Degani (Uneba Lombardia) «L’obbligo vaccinale scatta il 10 ottobre e l’accertamento del rispetto dell’obbligo viene affidato ai responsabili delle strutture e ai datori di lavoro. Il testo però rimanda per le modalità di verifica dell’adempimento ad un successivo decreto di cui non c’è notizia»
Scatta domenica 10 ottobre l’obbligo vaccinale nelle RSA per i dipendenti, i collaboratori e i volontari. La normativa sarà operativa fino alla cessazione dello stato di emergenza, attualmente fissato al 31 dicembre. Ad essere interessati dal provvedimento saranno dunque tutti i soggetti che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa nelle strutture residenziali, socioassistenziali, sociosanitarie e hospice. Una misura che, se da un lato mette in sicurezza anziani e soggetti fragili, dall’altra pone il dilemma, per i gestori e i manager di RSA e RSD, di garantire la continuità assistenziale, dovendo fare i conti con la riduzione in alcuni casi massiccia di operatori disponibili per la sospensione dei non vaccinati. Ma non è tutto, se le indicazioni sono chiare, non altrettanto è chi dovrà verificare la validità dei green pass.
Per essere attuato il controllo, infatti, deve essere emanato un decreto, previsto per legge, che riporti le modalità attraverso cui i responsabili delle RSA e degli altri servizi residenziali sociosanitari e socioassistenziali per persone fragili effettuino la verifica. Un decreto che ancora manca e che sta mettendo in forte difficoltà i manager delle RSA e RSD su cui grava la responsabilità della gestione. Per Luca Degani presidente di UNEBA Lombardia, associazione che conta più di 400 strutture, il vuoto legislativo rischia di generare confusione proprio nel momento in cui per gli over 80 e gli operatori sanitari si profila la terza dose di vaccino contro il Covid-19. «Il decreto-legge 44/2021 convertito in legge lo scorso 28 maggio aveva imposto l’obbligo vaccinale a tutti gli operatori sanitari delle strutture pubbliche e private, ovvero medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi e Oss delle RSA e RSD. In seguito, il decreto-legge del 10 settembre 2021 ha esteso l’obbligatorietà anche a tutte quelle figure non a carattere sanitario, compresi i collaboratori e gli autonomi, che entrano nelle RSA, nei centri diurni e nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali. L’obbligo vaccinale scatta il 10 ottobre e l’accertamento del rispetto dell’obbligo viene affidato ai responsabili delle strutture e ai datori di lavoro. Il testo però rimanda per le modalità di verifica dell’adempimento ad un successivo decreto di cui non c’è notizia».
Un nodo che potrebbe sciogliersi nel momento in cui, il prossimo 15 ottobre, tutti i lavoratori del settore pubblico e privato dovranno obbligatoriamente esibire un green pass al datore di lavoro. «Non è la stessa cosa – puntualizza Degani – in quanto il Green pass si ottiene anche con un tampone antigenico rapido, mentre per le RSA e nei luoghi di lavoro in cui il Covid rappresenta un alto rischio è previsto l’obbligo vaccinale. Quindi alle condizioni odierne tra il 10 e il 15 ottobre non è possibile chiedere alcun documento mentre dal 16 ottobre l’operatore non vaccinato potrà entrare nella RSA con un Green pass ottenuto con un tampone antigenico. Il paradosso, quindi, è che mentre lo Stato invita over 80 e operatori sanitari a fare la terza dose di vaccino, sta autorizzando la presenza di non vaccinati nelle RSA. Al di là di questa inadempienza, come Uneba Lombardia controlleremo la certificazione vaccinale sulla base di un obiettivo primario di tutela della salute degli ospiti e degli operatori. Dobbiamo garantire gli ospiti e dobbiamo inibire l’ingresso a quel 5% di operatori che hanno scelto di non vaccinarsi».
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