Le persone che utilizzano gli oppioidi hanno maggiori probabilità di subire alterazioni strutturali e funzionali in specifiche regioni cerebrali. Questo risultato emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Radiology
Le persone che utilizzano gli oppioidi hanno maggiori probabilità di subire alterazioni strutturali e funzionali in specifiche regioni cerebrali. Questo allarmante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Radiology, condotto dagli scienziati della Yale School of Medicine. Il team, guidato da Saloni Mehta, ha esaminato i dati raccolti dal Collaboration Linking Opioid Use Disorder and Sleep Study (CLOUDS), un’indagine avviata tra febbraio 2021 e maggio 2023, nell’ambito della quale i partecipanti sono stati sottoposti a esami di risonanza magnetica strutturale e funzionale.
Per il lavoro, sono stati considerati 103 individui con disturbo da uso di oppioidi e 105 controlli sani. Gli oppioidi, spiegano gli esperti, sono una classe di sostanze che comprende farmaci sintetici, come il fentanyl, antidolorifici da prescrizione come l’ossicodone e narcotici illegali, tra cui l’eroina. Considerati ad alto potenziale di abuso, questi elementi rappresentano una delle principali cause di overdose negli Stati Uniti. Secondo il National Institute on Drug Abuse, nel 2021, circa 2,5 milioni di adulti statunitensi sono soffrivano di disturbi da uso di oppioidi. Le stime dei National Center for Health Statistics dei Centers for Disease Control and Prevention indicano che nel 2023 si sono verificati 81.083 decessi per overdose dovuti a oppioidi.
“Stiamo osservando una vera e propria epidemia da uso di oppioidi – afferma Mehta – è pertanto fondamentale comprendere meglio le alterazioni neurali a livello di sistema associate all’uso di tali sostanze”. Oltre alle informazioni raccolte dall’indagine CLOUDS, i ricercatori hanno analizzato i dati della risonanza magnetica funzionale a riposo su 74 partecipanti con disturbo da uso di oppioidi e 100 controlli. “Sono stati condotti studi precedenti su campioni di piccole dimensioni, spesso con una netta prevalenza del genere maschile – afferma Mehta – la nostra coorte, di dimensioni moderate, era composta per il 40 per cento da donne”. L’analisi dell’intero cervello ha rivelato alterazioni strutturali e funzionali nelle regioni dense di recettori degli oppioidi nel gruppo con disturbo da uso di oppioidi rispetto ai controlli sani.
Negli individui con disturbo da uso di oppioidi, il talamo e il lobo temporale mediale destro del cervello erano più piccoli in volume, mentre il cervelletto e il tronco encefalico erano più grandi in volume rispetto alle persone nel gruppo di controllo. “Abbiamo osservato aumenti diffusi nella connettività globale negli individui con disturbo da uso di oppioidi”, riporta Mehta. “Comprendere meglio le cause di queste alterazioni – continua – potrebbe aiutarci a definire nuovi obiettivi di trattamento. Allo stesso tempo, abbiamo scoperto che le donne con disturbo da uso di oppioidi avevano un volume della corteccia prefrontale mediale inferiore rispetto agli uomini nello stesso gruppo.
“Questo evidenzia l’importanza di valutare le differenze di genere negli studi di neuroimaging sul disturbo da uso di oppioidi”, dice Mehta. “Il nostro lavoro getta le basi per future indagini volte a valutare le implicazioni comportamentali di queste differenze cerebrali. Il nostro obiettivo finale è esaminare – conclude – come le alterazioni cerebrali negli individui con disturbo da uso di oppioidi possano essere collegate ad altri fattori”.
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