L’analisi di Americo Cicchetti, direttore ALTEMS: «La gestione della pandemia ha accelerato lo sviluppo della telemedicina. In 12 settimane ideate 174 nuove soluzioni digitali, di cui solo il 30% per gestire pazienti Covid a domicilio»
«L’innovazione degli inglesi in campo farmaceutico, la federalizzazione della Spagna e le competenze dei francesi in ambito amministrativo». Sono questi, secondo Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’università Cattolica di Roma, i punti di forza che il sistema sanitario italiano potrebbe “prendere in prestito” dagli altri Paesi europei. «Ma la sanità italiana – aggiunge – potrebbe essere maestra in materia di resilienza, quella capacità di restare in piedi nonostante tutte le difficoltà affrontate dalla fondazione del SSN ad oggi, e di formazione, considerando che i nostri medici e professionisti sanitari sono stimati in tutto il mondo proprio per il loro ottimo grado di preparazione».
Il direttore dell’ALTEMS fa un’analisi delle sfide passate, presenti e future del Sistema Sanitario Nazionale in occasione della presentazione del dottorato di ricerca in “Health Services and Systems Research”, promosso dall’ALTEMS, in collaborazione con il dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo, con il sostegno della Fondazione Roma. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il 7 agosto. Solo cinque studenti saranno selezionati: «Questo dottorato – spiega Cicchetti – nasce con gli obiettivi di cogliere e interpretare le sfide derivanti dalla complessità della gestione clinica, organizzativa ed economica dei sistemi sanitari nel post-pandemia Covid-19, con particolare riferimento a quelli pubblici e universalistici, e saper elaborare risposte nuove per il sistema sanitario».
«La prima sfida – sottolinea Cicchetti – è la sostenibilità del SSN in relazione al cambiamento demografico. L’invecchiamento della popolazione ha condotto ad un aumento dei malati cronici, un’eventualità a cui il nostro sistema sanitario non era del tutto preparato. Quando è stato istituito, infatti, vi era la necessità di intervenire sulle fasi più acute della malattia, tanto che l’assistenza è stata incentrata sui servizi ospedalieri. Assistere un paziente cronico o multicronico, spesso anziano, è cosa bene diversa: sono necessari interventi territoriali e domiciliari. Non meno indispensabile utilizzare le nuove tecnologie, soprattutto quelle digitali che permettono di gestire i pazienti anche a distanza». L’impiego dell’innovazione tecnologica chiama necessariamente in causa altre competenze, come quelle giuridiche. «È inevitabile – commenta Cicchetti – che con l’utilizzo delle nuove tecnologie sorgano problematiche di natura legislativa, come quelle relative al tema della privacy».
Difficoltà che durante la gestione della pandemia sono venute ancora più velocemente a galla: «Nel periodo più critico dell’emergenza Covid – sottolinea il direttore ALTEMS – da un lato sono sorte nuove sfide e, dall’altro, si sono amplificate quelle preesistenti. Innanzitutto, questa esperienza ha messo in evidenza la necessità e l’importanza di integrare i servizi ospedalieri con quelli territoriali. Una sfida già esistente, che l’emergenza ha solo ulteriormente evidenziato. La gestione della pandemia, poi, ha accelerato lo sviluppo di soluzioni di telemedicina. Questa fioritura è stata mappata dalla nostra università che nelle prime 12 settimane, a partire dal 20 febbraio, ha contato ben 174 nuove soluzioni digitali applicate alla telemedicina, di cui solo il 30% per gestire pazienti Covid a domicilio. Un’accelerazione inimmaginabile fino a sei mesi fa. Ora non resta che mantenere alta la guardia, affinché le soluzioni trovate – conclude Cicchetti – possano rappresentare un punto di partenza per un ulteriore sviluppo».
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