A fotografare la realtà in cui vivono gli ‘esclusi’ e gli ‘invisibili’ è l’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della presentazione di un numero monografico del Bollettino Epidemiologico Nazionale (Ben) dedicato all’argomento
Non hanno una fissa dimora, né la possibilità di usufruire di servizi igienico-sanitari adeguati. Per questo, si ammalano e non si curano. Nei piccoli centri sono ghettizzati in luoghi sovraffollati ed ai limiti della dignità umana. Nelle grandi città godono di pessima salute, ammalandosi soprattutto di patologie metaboliche e mentali. È la condizione in cui vivono coloro che si trovano ai ‘margini della società’, come gli homeless. A fotografare la realtà in cui vivono gli ‘esclusi’ e gli ‘invisibili’ è l’Istituto Superiore di Sanità. Il tema, ritenuto “ancora poco esplorato”, è stato al centro del convegno organizzato in occasione della presentazione di un numero monografico del Bollettino Epidemiologico Nazionale (Ben) dedicato all’argomento.
Durante l’evento sono state presentate diverse esperienze nell’ambito dell’assistenza alle persone cosiddette “escluse o invisibili”. Una di queste emerge dall’indagine di Intersos, organizzazione no-profit che realizza interventi quotidiani di cure primarie e promozione della salute sulle condizioni sanitarie nell’area della Capitanata di Foggia, dove migranti per lo più irregolari sfruttati nel comparto agro-alimentare dimorano in un ghetto isolato, permanente e sovraffollato. Dall’indagine risulta un profilo di salute caratterizzato prevalentemente da patologie non trasmissibili come quelle a carico dell’apparato digerente e muscoloscheletrico, mentre non vi è evidenza di patologie infettive di importazione/tropicali. Sono invece frequenti traumatismi dovuti a incidenti sul lavoro.
Per quanto riguarda lo stato di salute degli esclusi nelle grandi aree urbane, il contributo di Caritas di Roma ha rilevato che negli ultimi quarant’anni ci sono stati un aumento delle malattie croniche, soprattutto cardiovascolari e metaboliche, e una riduzione delle malattie infettive. Invece, l’Opera San Francesco a Milano ha approfondito la frequenza delle malattie croniche nei propri assistiti e ha stimato una maggiore prevalenza di malattie cardiovascolari, mentali e metaboliche (diabete) tra i migranti del Sud America e dell’Asia rispetto alle popolazioni europee.
Quante siano in Italia le persone senza fissa dimora è difficile dirlo. L’Istat ha effettuato il primo, e finora unico, censimento di alcuni gruppi specifici di popolazione, tra cui le persone che risiedono in campi autorizzati o insediamenti tollerati e spontanei, e le persone ‘senza fissa dimora’, alla fine del 2021. Secondo questi dati sono 96.197 le persone senza tetto iscritte in anagrafe. La maggioranza è composta da uomini e il 38% è rappresentato da cittadini stranieri, provenienti in oltre la metà dei casi dal continente africano. Le persone senza tetto e senza fissa dimora censite sono residenti in 2.198 comuni italiani, ma si concentrano per il 50% in sei comuni: Roma con il 23% delle iscrizioni anagrafiche, Milano (9%), Napoli (7%), Torino (4,6%), Genova (3%) e Foggia (3,7%).
Un altro tema affrontato durante il convegno è lo stato di salute dei detenuti, un problema che, come riporta la monografia dell’Iss presentata all’evento, “non è ancora sufficientemente studiato”. “Purtroppo, anche questo ambito di ricerca epidemiologica appare ancora poco esplorato. Mancano le infrastrutture per una raccolta sistematica dei dati o se realizzate sono da perfezionare, e sono poche le iniziative di formazione e informazione destinate agli operatori sanitari dei servizi territoriali”, concludono gli autori de numero monografico del Bollettino Epidemiologico Nazionale.
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