Fontana: «Lavoro encomiabile seppur con carenze di organico, ora al via i bandi per nuove assunzioni». Trivelli: «Cresciuta la capacità di fare tamponi, ma vietato abbassare la guardia. Obiettivo riuscire a gestire Covid e altre patologie»
Un riconoscimento che Fondazione Onda ha voluto fare alle professioniste della sanità che si sono distinte durante la pandemia per la loro abnegazione. In 206 hanno ricevuto il premio in Regione Lombardia dalle mani di Mattia Maestri, il paziente 1 di Codogno che, suo malgrado, è diventato il simbolo della battaglia contro Covid. «Sono stato curato all’Ospedale di Pavia – ha ricordato Mattia in una breve intervista concessa dal palco della premiazione –. Io sono stato tre settimane in terapia intensiva, respiravo grazie a una macchina, ero morto».
Il fiato si fa corto, gli occhi abbassati diventano lucidi. I ricordi di quei giorni confusi sono dolorosi come il pensiero di tante vite spezzate dalla malattia, incrociate nel reparto del San Matteo. «Dei giorni trascorsi in terapia intensiva non ricordo nulla – racconta Mattia -. Una volta trasferito in reparto ho capito che era accaduto qualcosa e io ero il protagonista mio malgrado, perché le infermiere mi dicevano che ero popolare. Non ho avuto modo però di stringere rapporti con chi mi stava di fianco. Io ero guarito, in camera c’erano invece persone che ancora soffrivano e con cui dunque era difficile dialogare».
Il fiato ancora manca, ma per Mattia il pensiero della nascita della figlia di lì a pochi giorni diventa stimolo per riacquistare energia. «Non appena ho avuto abbastanza forza per reggermi in piedi ho chiesto di andare a casa – ammette -. Anche perché in ospedale il personale iniziava ad ammalarsi, era ridotto all’osso. Io avevo voglia di tornare da mia moglie che era agli sgoccioli con la gravidanza». Giusto il tempo di fare ritorno a Codogno e per Mattia è iniziata la bella avventura della paternità. «La piccola è nata in anticipo, ma senza problemi – puntualizza –. Ora sto bene e se oggi sono qui è proprio per ringraziare tutti i sanitari che si sono presi cura di me in ospedale, a cominciare dall’anestesista che grazie ad una intuizione ha capito che avevo il Covid».
Professionalità che non si sono risparmiate, che hanno messo a rischio la loro salute e sostenuto turni massacranti. Oggi servono più medici, più infermiere e operatori sanitari in corsia. Lo ha ribadito anche il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana nel suo intervento.
«Erano anni che sostenevo la necessità di assumere più personale ospedaliero – sottolinea Fontana – ma non potevamo farlo, purtroppo questa tragica evenienza Covid ha fatto precipitare tutto e messo in luce le carenze di organico del sistema. Se la sanità avesse potuto contare su un numero maggiore di professionalità probabilmente avremmo potuto dare una risposta migliore o almeno impedire di vivere quelle esperienze drammatiche di sforzo fisico inaccettabile a tanti operatori. Ora stiamo facendo una serie di bandi per ottenere un numero consistente di personale, siamo attenti alla situazione e soprattutto conosciamo il nostro nemico e sappiamo come affrontarlo. Perciò siamo pronti per eventuali altre nuove ondate».
«Anche la capacità di fare tamponi è molto cresciuta – commenta a margine del convegno il direttore Welfare di Regione Lombardia, Marco Trivelli – e questo rende possibile intercettare i focolai prima, bloccarli e limitarli. Però è importante non sottovalutare la situazione perché Covid è presente, viaggia e dobbiamo stare attenti nelle prossime settimane per essere in grado con prontezza ad adottare nuove misure nell’organizzazione sanitaria. Le strutture ospedaliere hanno esperienza e una organizzazione modificata per cui è possibile aumentare la recettività dei pazienti in modo rapido e sicuro. Il nostro obiettivo è fare in modo che questa volta non ci sia una compressione delle attività no Covid come accaduto a marzo ed aprile. Occorre poter curare tutti e con tutte le patologie. Nei prossimi mesi dovremo riuscire a sostenere e gestire Covid insieme alle altre malattie».
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