Nei paesi a basso reddito solo 1 operatore sanitario su 10 pratica un’igiene delle mani adeguata. Cavallo (Assistenti sanitari): «Azione importante anche nell’atto della vaccinazione»
“Seconds Save Lives: Clean Your Hands”. È questo lo slogan scelto dall’OMS per la Giornata Mondiale dell’Igiene delle mani 2021. Si tratta di un gesto semplice, a cui a volte prestiamo poca attenzione, ma che può davvero contribuire a prevenire infezioni e a salvare vite umane.
La Giornata (istituita nel 2009) mira a mantenere la promozione globale, la visibilità e la sostenibilità dell’igiene delle mani nell’assistenza sanitaria in tutto il mondo.
Quest’anno il focus dell’Organizzazione mondiale della Sanità è rivolto in particolar modo agli operatori sanitari invitati a realizzare un’azione efficace per l’igiene delle mani nel punto di cura. «Il punto di cura si riferisce al luogo in cui tre elementi si uniscono: il paziente, l’operatore sanitario e la cura o il trattamento che coinvolge il contatto con il paziente o l’ambiente circostante», si legge sulla pagina web dell’OMS.
Per essere efficace e prevenire la trasmissione di microrganismi infettivi durante l’erogazione dell’assistenza sanitaria, l’igiene delle mani deve essere eseguita quando è necessario (in cinque momenti specifici) e nel modo più efficace (utilizzando la giusta tecnica con prodotti prontamente disponibili) al punto di cura. Le mani, infatti, rappresentano il principale mezzo di trasmissione di germi patogeni e una corretta igiene da sola può ridurre del 30, 40 per cento le infezioni nosocomiali.
Secondo l’OMS sono cinque i momenti in cui l’operatore sanitario deve lavarsi le mani con cura: prima di toccare un paziente, prima delle procedure di sterilizzazione e pulizia, dopo l’esposizione a fluidi corporei, dopo aver toccato un paziente e dopo aver toccato l’ambiente circostante il paziente.
«Lavarsi le mani è un’attività fondamentale dell’operatore sanitario – spiega Maria Cavallo, Presidente della Commissione d’Albo nazionale degli Assistenti sanitari -. L’OMS ha pubblicato un capitolo apposito sul lavaggio delle mani prima e dopo la vaccinazione. Ogni azione che si compie nei confronti del cittadino/utente e del paziente con l’utilizzo delle mani devono essere supportate da un lavaggio tecnico e metodico».
«Le varie fasi di lavaggio delle mani sono state individuate da una Commissione scientifica dell’OMS – continua Cavallo -. Tutti gli operatori dovrebbero informarsi circa ogni attività riguardante questa metodica di prevenzione della trasmissione dei germi e delle malattie infettive».
«Noi Assistenti sanitari – continua Cavallo – apparteniamo ad una professione nata all’indomani di una pandemia, quella di spagnola e siamo dedicati alle attività di prevenzione. In Italia oggi siamo circa 5mila ma siamo numericamente inferiori alle necessità che la popolazione esprime. Intervenire sul bisogno di prevenzione sanitaria del cittadino-utente è fondamentale. In questo particolare momento la nazione ha bisogno di figure professionali che si occupano di prevenzione».
L’OMS ricorda che l’infezione acquisita durante l’erogazione dell’assistenza sanitaria è un grave problema sanitario globale, ma i pazienti nei paesi a basso e medio reddito hanno il doppio delle probabilità di infettarsi rispetto ai pazienti nei paesi ad alto reddito (rispettivamente 15% e 7% dei pazienti); il rischio nelle unità di terapia intensiva, soprattutto tra i neonati, è tra 2 e 20 volte superiore. Uno dei motivi è che in alcuni paesi a basso reddito solo 1 operatore sanitario su 10 pratica un’igiene delle mani adeguata mentre si prende cura dei pazienti ad alto rischio di infezioni associate all’assistenza sanitaria in terapia intensiva, spesso perché semplicemente non hanno le strutture per farlo. La situazione nei paesi a basso reddito è drammatica: il rapporto 2020 dell’OMS rivela che a livello globale 1 struttura sanitaria su 4 non dispone di servizi idrici di base e 1 su 3 non dispone di forniture per l’igiene delle mani al punto di cura. Inoltre, secondo questa indagine dell’OMS su 88 paesi, il livello di progresso dell’igiene delle mani e dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni, soprattutto per quanto riguarda l’effettiva attuazione, è stato significativamente inferiore nei paesi a basso reddito rispetto a quelli a reddito medio e alto. Nel 2018 solo il 45% dei paesi a basso reddito aveva un programma nazionale funzionale rispetto al 53-71% dei paesi a medio e alto reddito e un budget dedicato per sostenerlo era disponibile solo nel 5% dei paesi a basso reddito rispetto al 18 e il 50% dei paesi a medio e alto reddito.
Anche l’Istituto Superiore di Sanità ricorda l’importanza di questo semplicissimo quanto fondamentale gesto, che in epoca Covid assume una valenza ancora maggiore. «L’igiene delle mani – si legge sul sito ISS – è una delle azioni più efficaci per ridurre la diffusione degli agenti patogeni e prevenire le infezioni, compreso il virus SARS-CoV-2 responsabile del Covid-19. In particolare, è possibile ridurre il rischio di infezione, proteggendo sé stessi e gli altri, seguendo alcuni accorgimenti che comprendono il lavare o igienizzare spesso le mani, soprattutto: dopo aver tossito/starnutito; dopo aver assistito un malato; prima durante e dopo la preparazione di cibo; prima di mangiare; dopo essere andati in bagno; dopo aver toccato animali o le loro deiezioni o, più in generale, quando le mani sono sporche in qualunque modo, o prima di frequentare i luoghi pubblici (come ad esempio all’ingresso dei negozi) se si sono toccati oggetti o superfici esposti al contatto di molte persone (come ad esempio la merce esposta o l’interno dei mezzi pubblici)».
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