SIRU, Biologi e CGIL al lavoro per il riconoscimento professionale della categoria
Protagonisti essenziali del complesso iter clinico della Procreazione Medicalmente Assistita, figure chiave nella scelta terapeutica all’interno dei centri di Riproduzione assistita e nei laboratori di andrologia, colonne portanti per la parte che riguarda la diagnostica pre-impianto o i processi di crioconservazione. Parliamo degli embriologi clinici, professionisti afferenti all’Ordine dei Biologi che, nonostante i ruoli di responsabilità rivestiti grazie alle evoluzioni giurisprudenziali in materia di PMA, non hanno ancora un riconoscimento formale né è previsto per tale figura un percorso di specializzazione ad hoc.
Un vulnus normativo che si traduce in una difficoltà oggettiva di inquadramento professionale, dal momento che l’attuale disciplina concorsuale prevista dal DPR 483 del 1987 prevede che un biologo per essere assunto in una struttura pubblica debba aver necessariamente conseguito un titolo di specializzazione.
Il tema è stato, tra gli altri, affrontato durante il 4° Congresso della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), tenutosi a Napoli nei giorni scorsi, durante il quale è emersa l’esigenza di intervenire a livello legislativo per la creazione di specifici percorsi di specializzazione universitaria in embriologia clinica o almeno l’inserimento di tale percorso nell’alveo di un’altra specialità, come ha dichiarato alle nostre telecamere la presidente dell’Area Biologica SIRU, Paola Viganò.
«L’embriologo clinico è una figura che non ha ancora una scuola di specializzazione dedicata e che ha quindi difficoltà ad essere inquadrata nei centri pubblici, nonostante la sua rilevanza nell’ambito della PMA. È stato iniziato un percorso – afferma Viganò – con un documento specifico redatto dai biologi, ma anche una serie di azioni a valle, come l’emendamento sul tema proposto dall’onorevole Stefania Mammì (M5S) per il riconoscimento della figura professionale dell’embriologo clinico. Si sta inoltre lavorando all’ENPAB e all’Ordine dei biologi – conclude – per cercare di favorire questo percorso e di introdurre gli embriologi in scuole di specializzazione già strutturate».
Presente al Congresso SIRU e intervenuto sulla tematica del riconoscimento dell’embriologo clinico anche il Segretario Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, che ai nostri microfoni ha dichiarato: «Bisogna tenere insieme i fabbisogni di salute dei cittadini con i fabbisogni formativi dei professionisti e con i rapporti di lavoro degli stessi. Se oggi viviamo in una giungla di rapporti di lavoro – osserva Filippi – è proprio perché c’è frammentazione tra questi tre elementi, non c’è omogeneità tra fabbisogni di salute e fabbisogno di personale. La nostra proposta è molto semplice: parte dal principio che il ruolo dell’embriologo clinico è di tipo valoriale per la società, che nasce evidentemente da un bisogno di salute delle coppie che hanno necessità di avvalersi della PMA. Se non sottovalutiamo questo bisogno di salute – conclude – il professionista assume identità e valore per i cittadini, di conseguenza non resta che una strada: individuare una specializzazione in embriologia clinica».
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