Salute 24 Febbraio 2021 17:10

Gli infermieri non si candidano al bando “vaccinatori”. Nursing Up: «Target sbagliato, stipendio basso e zero garanzie»

A metà dicembre Arcuri promise un bando per 12mila infermieri come forza straordinaria per i vaccini. Ma sono arrivate solo 3.980 candidature. De Palma (Nursing Up) spiega perché: solo 1200 euro di stipendio, precarietà e richiesta di esclusiva

Gli infermieri non si candidano al bando “vaccinatori”. Nursing Up: «Target sbagliato, stipendio basso e zero garanzie»

Sarebbero dovuti già partire a lavorare e invece la soglia necessaria è ancora ben lontana e solo in pochi hanno preso servizio. Che fine hanno fatto i 15mila “vaccinatori” del bando del commissario all’emergenza Domenico Arcuri?

Era di metà dicembre l’annuncio di una selezione destinata a rafforzare il personale destinato alla campagna nazionale di vaccinazione. Tremila medici e 12mila infermieri, arruolati da cinque agenzie per il lavoro corrispondenti allo stesso numero di macro-zone in cui è divisa l’Italia.

A fine gennaio (intorno al 20), Arcuri aveva annunciato l’arrivo dei primi 2.679 vaccinatori in servizio e puntualizzato che con oltre 26mila candidature, presto la selezione sarebbe stata completata. Così non è stato. A un mese di distanza le assunzioni effettuate continuano ad essere le stesse. Perché?

Più medici che infermieri: le candidature capovolte per fare i vaccinatori

Secondo gli ultimi dati disponibili i numeri di Arcuri sono sì corretti (le 26mila domande) ma in qualche modo sono capovolti. Sono state 14mila le candidature in area medica e solo 3.980 quelle delle figure infermieristiche. Delle ragioni di questa disparità Sanità Informazione ha chiesto conto al presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma.

«Non stupisce che i numeri siano questi – ha esordito – ma che qualche infermiere sia stato disponibile ad accettare delle condizioni tanto sconvenienti». La «fallacità del bando» sta, secondo De Palma, innanzitutto nel target di riferimento. «Tutti sanno – ha spiegato – che infermieri liberi e disponibili in Italia non ce ne sono», facendo riferimento alla costante scarsità di personale infermieristico che da anni è un problema della sanità italiana. Secondo il rapporto Censis, il rapporto tra numero di infermieri e cittadini in Italia è di gran lunga inferiore alla media europea: 5,8 ogni mille abitanti contro al media Ocse di 8,8.

Il contratto precario e le troppe variabili

Il bando da “vaccinatori” offre un contratto a tempo determinato della durata di 9 mesi. Destinato quindi a concludersi al termine (ottimistico) della campagna nazionale. «Ci sono ancora molti infermieri con contratti precari, che ovviamente ambiscono a un lavoro con tutte le garanzie e non a un lavoro che certamente ti dà il benservito dopo un lasso di tempo definito».

Quasi quattromila domande sono comunque arrivate, ha sottolineato, ma «non è detto che si convertano tutte in contratti». «Molti ci hanno riferito che se chiamati valuteranno bene se lasciare il posto precario in cui già si trovano per un posto altrettanto precario. Dipenderà dal luogo di lavoro e da altre variabili: come arrivarci, dove soggiornare e quali spese affrontare».

Lo stipendio in meno (e il baratro rispetto ai medici) e le ore in più

Stipendio e spese annesse sono uno dei nodi più importanti. Quella che De Palma ha definito «una bella batosta per quelli che hanno la chiamata dalle agenzie». A differenza dei 3.035 euro lordi previsti da Arcuri per la retribuzione di ogni infermiere, le agenzie hanno invece comunicato una proposta di importo lordo di 1.940 euro, che si converte in 1.200 euro netti di stipendio. «In più – altro detrattore importante – veniva anche detto che avrebbero dovuto acquistare le polizze assicurative da loro, che alcuni sarebbero stati incaricati di prestare servizio in più province contemporaneamente, con spesa di viaggi. In generale il discorso “rimborso spese” non era chiaro. Erano così tante le variabili negative che molti colleghi hanno deciso che non accetteranno».

La differenza di stipendio rispetto ai medici, per cui sono previsti 6.500 euro, evidenzia «un baratro tra i due compensi». Che, secondo il presidente Nursing Up, «alla luce delle responsabilità attuali non è giustificato». Si aggiunge anche l’orario di lavoro: 38 ore invece delle 36 inizialmente previste.

L’esclusiva che non attrae

«Per altro – ha proseguito – questo bando aveva l’ardire di prevedere l’esclusiva. Se accetti devi lasciare il posto in cui ti trovi adesso, oppure non puoi lavorare per fare le vaccinazioni. I professionisti che pure avrebbero potuto darsi da fare e scendere sul campo hanno rinunciato tutti, perché è normale che con solo questo pagamento non si porti avanti una famiglia. Saranno pochissimi quelli che decideranno di accettare».

Nursing Up: «Prevedere invece retribuzioni per prestazioni aggiuntive»

Da Nursing Up sin da subito si era levata una protesta per l’errore nel target di riferimento. «Non si fa un bando destinato a una professionalità che notoriamente non è presente con numeri consistenti», è l’invito. Invece lo rivolgi «ai 258mila infermieri impiegati nelle Asl», che hanno pagato il prezzo più alto «con punte dell’85% di contagiati», e hanno «competenza e senso pratico, conoscenza del territorio». Di questo numero 30mila «sono attivamente sul territorio e conoscono i suoi problemi, rappresentando il fronte a contatto con il cittadino». Ed è a loro, secondo De Palma, che doveva essere rivolto il bando.

«Ce ne sono – ha aggiunto – almeno 130mila che lavorano in ospedali e altre strutture ai quali non vengono richieste prestazioni straordinarie, a questo punto avrebbero potuto scendere sul campo retribuiti con prestazioni aggiuntive oltre il proprio orario di servizio (6 ore al giorno)». Impiegarli tutti significherebbe vaccinare i cittadini in tempi lampo.

Sostituiti dai medici, ma sono pensionati e costano molto

Se non si troveranno gli infermieri, potrebbero essere i 14mila candidati medici a sostituirli come vaccinatori. Eppure per il presidente De Palma non si può prescindere da una fondamentale considerazione. Chi sono questi candidati? «In molti casi di tratta di medici in pensione, che hanno scelto di fare domanda. Ma sono persone di una certa età: si potrà chiedere loro di fare orari e spostamenti così faticosi?», è stata la sua riflessione. A cui si aggiungono anche i costi triplicati per lo Stato, in termini di stipendi da assicurare.

«La cosa più importante – ha concluso De Palma – è comunque che la vaccinazione è un’attività propria degli infermieri. Rientra nei doveri principali e incarna la nostra professione. Tenerli fuori da un ruolo che è loro per eccellenza, quando potrebbero invece fare la differenza ne successo della campagna vaccinale, è un grave gravissimo errore».

 

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