Ogni anno colpite 120mila persone, ma sono solo 190 le Unità presenti invece delle 300 necessarie. Antonio Carolei, Past President Italian Stroke Organisation: «Esiste ancora una problematica di diffusione di quella che è la patologia vascolare cerebrale a livello degli utenti. Occorre colmare i ritardi»
Una call to action in dieci punti per chiedere alle istituzioni di agire sulla cura e la prevenzione dell’Ictus. La richiesta arriva dall’Osservatorio Ictus Italia che ha presentato alla Camera dei deputati l’iniziativa. Tra le richieste, quella di implementare le Unità Neurovascolari di I e II livello e una ricognizione delle risorse umane da destinare a queste unità.
La malattia è la terza causa di morte in Italia, la prima per invalidità e la seconda per la causa di stati di demenza con perdita di autosufficienza. Nel nostro Paese, si manifesta in circa 120mila nuovi casi ogni anno, un terzo dei quali genera decessi entro un anno mentre, in un terzo dei casi, produce forme invalidanti di diversa gravità. L’incidenza aumenta con l’età e i casi, su base annua, sono in progressivo aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione.
«Abbiamo fatto questa call perché ci siamo accorti che esiste ancora una problematica di diffusione di quella che è la patologia vascolare cerebrale a livello degli utenti – sottolinea a Sanità Informazione Antonio Carolei, Past President Italian Stroke Organisation -. Logico che tanto più si è informati tanto più si conoscono quelli che sono i sintomi precoci di questa patologia, tanto più facile è intervenire e prenderne coscienza in maniera immediata. L’immediatezza nel riconoscimento dei sintomi porta con sè un ricovero più precoce, il ricovero più precoce porta con se l’intervento terapeutico e diagnostico più precoce e quindi una migliore possibilità di superare l’ictus e di ridurre al massimo gli esiti che la mattia può comportare».
Purtroppo però sono molteplici le diversità sul territorio nella risposta che i servizi offrono per la cura e la prevenzione della malattia: rispetto alle 300 Unità Neurovascolari che sarebbero necessarie per assicurare copertura assistenziale ottimale su tutto il territorio ne sono attualmente disponibili 190, l’80% delle quali è al nord con gravi. Ciò provoca gravi conseguenze: in alcune regioni del sud, come la Sicilia, si registrano tassi di mortalità per le malattie cerebrovascolari più che doppi rispetto alle regioni del nord. Per questo motivo l’Osservatorio Ictus Italia chiede che le istituzioni intervengano la più presto.
«Alla politica chiediamo di riorganizzare tutto quello che è stato finora – aggiunge Carolei – ma soprattutto di colmare i ritardi che ci sono stati perché rispetto a quelle che sono le conoscenze che noi acquisiamo dal punto di vista scientifico pratico è difficile trovare una tempistica adeguata per la traduzione di questi punti di forza sulle realtà nazionali».
A presentare l’iniziativa anche il Vice Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera Rossana Boldi (Lega): «Occorre agire sulla prevenzione ma potenziare anche l’assistenza post ictus: chi non muore rimane con strascichi motori e cerebrali che danno gravissimi problemi e che rappresentano un forte problema sociosanitario e di spesa».