Tra i giovanissimi è ormai ai minimi storici, ma è molto bassa anche tra gli adulti. Il discrimine sembra essere la minore attenzione all’informazione mainstream
Appare la lineetta rossa e la reazione è nulla. La paura del tampone positivo sta svanendo, a raccontarlo uno studio curioso condotto dall’Istituto Clinico di ricerca Altamedica. Sembra che negli ultimi giorni l’approccio alla pandemia sia cambiato, influenzando come le persone reagiscono alla propria positività a Covid-19. Specialmente tra i giovani, che per ragioni naturali seguono con meno attenzione l’informazione mainstream.
Altamedica ha intervistato 1.040 soggetti negli scorsi cinque giorni, di tutte le età fino ai 70 anni. «La prima e più importante evidenza – spiega Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto Clinico di Ricerca Altamedica – è che il timore di contagiarsi da Sars-CoV-2 e di ammalarsi di Covid si va progressivamente riducendo al punto da rimanere veramente poco sentito soprattutto nei più giovani, in particolare nei ragazzi per i quali è quasi del tutto assente rispetto alle ragazze della stessa età che manifestano maggiore preoccupazione. Tra i 19 e i 30 anni invece sono le femmine che non temono quasi più l’infezione, mentre una lieve preoccupazione compare nel 25% dei maschi. Fra i 31 e i 50 quasi il 70% degli uomini o non è preoccupato affatto o lo è solo lievemente. Lo stesso vale per le donne che non soffrono della pressione ansiogena della informazione».
Dai 51 ai 70 anni la percentuale degli uomini per niente o lievemente preoccupati si riduce ulteriormente superando l’80% – prosegue Giorlandino -, mentre l’atteggiamento femminile è più attento con un picco del 27% di donne molto preoccupate. Dopo i 70 anni gli uomini iniziano ad essere discretamente preoccupati, 40%, e molto preoccupati, 20%. Le donne over 70, invece, in oltre il 60% dei casi non lo sono affatto o lo sono poco. Un’ultima considerazione da fare – conclude l’esperto – è che i soggetti più preoccupati, soprattutto anziani, seguono molto i media, riferendosi alle informazioni che ricevono per modulare il loro grado di ansietà. Il dato sembra confermarsi a seguito della risposta dei giovanissimi che non seguono i programmi e l’informazione del mainstream».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato