A Sanità Informazione le risposte di Guido Castelli Gattinara, coordinatore dell’Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, su tempi, dosi e modalità di somministrazione del vaccino anti-Covid tra gli 11 e 12 anni, dal primo al secondo richiamo
Vaccino pediatrico o dose dell’età adulta? È questo il dilemma che assilla molti dei genitori che festeggiano il compleanno dei propri figli, per la precisione il dodicesimo, proprio nei mesi in cui è stata inaugurata la campagna vaccinale anti-Covid per i bambini tra i 5 e gli 11 anni.
Per rispondere a questo interrogativo e per fare chiarezza su tempi, dosi e modalità di somministrazione del vaccino anti-Covid tra gli 11 e 12 anni ci siamo affidati al professore Guido Castelli Gattinara, pediatra, immunologo, infettivologo e coordinatore dell’Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
«Ci si comporta in funzione dell’età – risponde il professore Castelli Gattinara -. Rispettando il limite stabilito dalle linee guida nazionali e internazionali. Chi non ha compiuto dodici anni, anche se dovesse mancare un solo giorno, riceverebbe la dose pediatrica. Chi, invece, ha già spento la dodicesima candelina potrà effettuare il vaccino riservato ad adolescenti ed adulti. Come noto la differenza è nella quantità della singola dose: quella riservata ai bambini tra i 5 e gli 11 anni corrisponde ad un terzo della dose utilizzata per la popolazione adulta. Entrambe sono state approvate a seguito di specifici studi che ne hanno mostrato l’efficacia e l’assenza, se non i rarissimi casi, di effetti collaterali seri».
«Le regole restano invariate. La prima dose (effettuata prima del compimento dei 12 anni) sarà pediatrica, la seconda (effettuata a 12 anni già compiuti) sarà come quella somministrata ad adulti ed adolescenti. Allo stesso modo, il Green pass si adeguerà in automatico all’età anagrafica».
«No. Attendere, soprattutto in questo periodo in cui i contagi sono davvero numerosi, non è la scelta giusta. Bisogna vaccinarsi ed in fretta. E ognuno riceverà la dose adeguata alla sua età, così come stabilito dalle linee guida attualmente in vigore».
«No. Il medico sceglie basandosi sulle raccomandazioni nazionali ed internazionali. Non può scegliere in maniera diversa e non è corretto che lo faccia. Se una madre si mostra preoccupata per la propria figlia che, seppur dodicenne, ha l’aspetto di una bambina più piccola della sua età, il risultato non cambia: ci si atterrà all’età anagrafica e non a quella apparente. Perché, lo ripeto, il rapporto rischio beneficio (decisamente a favore del beneficio) resta invariato, sia che venga somministrata la dose pediatrica, che quella completa».
«Sì, è vero. I genitori sono abituati a dosare, sotto consiglio medico, i farmaci in base al peso del proprio bambino. Per le vaccinazioni non funziona allo stesso modo: da un punto di vista immunogenico non c’è alcuna differenza tra un vaccino a bassa o alta dose. Tanto che per diverse vaccinazioni, come ad esempio quella antitetanica, la dose somministrata ai bambini, ed anche ai neonati (la prima dose viene inoculata a tre mesi di vita, ndr), è più alta di quella utilizzata per il richiamo vaccinale effettuato in età adulta. E come dimostrano i dati, con efficacia e senza rilevanti effetti collaterali».
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