«Per i pazienti si è aperto un nuovo scenario” spiega il professor Claudio Micheletto, direttore dell’UOC di Pneumologia dell’Ospedale universitario di Verona e relatore del XX Congresso Nazionale AIPO. “Hanno ridotto le riacutizzazioni e l’uso dei cortisonici sistemici»
Si chiamano farmaci biologici e sono la nuova frontiera per la cura dell’asma grave. Una patologia che colpisce il 10% degli asmatici incidendo pesantemente sulla qualità della vita dei pazienti affetti. «La stragrande maggioranza degli asmatici fa una vita normale, fa attività sportiva, può andare anche alle olimpiadi e vincere medaglie», racconta ai microfoni di Sanità Informazione, il professor Claudio Micheletto, direttore dell’UOC di Pneumologia dell’Ospedale universitario di Verona, intervenuto al XX Congresso Nazionale AIPO, in corso a Firenze fino a sabato 16 novembre. «Purtroppo, a tutt’oggi abbiamo ancora una piccola parte di popolazione che ha spesso crisi asmatiche, che va spesso in ospedale, che usa purtroppo i cortisonici sistemici che a lungo andare possono avere pesanti effetti collaterali».
Proprio per questo motivo, per curare la malattia è stato introdotto il trattamento biologico. «Una terapia molto selettiva – racconta Micheletti -. Queste possibilità terapeutiche hanno la capacità di ridurre l’infiammazione eosinofila che è l’altra caratteristica di questa malattia. Per i pazienti si è aperto un nuovo scenario, sono farmaci ben tollerati e soprattutto efficaci, che hanno dimostrato in questi anni in cui abbiamo avuto a disposizione il trattamento, di ridurre le riacutizzazioni e l’uso dei cortisonici sistemici».
Nello specifico la terapia biologica si distingue per l’utilizzo di «farmaci somministrati sottocute e viene detto biologico perché hanno la capacità di interferire con i processi biologici caratteristici della malattia. Nel caso di questi pazienti che hanno gli eosinofili aumentati, vanno ad agire selettivamente tramite anticorpi monoclonali e vanno a bloccare alcune interleuchine che sono le responsabili dell’infiammazione eosinofila. Quindi da un lato l’estrema selettività ci consente di trattare in modo adeguato il paziente, ma soprattutto sono assolutamente ben tollerati».
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Inoltre, è stato introdotto il Registro AIPO, che in collaborazione con AAITO, l’Associazione Allergologi ed Immunologi Italiani Territoriali ed Ospedalieri, raccoglie i pazienti affetti da asma grave in cura nei centri specializzati. «Il senso del registro è stato quello di mettere insieme i centri italiani che gestiscono l’asma grave. Lo scopo – continua lo pneumologo – è quello di tutelare il livello scientifico-qualitativo delle cure fornite ai pazienti. I centri che aderiscono all’asma grave si sono dati un percorso specifico che prevede per i pazienti vengano fatti adeguati accertamenti, adeguata gestione delle comorbidità, poiché il paziente con asma grave ha spesso la poliposi nasale oppure la dermatite, quindi patologie concomitanti. Il primo obiettivo era culturale e cioè assicurare un giusto livello scientifico. Il secondo obiettivo era quello di poter analizzare dati messi tutti insieme. Lo pneumologo e l’allergologo è chiamato a non banalizzare questi trattamenti, sono trattamenti costosi quindi non possiamo sprecarli, ma riservarli al giusto paziente. Abbiamo raccolto una casistica di circa mille pazienti, affetti da asma grave, che sono inseriti in questo registro e monitorati nel tempo. Abbiamo dati a lungo termine sull’efficacia dei nostri trattamenti».