Gli hub cardiologici lombardi hanno dato risultati anche durante la pandemia, lo confermano i dati. Carugo (ASST Santi Paolo e Carlo): «Ora al lavoro per realizzare i PDTA, percorsi diagnostici condivisi».
I centri di eccellenza lombardi hanno funzionato anche durante l’emergenza Covid, lo dicono i numeri: (953 pazienti ricoverati tra il 21 febbraio e il 7 maggio per sindrome coronarica acuta sono il risultato del lavoro fatto in sinergia dalle dodici unità operative di cardiologia, coordinate dal professor Stefano Carugo dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano. Hub cardiologici definiti lo scorso 8 marzo, in piena pandemia, che hanno garantito risultati importanti presentati ieri in Regione Lombardia dagli stessi protagonisti.
«È stato un modello di riorganizzazione della rete cardiologica per cercare di andare incontro alle esigenze dei tanti pazienti Covid che abbiamo visto e che, secondo noi, ha funzionato bene», le parole del professor Carugo confortate dai dati, hanno evidenziato due importanti considerazioni: una continuità e una qualità di servizio mai venuti meno, a dispetto del forte stato di stress e di emergenza. «Superata la fase più critica, ora stiamo preparando i cosiddetti PDTA – aggiunge – ovvero dei percorsi diagnostici terapeutici condivisi, dedicati a questi pazienti».
La casistica presentata ha messo in luce una realtà diffusa di pazienti cardiopatici, ma anche di individui sani che, una volta contratto il virus, hanno dovuto fare i conti con patologie cardiologiche silenti, spesso gravi, come esplicato dal professor Carlo Mario Lombardi dell’ASST Spedali civili di Brescia «Noi abbiamo registrato uno dei primi casi di miocardite da Covid al mondo – incalza Lombardi – una giovane donna senza patologie pregresse che fortunatamente ha avuto un decorso favorevole. Un caso che abbiamo documentato e che ci ha permesso di constatare come, anche in soggetti sani, l’infezione da Covid 19 possa provocare una crisi cardiaca acuta. Uno scompenso a cui abbiamo applicato un protocollo poi esteso e condiviso con gli altri centri di eccellenza».
«La chiave di svolta è stata la condivisione – aggiunge Battistina Castiglione, direttore della cardiologia ASST Sette Laghi – questa esperienza ci lascia in eredità un importante insegnamento: la sinergia di tutto il personale coinvolto può portare risultati importanti e quanto imparato non deve essere dimenticato, ma servire ad ottimizzare i percorsi anche in futuro. Di sicuro abbiamo vissuto un’esperienza, a livello umano, che ha cambiato molti di noi>>.
Una rete cardiologica che, nonostante l’emergenza Covid e la paura diffusa tra i pazienti, che spesso hanno mancato visite e controlli per non rischiare di infettarsi, ha dato indicazioni positive come ha ribadito l’assessore al welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera. «Si dimostra un sistema efficiente in cui i professionisti si sono messi in gioco, sia quelli dei centri hub, sia quelli dei centri spoke che sono entrati nelle equipe degli ospedali hub ed hanno operato i loro pazienti, ma anche quelli della loro area di riferimento. Una grande forma di collaborazione che ha dimostrato che sulle patologie tempo dipendenti il numero degli infarti avuti nel periodo Covid è sovrapponibile a quello di altri momenti, che il sistema del 118 ha funzionato, perché la metà dei ricoverati è arrivato in ambulanza, ed ha dimostrato anche una capacità del sistema di stare insieme e di dare risposte importanti sui bisogni dei cittadini. Questa è una delle forze del sistema lombardo che è emerso e oggi rappresentato e che vogliamo portare avanti in futuro».
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