I cambiamenti nella composizione del microbioma intestinale sono collegati all’insorgenza dell’artrite reumatoide nei soggetti a rischio di contrarre la malattia . Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases
I cambiamenti nella composizione del microbioma intestinale sono collegati all’insorgenza dell’artrite reumatoide nei soggetti a rischio di contrarre la malattia a causa di fattori genetici, ambientali o immunologici. Questo è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases, condotto dagli scienziati dell’Università di Leeds. Il lavoro, guidato da Christopher Rooney, ha coinvolto 124 persone a rischio di sviluppare artrite reumatoide, sette volontari che avevano appena ricevuto la diagnosi e 22 soggetti sani. I partecipanti sono stati seguiti per un periodo di 15 mesi, durante i quali gli scienziati hanno valutato i cambiamenti nei profili del microbioma intestinale in cinque occasioni.
I risultati dello studio potrebbero contribuire a identificare i soggetti a maggior rischio di sviluppare l’artrite reumatoide e aprire la strada allo sviluppo di trattamenti preventivi e personalizzati. L’artrite reumatoide, precisano gli autori, è una malattia autoimmune e infiammatoria cronica che colpisce principalmente le articolazioni, causando dolore, gonfiore e rigidità. In questa condizione, il sistema immunitario attacca per errore i tessuti delle articolazioni, provocando infiammazione nella membrana sinoviale, che riveste le articolazioni stesse. Nel tempo, questa infiammazione può danneggiare la cartilagine e le ossa, portando a deformità articolari e ridotta mobilità.
Oltre ai sintomi articolari, l’artrite reumatoide può colpire anche altri sistemi del corpo, come cuore, polmoni e occhi. I sintomi tendono a peggiorare durante le “riacutizzazioni“, che possono essere intervallati da periodi di remissione. La letteratura scientifica, aggiungono i ricercatori, è ricca di prove che dimostrano la presenza di uno squilibrio sfavorevole nei microbiomi intestinali, anche se finora non era chiaro quali microbi siano coinvolti in queste dinamiche. Nell’ambito dello studio gli scienziati hanno scoperto che i soggetti a rischio presentavano anticorpi precursori della proteina anticiclica citrullinata (anti-Ccp), che attaccano le cellule sane e sono specifici dell’artrite reumatoide, e in base all’esperienza di dolore articolare nei 3 mesi precedenti. Le abitudini alimentari erano simili nei tre gruppi, che però differivano per consumo di alcol e livelli di attività fisica.
Durante il periodo di studio, 30 dei 124 appartenenti al gruppo a rischio hanno sviluppato l’artrite reumatoide e la loro diversità microbica si è notevolmente ridotta rispetto a quella del gruppo di controllo sano. Nell’insieme di pazienti con bassi livelli di anticorpi anti-Ccp, la diversità microbica era paragonabile a quella dei partecipanti in salute. Anche i fattori di rischio genetici, ematici e di imaging riconosciuti per lo sviluppo dell’artrite sono stati significativamente collegati a una minore diversità microbica, così come l’uso di steroidi. Tra chi aveva manifestato una progressione della malattia è emersa l’abbondanza di un ceppo specifico di Prevotellaceae sp (ASV2058), piuttosto scarso nel gruppo di controllo. Un’altra variante di Prevotellaceae sp (ASV1867) è risultata aumentata all’inizio dello studio nei pazienti in progressione, il che potrebbe suggerire che gli esemplari di questa famiglia di batteri potrebbero svolgere ruoli diversi nella progressione dell’artrite reumatoide.
Il decorso della malattia è risultati influenzato anche da altri batteri della stessa famiglia, come Alloprevotella, Paraprevotella clara, Prevotella stercorea, Prevotellamassilia timonensis e Prevotella shahii. I risultati suggeriscono che i cambiamenti nel microbioma rappresentano un fenomeno in fase avanzata della malattia. Come principali limitazioni del lavoro, gli autori riconoscono la sua natura osservazionale, il numero esiguo di partecipanti e l’arco di tempo relativamente breve del periodo di indagine. “Ad ogni modo – concludono i ricercatori- il nostro lavoro suggerisce che gli individui a rischio di artrite reumatoide ospitano una composizione microbica intestinale distintiva, che include ma non si limita a una sovrabbondanza di specie di Prevotellaceae. Sono necessarie ulteriori ricerche su questa fase avanzata dello sviluppo della malattia, soprattutto dato il potenziale del microbioma intestinale come bersaglio per la prevenzione, anche in individui ad alto rischio di sviluppo della malattia”.
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