Salute 3 Luglio 2024 15:13

Maltrattamento e cura dell’infanzia, CESVI: “Incombe l’incertezza per guerre e carovita”

Fondazione CESVI presenta l’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, alla sesta edizione. Focus sulla violenza verbale: abuso psicologico su 36% minori, è il più diffuso. Italia spaccata in due: al Sud le Regioni dove esser bambini è meno sicuro, tra fattori di rischio e carenza di servizi

di I.F.
Maltrattamento e cura dell’infanzia, CESVI: “Incombe l’incertezza per guerre e carovita”

Lo strascico della pandemia pesa ancora sul benessere di bambine e bambini quando si parla di maltrattamento all’infanzia e trascuratezza, ma si rilevano finalmente anche i primi segnali di ripresa. Questi ultimi andranno consolidati, mentre sulle famiglie pesa l’incertezza causata dalla situazione geopolitica legata alle guerre, così come dinamiche economiche, tra cui l’inflazione e il caro energia. L’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, curato da CESVI, in questa sesta edizione disegna punti di forza e di debolezza delle Regioni italiane rispetto ai fattori di rischio e ai servizi. Ne emerge, ancora una volta, un’Italia spaccata dove il Nord è generalmente più virtuoso del Mezzogiorno.

Il Report

Il focus di questa edizione dell’Indice, dal titolo “Le parole sono importanti“, è dedicato al ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura all’infanzia. Lo studio si concentra sull’impatto del linguaggio abusante: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’abuso psicologico, di cui la violenza verbale fa parte, è la forma più diffusa di maltrattamento infantile tra i 55 milioni di bambine e bambini che in Europa subiscono abusi, con prevalenza del 36,1%. Quello che emerge dal rapporto è che uno degli strumenti per la prevenzione del fenomeno è investire sull’educazione alla cura e al linguaggio positivo di bambini, genitori e comunità educante, partendo proprio dalla formazione dei professionisti e dalla ricerca di un linguaggio condiviso su maltrattamento e cura nei tavoli di coordinamento territoriale. Il rapporto presenta una graduatoria basata su 64 indicatori, classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accedere a risorse e servizi. Con l’espressione “maltrattamento infantile” si fa riferimento a varie forme di abuso e trascuratezza nei confronti di persone con meno di 18 anni. Le tipologie riconosciute sono abuso fisico, abuso sessuale, abuso psicologico e trascuratezza, che in comune hanno conseguenze di danni a salute, sopravvivenza, sviluppo e dignità del minore

I diritti dell’infanzia

“Il maltrattamento all’infanzia è un grave problema sociale, che ha conseguenze negative sulla salute fisica e mentale di chi viene maltrattato sia nel breve sia nel lungo periodo, ma anche su tutta la comunità – spiega Stefano Piziali, direttore generale di CESVI -. È un problema di diritti dell’infanzia e di salute pubblica, non solo una questione individuale o familiare: per questo istituzioni, organizzazioni e servizi territoriali devono agire insieme per contrastarlo, ma ancor prima per garantire servizi volti a diminuire i rischi nei diversi territori e prevenire il problema. Con le Case del Sorriso, CESVI fa un importante lavoro di prevenzione e di cura anche in questo ambito, sostenendo i bambini e le loro famiglie, accompagnandoli in percorsi di crescita e consapevolezza finalizzati a promuovere il benessere familiare, a creare ambienti protetti e sicuri dove potersi esprimere e opportunità educative e formative. Attraverso il Programma Case del Sorriso un’attenzione specifica viene data al linguaggio, inteso sia nel rapporto tra professionista e beneficiario, sia come strumento per costruire un dialogo positivo nei nuclei familiari, sia come mezzo per esprimersi ed esternare il proprio stato d’animo. A partire dalla parola è possibile gettare le basi per una vita più degna per bambini e bambine a rischio” aggiunge.

