Bernardi (biologa nutrizionista): «Sbalzi d’umore, confusione e irritabilità sono segni di scarsa idratazione. Quando percepiamo la sete siamo già ad un livello di disidratazione dell’1 o 2% con effetti negativi sul rendimento di corpo e mente»
Prima il lockdown, poi la ripresa della routine tra la paura del contagio e nuove regole da seguire. Tutte fonti di stress che hanno messo a dura prova il nostro equilibrio psico-fisico. Eppure, a volte, per ritrovare energia e buonumore basta un semplice gesto, come bere un bicchiere d’acqua.
«Diversi studi hanno dimostrato il legame tra lo stato di idratazione e l’umore nelle diverse fasi della vita – spiega Elisabetta Bernardi, biologa specialista in Scienza dell’Alimentazione e membro dell’Osservatorio Sanpellegrino -. La scarsa idratazione può dare vita a stati di ansia, tensione o depressione. Gli studiosi hanno dimostrato anche come giovani adulti alle prese con una serie di compiti cognitivi si siano sentiti più calmi e quindi più capaci di affrontare i loro impegni subito dopo aver consumato acqua». Più in generale, molte ricerche condotte su uomini e donne hanno evidenziato come cambiamenti dell’umore, confusione o irritabilità siano segni di grave disidratazione.
L’acqua è così importante per il nostro equilibrio psico-fisico poiché noi stessi siamo costituiti da questo elemento fondamentale: «L’acqua – dice l’esperta – rappresenta circa il 65% del nostro peso corporeo. Alcune aree del nostro organismo ne contengono anche di più: ben il 75% del nostro cervello e dei nostri muscoli è costituito da acqua, percentuale che supera l’80% nei polmoni, sangue e reni». E per evitare che un livello insufficiente di liquidi possa danneggiare il nostro corpo, psiche compresa, non basta bere ogni volta che si ha sete. «Anzi – sottolinea Bernardi – quando percepiamo questa sensazione vuol dire che siamo arrivati ad un livello di disidratazione dell’1 o 2 per cento, percentuale già capace di avere un impatto sul rendimento della nostra mente e del nostro corpo».
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Per bambini e anziani la situazione si complica ulteriormente. «Nella prima e nell’ultima fase della vita la sensazione di sete può non presentarsi affatto, nemmeno quando la disidratazione ha superato la soglia del 2% – sottolinea Bernardi -. Questo perché nei più piccoli il senso della sete non si è ancora sviluppato, mentre nella terza età può deteriorarsi».
Anche se bambini e nonni sono i soggetti più rischio, sarebbe opportuno che tutta la famiglia rispettasse delle semplici e buone abitudini: «Costruire una routine dell’idratazione fa bene ad ogni età – dice la biologa nutrizionista -, ricordandosi di assumere acqua tra un pasto e l’altro con una cadenza regolare. Che bere durante il pranzo o la cena possa rallentare la digestione, poi, è un falso mito: ogni momento della giornata è buono per idratarsi. Un’ottima abitudine è bere un bicchiere d’acqua appena svegli, per dare una sterzata di energia alla giornata, e prima di andare a letto, per favorire il riposo notturno».
Prima di riempire il bicchiere sarà meglio accertarsi di aver scelto l’acqua giusta: non tutte sono uguali. «Quelle ricche di magnesio sono alleate del buon umore e dei toccasana contro l’insonnia. Il magnesio, infatti – commenta la specialista – è un prezioso micronutriente fondamentale per ripristinare il nostro equilibro psichico ed emotivo, oltre che per proteggere l’apparato cardiovascolare da aritmie e ipertensione».
Bere è importante qualunque sia lo stile di vita che si conduce, dall’iper sportivo al sedentario. «La disidratazione colpisce proprio tutti – spiega Bernardi -, dagli impiegati seduti otto ore al giorno davanti al pc, agli studenti più irritabili se poco idratati, fino ai maratoneti che durante una competizione possono perdere una quantità di acqua pari all’8% del loro peso». La disidratazione, dunque, interferisce più spesso di quanto si possa immaginare con il nostro cervello. «Nervosi? Deconcentrati? Stanchi? Non vi ricordate le cose? – chiede Bernardi -. Potreste aver bevuto poca acqua».
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