1,3 milioni di persone hanno contratto l’infezione, il 39% in meno rispetto al 2010. Aumentano le persone che ricevono il trattamento antiretrovirale, che ha raggiunto i 30,7 milioni, pari a circa il 75% di tutti i sieropositivi (era il 47% nel 2010). Scendono anche i decessi, dimezzati in 15 anni. Tuttavia, il loro numero resta ancora elevato: 630 mila all’anno, pari a poco più di uno al minuto. Sono i dati che emergono dal rapporto annuale dell’Unaids, il programma delle Nazioni Unite per l’Hiv e l’Aids. Chiari gli avvertimenti contenuti tra le righe del documento: le risorse investite nei prossimi anni e la qualità delle politiche messe in atto determineranno la traiettoria dell’epidemia.
Il rapporto, The Urgency of Now: Aids at a Crossroads’, mostra molti trend positivi. Su scala globale, scendono le nuove infezione nelle adolescenti e le giovani donne, si riduce la trasmissione da mamma a nascituro grazie al migliore accesso alle terapie. Per la prima volta si sono registrate più infezioni fuori dell’Africa sub-sahariana che nell’Africa sub-sahariana, da anni epicentro dell’epidemia. Tuttavia, non mancano le criticità: i contagi hanno ripreso a crescere in alcune aree del mondo (Europa orientale e Asia centrale; America Latina; Medio Oriente e Nord Africa). Non si attenuano le diseguaglianze di genere, con le donne che in alcune aree del mondo (specie in Africa) sono le principali vittime dell’infezione. Insieme a loro, alcune minoranze (lavoratrici del sesso, uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, persone che si iniettano droghe) vittime di stigma. Un fenomeno, questo, che non solo le rende particolarmente vulnerabili al virus Hiv, ma che contribuisce ad alimentare l’epidemia.
“I leader mondiali si sono impegnati a porre fine alla pandemia di Aids come minaccia per la salute pubblica entro il 2030 e possono mantenere la loro promessa, ma solo se assicurano che la risposta all’Hiv abbia le risorse di cui ha bisogno e che i diritti umani di tutti siano protetti”, dice la direttrice esecutiva dell’Unaids, Winnie Byanyima. Preoccupa il calo delle risorse, che sta “frenando i progressi e portando addirittura a un aumento dell’epidemie in alcune regioni” del mondo, spiega Unaids. Nel 2023 hanno raggiunto i 19,8 miliardi di dollari, il 5% in meno rispetto all’anno precedente e e quasi 10 miliardi al di sotto dell’obiettivo dei 29,3 miliardi nel 2025. “Se i leader intraprenderanno le azioni coraggiose necessarie ora per garantire risorse sufficienti e sostenibili e per proteggere i diritti umani, il numero di persone che vivono con l’Hiv che necessitano di cure per tutta la vita scenderà a circa 29 milioni entro il 2050 rispetto ai 39,9 milioni del 2023. Se si segue la strada sbagliata, il numero di persone che avranno bisogno di sostegno permanente salirà a 46 milioni”, afferma l’Unaids. “Il fallimento non è un’opzione. Se lavoriamo tutti insieme, raggiungeremo il nostro obiettivo comune”, conclude Anthony Fauci, ex consigliere scientifico del presidente degli Stati Uniti e a lungo direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases.
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