Mentre continua la discussione sul patentino vaccinale, sono allo sviluppo molte app che certificano lo stato di avvenuta vaccinazione: compagnie aeree e altri business sono pronte a implementarle
Riaprono le scuole in Italia con polemiche e controversie del caso; intanto i big dell’industria vaccinale annunciano ritardi e dilazioni nella fornitura di dosi per il vaccino anti-Covid. A titolo personale il commissario straordinario Arcuri ha sostenuto, alla fine della scorsa settimana, che un’idea come il patentino vaccinale potrebbe costituire un interessante sistema per assicurare una pronta ripresa al paese e alla sua economia. Ma sul tema vi sono ancora molti dubbi e resistenze da parte di scettici, attivisti e cittadini preoccupati.
Queste preoccupazioni potrebbero però non bastare per evitare che una formula di “patentino vaccinale” possa farsi strada nella nostra quotidianità. Potrebbe non essere il settore pubblico a promuoverlo; ma che possa invece introdurlo il settore privato è, più che ipotesi, cronaca. Lo segnalava un articolo sul British Medical Journal: sono diverse le ONG o le for-profit che stanno sviluppando delle app per certificare l’avvenuta vaccinazione. Il che è ovviamente legittimo e potrebbe però avere degli importanti esiti visto che, ad esempio, diverse compagnie aeree stanno già testando il funzionamento di questi applicativi come prerequisito per l’imbarco su voli di linea.
«United Airlines – scrive il BMJ – ha testato l’app chiamata CommonPass sui voli dagli Stati Uniti a Londra e sta pianificando di usare l’applicazione regolarmente su alcuni voli internazionali, come d’altronde stanno ipotizzando altre quattro compagnie aeree. I passeggeri scaricano l’app, vengono invitati a raggiungere un centro tamponi e, dopo esser risultati negativi al coronavirus, ricevono un codice di conferma da mostrare prima dell’imbarco. Ci viene detto che nel futuro questa app sicuramente mostrerà uno status verificato di comprovata vaccinazione».
Ancora: «Anche le compagnie commerciali sono pronte a entrare nel mercato. Clear, una compagnia americana, (…) sta oggi documentando status negativi per i test coronavirus per squadre sportive con la sua Health Pass app e ha piani di validare lo stato di “vaccinato” quando sarà disponibile». La compagnia, continua BMJ, «opera in grandi arene sportive negli Stati Uniti» dove viene richiesta dalle società private all’ingresso, ad esempio per velocizzare le procedure di sicurezza «prima di una partita di baseball».
«You can see where all this is heading», vedete bene dove tutto questo punti, dice il British Medical Journal. Mentre governi e amministrazioni dello Stato si prendono il loro tempo per decidere quali siano le soluzioni migliori per assicurare la più vasta efficacia delle campagne vaccinali, l’industria e il settore privato tengono il loro passo. Questo, come è facilmente prevedibile secondo l’argomentare di BMJ, porterà a importanti disuguaglianze: «E se non si ha un telefonino? O se non si ha una buona connessione internet, o per qualche motivo l’app non funziona? Fino a che hai il biglietto magico puoi entrare nel tuo volo, in ufficio, alla partita di football, o presto anche nel pub sotto casa. Se non ce l’hai, peggio per te».
Vi è poi un altro piano. Le società private che sviluppano queste app sono «completamente fuori da ogni controllo governativo» e dunque non vi è alcuna supervisione riguardo i criteri, le scelte, i meccanismi di funzionamento dell’applicazione: e se queste app venissero implementate per l’utilizzo da «servizi di trasporto pubblico, servizi di inserimento al lavoro o persino servizi per l’abitare?». A questo punto, conclude l’editorialista, sarebbe molto meglio se fossero «i governi o l’OMS a guidare questo processo».
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