Tra i temi affrontati alla Giornata della previdenza anche la contribuzione ridotta della quota B («Si può comunicare anche dopo il 30 settembre»), le prospettive di riforma della Legge Fornero ed il “sequestro” del TFS, su cui il segretario della confederazione non ha dubbi: «Si tratta di una discriminazione illegittima. Aspettiamo pronuncia della Corte Costituzionale»
Alla Giornata della previdenza organizzata dalla confederazione Cosmed si è fatto il punto su pensioni, contributi e liquidazioni. Grazie agli interventi di esperti e addetti del settore, i numerosi medici presenti nel salone della sede di Roma dell’Enpam hanno potuto sanare i loro dubbi o, in alcuni casi, aumentare quel carico di preoccupazione che chi capisce poco di previdenza porta sempre con sé quando si tratta di questioni previdenziali. I titoli degli interventi, che parlano di “prescrizione dei contributi” o di “sequestro del TFS”, non aiutano, ma il segretario generale della Cosmed Giorgio Cavallero è intervenuto, ai nostri microfoni, per fare chiarezza sulle questioni più spinose, a partire dal sequestro della liquidazione dei dipendenti pubblici.
IL SEQUESTRO DEL TFS AL VAGLIO DELLA CORTE COSTITUZIONALE
Sarà la Corte Costituzionale ad esprimersi sul sequestro della liquidazione dei dipendenti pubblici che viene erogata in tre rate dopo 24, 36 e 48 dalla cessazione. «Un provvedimento discriminatorio, varato dal 2011 e reiterato più volte, che penalizza esclusivamente i dipendenti pubblici», scriveva la Cosmed in un’informativa dello scorso maggio. «Aspettiamo che la Corte si pronunci, perché si tratta di un sequestro illegittimo di un bene personale – commenta Cavallero -. Intanto, abbiamo siglato una convenzione che consente a chi vuole la liquidazione di accedere ad un credito al consumo e, con un piccolo interesse fisso dell’1%, avere i soldi subito. Molti colleghi che vanno in pensione, infatti, hanno desiderio di avere la disponibilità del proprio denaro per motivi personali o familiari. Fermo restando – aggiunge – che speriamo che la Corte sani quello che è un sequestro inaccettabile».
I CONTRIBUTI VERSATI RISCHIANO LA PRESCRIZIONE?
È stato questo uno dei temi più partecipati durante il convegno. La prescrizione dei contributi versati dà vita solo ad allarmismi o è un pericolo reale? Chiara la risposta del segretario della Cosmed: «Evitiamo campagne allarmistiche o terroristiche, perché dipendenti pubblici e i libero professionisti non hanno nulla da temere». I dipendenti pubblici possono infatti chiedere la variazione della propria posizione assicurativa (RVPA) anche dopo il 31 dicembre, termine che ha rilievo per i rapporti tra Inps e datori di lavoro pubblici, perché mutano le conseguenze del mancato pagamento contributivo accertato dall’Istituto. Diversa, tuttavia, la situazione di chi ha lavorato in strutture private, che «è opportuno controllino il loro estratto conto Inps – suggerisce Cavallero -. Bisogna infatti verificare che le attività svolte presso datori di lavoro privati abbiano un riscontro nella contribuzione. E questo è importante non tanto per gli aspetti economici – sottolinea -, ma per recuperare l’anzianità del lavoro fatto che può determinare un anticipo nell’uscita pensionistica. Al contrario, il dipendente pubblico non ha problemi: al limite può esserci una questione di calcolo della pensione, ma il diritto è sancito».
LA RETTIFICA DEL MODELLO D E LA CONTRIBUZIONE RIDOTTA DELLA QUOTA B
I dipendenti che svolgono attività intramoenia e gli iscritti al corso di formazione per la medicina generale hanno diritto all’aliquota ridotta del 2%. Tuttavia alcuni iscritti, comunica l’Enpam, hanno sbagliato a compilare il Modello D e si sono visti attribuire l’8,25%. La rettifica era possibile entro il 30 settembre scorso, ma chi non avesse rispettato la scadenza non deve disperare: infatti non solo, come specificato dall’ente previdenziale, si può rettificare il Modello D anche successivamente usufruendo della contribuzione ridotta dal prossimo anno, ma ogni anno il soggetto può scegliere tra la contribuzione intera o quella ridotta. Unico limite, come ha spiegato il direttore della previdenza Enpam Vittorio Pulci, se dall’aliquota ridotta si passa all’intera non si può tornare indietro. «L’Enpam ha inoltre chiarito – aggiunge Cavallero – che non ci sono sanzioni di nessun tipo per chi ha sbagliato a compilare il Modello D».
RIFORMA DELLA LEGGE FORNERO: QUALI PROSPETTIVE?
Uno dei cavalli di battaglia del vicepremier Matteo Salvini è il superamento della Legge Fornero e l’introduzione di quota 100, che permetterebbe di andare in pensione con 62, 63 o 64 anni di età e, rispettivamente, 38, 37 o 36 di contributi. «Ancora non abbiamo un testo su cui confrontarci – commenta Cavallero – ma certamente bisogna pensare a quanti hanno lavorato per 42 anni che oggi vedono altri che avrebbero una scorciatoia. È un argomento su cui si rischia di scontentare tutti. Io credo – prosegue il segretario – che le condizioni dal 2011 siano cambiate, visto che i retributivi che avevano 18 anni nel 95 si esauriscono in due anni e le pensioni anticipate non determinano più quell’esborso che invece avrebbero determinato allora. Io ho sempre affermato – prosegue – che nel sistema contributivo l’età pensionabile non ha più senso, perché andare in pensione prima o andare in pensione dopo non cambia nulla, è sempre un montante che si divide per la vita residua. Però ci vuole cautela, perché sono i soldi dei lavoratori e c’è un certo disappunto legato al fatto che non si voglia separare previdenza da assistenza, che invece è la fiscalità generale su cui la politica può e deve agire. Ma sui soldi dei lavoratori, che sono i contributi previdenziali – conclude Cavallero -, la parola principale dovrebbe spettare a loro».