Il presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica: «Invito alle donne a rivolgersi ai centri specializzati breast unit»
Il 21 ottobre si celebra il Bra Day (Breast Reconstruction Awarness Day), la Giornata internazionale per la consapevolezza della ricostruzione mammaria, che nasce per sensibilizzare e informare le donne sulle possibilità che offre la chirurgia plastica per ricostruire una mammella dopo un tumore al seno. La robotica e le nuove tecnologie sono infatti sempre più di aiuto alla lotta contro questa malattia.
TUMORE AL SENO E RICOSTRUZIONE, I DATI
Ogni anno in Italia vengono diagnosticati 50mila nuovi casi di tumore al seno. Un numero imponente, che fa di quello al seno il tumore più diffuso nella popolazione femminile. Anche se il trend di incidenza tra il 2003 e il 2018 è in leggero aumento (+0,3% per anno) cala in maniera significativa la mortalità (-0,8% per anno). E l’87% delle donne è vivo a 5 anni. «Tutto questo rende ancora più importante la ricostruzione, che diventa un fatto sociale – dice Francesco D’Andrea, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica (SICPRE), l’unica società di chirurgia plastica riconosciuta dal ministero della Salute – In realtà, secondo le nostre stime, oggi solo al 60% delle donne che si sono ammalate di tumore al seno viene ricostruito. In alcuni casi l’intervento non viene neanche proposto, in altri le donne sanno poco per prendere in considerazione questa opportunità».
RICOSTRUIRE, COME E DOVE
La ricostruzione mammaria è un intervento completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ma è importante sapere che non avviene ovunque e con risultati simili. «L’ideale è rivolgersi alle Breast Unit, centri multidisciplinari in cui operano tutti gli specialisti coinvolti nella cura del tumore mammario: dai senologi, ai radiologi, ai chirurghi plastici – spiega D’Andrea – Le Breast Unit sono state costituite in Italia su base territoriale, in recepimento di una legge europea. Questo vuol dire che non c’è una Breast Unit in ogni ospedale, ma in esse operano i chirurghi plastici più preparati e più esperti nella ricostruzione mammaria, un aspetto fondamentale considerando a quante tecniche e dispositivi si può attingere per ripristinare forma e simmetria».
Il primo suggerimento, quindi, è quello di non fermarsi al primo ospedale, ma cercare i centri specializzati e dedicati. «In mani esperte – aggiunge il presidente SICPRE – la ricostruzione mammaria avviene nella stragrande maggioranza dei casi nella stessa seduta operatoria in cui si asporta il tumore. Questo vuol dire che alla paziente viene risparmiata sia l’esperienza della mutilazione, sia lo stress fisico e psicologico di un secondo intervento».
La ricostruzione mammaria è un diritto, ma sono ancora poche le donne che lo sanno e che, dopo aver vissuto l’esperienza del tumore, la esigono: «Nella nostra esperienza di chirurghi plastici – aggiunge D’Andrea – la ricostruzione è un passo fondamentale per superare davvero la malattia. Recuperando l’integrità corporea, per la donna è più facile sentirsi come prima, cioè sana: una condizione psicologica importante per vivere con maggiore serenità e benessere».
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