Cattadori (U.O. Qualità e Ricerca): «Abbiamo trasformato una grande difficoltà, come quella della gestione dell’emergenza Covid, in un’opportunità. Durante la pandemia era necessario continuare a garantire cura e assistenza in sicurezza e ci siamo attrezzati per farlo»
È stato il primo ospedale d’Italia ad essere trasformato in struttura Covid all’esplosione della pandemia da Covid 19. Ed ora, per rimanere sul podio dei primati, punta alla medicina di genere. L’ospedale di Castel San Giovanni è diventato il riferimento delle donne piacentine offrendo percorsi di diagnosi, cura e riabilitazione delle principali patologie femminili.
«L’ospedale di Castel San Giovanni si è tinto di rosa trasformando una grande difficoltà, come quella della gestione dell’emergenza Covid, in un’opportunità – spiega Evelina Cattadori, direttore dell’unità operativa Innovazione, Ricerca, Processi Clinici strutture accreditate -. Durante la pandemia era necessario continuare a garantire l’esecuzione di interventi chirurgici in sicurezza. Per questo, all’arrivo della seconda ondata è stato deciso di preservare la struttura dal Covid ed utilizzarla per concentrare la chirurgia elettiva del territorio, così da garantire percorsi “puliti” ai nostri pazienti, protetti dalle infezioni, in primis quella da Sars CoV 2».
L’aspetto più innovativo del restyling dell’ospedale di Castel San Giovanni è quello di essere in grado di offrire, in un’unica struttura, risposte diverse e integrate ai bisogni delle donne. Per farlo è previsto anche un potenziamento tecnologico per un valore di circa 200 mila euro, l’attivazione di progetti di ricerca legati alla medicina di genere e alle principali patologie femminili e un’attenzione anche all’accoglienza della donna, con la futura realizzazione di ambienti che facciano sentire la paziente “come a casa”, pur essendo in ospedale.
«Il progetto – continua Cattadori – è stato avviato puntando sull’ambito senologico, poi sulle patologie oncologiche-ginecologiche, fino ad alcune problematiche tipiche della menopausa, come le alterazioni del pavimento pelvico, l’osteoporosi e l’elevato aumento di rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari. Da un primo approccio esclusivamente chirurgico si è passati a garantire anche un’assistenza ambulatoriale. In modo trasversale, a tutte le nostre pazienti, sono offerte assistenza psicologica e consulenze legate all’alimentazione. In cantiere l’inaugurazione di un servizio per l’inquadramento dell’ischemia nella donna».
All’ospedale di Castel San Giovanni ci sarà spazio anche per la ricerca clinica: «Si prevede di lavorare nell’ambito della microbiota intestinale, vaginale e vescicale e del corretto utilizzo dei probiotici, aderendo a un progetto in collaborazione con la Società Italiana di Urodinamica e con l’Università di Parma», aggiunge l’esperta.
Offrire un’assistenza dalla A alla Z in un’unica struttura offre molti vantaggi sia ai pazienti, che ai medici e professionisti che se ne prendono cura. «In un ospedale così strutturato una donna può trovare tutte le risposte ai suoi bisogni di salute senza doversi spostare da una parte all’altra. Un’ottimizzazione degli spazi che si traduce anche in un risparmio di tempo e, quindi, in diagnosi precoci e trattamenti tempestivi. D’altro canto, i professionisti hanno la possibilità di lavorare in equipe multidisciplinari fisicamente vicine. Poter essere in contatto diretto e costante – conclude la specialista – migliorerà ulteriormente l’assistenza che i nostri sanitari offrono a tutte le pazienti».
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