Un Sistema Sanitario Nazionale a doppia velocità, il direttore del Centro nazionale trapianti: «Mentre le attività ospedaliere, ambulatoriali e chirurgiche hanno subito una battuta d’arresto a causa dell’emergenza Covid, il numero dei trapianti nel 2021 è tornato ai livelli pre-pandemia». Il report 2021
La pandemia non ha fermato le donazioni e i trapianti di organi, tessuti e cellule. Dopo un calo registrato nel 2020, i numeri relativi all’anno appena terminato sono tornati ai livelli precedenti all’emergenza sanitaria in corso. La buona notizia arriva dal report 2021 del Centro nazionale trapianti.
Nel 2020 le donazioni erano diminuite del 10%, nel 2021, grazie ad un’accurata riorganizzazione della rete, il calo è stato totalmente recuperato sul fronte dei trapianti che, in 12 mesi, sono aumenti del 9,9% ed addirittura superato dalle donazioni di organi contrassegnate da un +12,1%. Con 3.778 trapianti eseguiti nel 2021 l’Italia ha conquistato il terzo miglior risultato di sempre.
«Un successo ulteriormente straordinario se si considera che la pandemia non è finita e, soprattutto, se paragonato alle altre attività ospedaliere, ambulatoriali e chirurgiche che hanno subito una battuta d’arresto e che ancora faticano a recuperare il tempo perso – dice il direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo -. Ovviamente questo risultato è stato raggiunto grazie al grande impegno di tutti gli attori del sistema. In corso di pandemia la prima cosa da fare è garantire percorsi sicuri, liberi da qualsiasi forma di infezione: i pazienti che ricevono un trapianto d’organo sono immunodepressi, soggetti fragili ad altissimo rischio».
Le donazioni nel 2021 sono state complessivamente 1.725, contro le 1.539 del 2020. Tra queste 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%). Toscana ed Emilia-Romagna sono le regioni più virtuose, avendo registrato il maggior numero di donazioni in rapporto alla popolazione. C’è, invece, ancora molto da fare nelle regioni del Centro-Sud, fatta eccezione per la Basilicata (segnata da un +18,1), l’Abruzzo (migliorata di 8,6 punti percentuali), la Puglia e la Sicilia (entrambe a quota +5,4%).
Se i trapianti aumentano è merito anche dei cittadini, sempre più consapevoli dell’importanza di queste operazioni salvavita. «Sono in calo le opposizioni al prelievo degli organi rilevate nelle rianimazioni: nel 2021 ha detto “no” il 28,6%, l’anno precedente la percentuale era pari a 30,2 punti – racconta Cardillo -. A negare la donazione, quattro volte su cinque, sono i familiari del deceduto, nel resto dei casi l’opposizione è espressa in vita». Superano i 3 milioni i cittadini che negli ultimi 12 mesi hanno dichiarato la propria volontà sul trapianto d’organo: il 68,8% si è espresso favorevolmente, facendo raccogliere la percentuale di “sì” più alta di sempre. È il Veneto la regione con il minor numero “di oppositori”: in un anno sono calati di altri 4,4 punti percentuali. «La Campania, invece, per la prima volta – sottolinea il direttore del Centro nazionale trapianti -, ha ottenuto un risultato più positivo della media nazionale: l’opposizione è passata dal 37,7% del 2020 al 27,8% del 2021».
Con 686 trapianti è la Lombardia la prima regione in classifica, seguita da Veneto (523) ed Emilia-Romagna (486). Considerando i soli trapianti da vivente, invece, il primato spetta al Veneto con 76 interventi, sul podio con Emilia-Romagna (64) e Lazio (46). Sono aumentati pure i trapianti di tessuti umani: 4 mila in più rispetto all’anno precedente con una crescita del 29,7%. «Si tratta di trapianti che pur non essendo salvavita sono migliorativi della qualità dell’esistenza di molti pazienti. Pensiamo ad esempio ai trapianti di cornea, di vasi, di valvole cardiache, di tessuti muscolo-scheletrici, che permettono di trattare condizioni patologiche altrimenti incurabili».
Il 2021 è stato anche l’anno delle donazioni e dei trapianti di cellule staminali emopoietiche aumentati del 4,2%. Altrettanto positivo è il bilancio delle nuove iscrizioni al Registro dei donatori di midollo osseo (IBMDR): i nuovi donatori potenziali registrati nel 2021 sono 24.227 (nel 2020 erano stati 20.960). «Si tratta di una scelta di solidarietà che ciascuno di noi può fare in vita e che, fortunatamente, sempre più persone fanno», sottolinea Cardillo.
L’impegno dell’Italia spicca nel panorama internazionale: «Siamo tra i Paesi che hanno il numero più consistente di donazioni e trapianti in Europa. Ma ci sono anche Nazioni, come la Spagna, capaci di fare molto meglio di noi – assicura il direttore del Centro italiano -. I trapianti spagnoli sono il doppio di quelli italiani e i tassi di opposizione alla donazione d’organo sono di gran lunga più bassi. Si tratta di risultati eccellenti ottenuti grazie ad un lavoro che la Sanità spagnola sta portando avanti fin dagli anni ’90. Un esempio che l’Italia, considerate le estreme somiglianze tra i due sistemi sanitari nazionali, potrebbe seguire. In Italia il trapianto d’organo è riconosciuto tra i Lea (Livelli essenziali di assistenza), ma questo non basta a snellire le liste di attesa: attualmente ci sono più di 8 mila pazienti che aspettano un organo e i temi di attesa sono ancora molto lunghi, per un rene, ad esempio, si superano anche i due anni».
Informazione, formazione e organizzazione sono le tre parole chiave su cui investire nel prossimo futuro per migliorare ulteriormente il sistema di donazione e trapianto in Italia. «È necessario incentivare le campagne d’informazione, affinché dubbi e paure non continuino ad influenzare negativamente i tassi di opposizione alla donazione: oggi c’è ancora chi teme che il prelievo d’organo possa essere effettuato quando una persona è ancora in vita. Altrettanto importante è puntare sulla formazione degli operatori sanitari, poiché donazione e trapianto sono operazioni complesse che richiedono competenze adeguate. Infine, è necessario organizzare gli ospedali, preparandoli alle donazioni. Una struttura ospedaliera non preparata ad accogliere una donazione rischia di perdere un’occasione non più ripetibile. Ma raggiungere standard di eccellenza non è un’utopia. La Toscana ne è la dimostrazione: la Regione è riuscita a raggiungere tassi di donazione paragonabili a quelli della Spagna. La prova concreta che l’Italia ha tutte le carte in regola per puntare a risultati non semplicemente buoni – conclude Cardillo -, ma eccellenti».
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