Il linguaggio: strumento di abuso, ma anche di cura

La violenza include anche quella inflitta con le parole, che può avere pesanti conseguenze sulla salute mentale, sia nell’infanzia sia una volta diventati adulti. La nuova edizione dell’Indice considera il ruolo del linguaggio nel maltrattamento e nella cura di bambine e bambini, rilevando quanto sia fondamentale una comunicazione da parte degli adulti che promuova un’idea positiva di sé stessi e che sviluppi la sicurezza emotiva. Forme di abuso verbale, come gli insulti e la denigrazione, hanno un impatto negativo sulla crescita, non solo nella percezione del senso di sé, ma anche nel comportamento appreso attraverso l’imitazione. La violenza verbale include vari comportamenti (come insultare, criticare, minacciare) che di solito sono compresi nella definizione di abuso psicologico, anche definito abuso emotivo. È un fenomeno pervasivo: l’Oms lo rileva come la forma più diffusa di maltrattamento infantile, con una prevalenza del 36,1%. Esserne vittima può avere serie conseguenze sulla salute mentale in termini di ripercussioni emotive e psicologiche, e sul comportamento, da bambini e una volta divenuti adulti. Può determinare un forte ritardo nello sviluppo del linguaggio e nella comprensione in bambini di età tra 0 e 6 anni, violenta aggressività verbale dopo i 10 anni, spesso svalutante e discriminatoria come bullismo e cyberbullismo, sessualizzazione precoce e inconsapevole. La violenza verbale di bambini e adolescenti può essere influenzata da social media, musica e coetanei, ma soprattutto da quanto ascoltato in famiglia, sia tra genitori e figli, sia tra i genitori. L’abuso verbale in famiglia è spesso legato alla pedagogia “nera”, retaggio di valori educativi arcaici ancora oggi adottati, con cui si dà legittimazione “morale” a comportamenti maltrattanti o abusanti. L’inconsapevolezza del peso delle parole può far sì che i genitori pronuncino insulti con intenzioni “affettuose” o “educative”, usando toni ed espressioni umilianti e sprezzanti. In questo scenario, emerge l’importanza dell’utilizzo di un linguaggio positivo e orientato alla cura come presupposto fondamentale per il cambiamento: una piena consapevolezza del suo valore nel rinforzare i fattori protettivi, superare traumi importanti, contribuire al recupero psicofisico e allo sviluppo armonioso di personalità ferite negli anni più delicati della crescita.

L’analisi del post-pandemia

In questa edizione dell’Indice si coglie ancora l’impatto della pandemia, ma si rilevano i primi segnali di ripresa, che andranno consolidati. Nel frattempo, pesa l’incertezza: la situazione geopolitica legata alle guerre è fonte di preoccupazione generale, mentre dinamiche economiche come inflazione e caro energia possono vanificare i progressi occupazionali e aumentare l’impatto della povertà. Le Regioni italiane dove il contesto legato ai fattori di rischio è più favorevole a bambine e bambini sono Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, stabili al primo e secondo posto dalla precedente rilevazione. Seguono Emilia-Romagna e Lombardia, che salgono rispettivamente di una e di due posizioni arrivando al terzo e quarto posto, e poi Veneto, che dal terzo passa al quinto posto. Il fattore di rischio complessivo è massimo invece in Campania, all’ultimo posto e preceduta nell’ordine da Sicilia, Puglia e Calabria, tutte invariate rispetto alla rilevazione precedente. Altre variazioni positive di due posizioni riguardano l’Umbria, di una posizione le Marche, la Basilicata e il Molise. Rimangono invariati anche Toscana e Piemonte, mentre arretrano di una posizione la Valle d’Aosta, il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna, di due posizioni il Veneto e la Liguria.

Prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia

Rispetto ai servizi di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, la Regione con la miglior dotazione strutturale è l’Emilia-Romagna, seguita da Veneto, Toscana, Valle d’Aosta, Umbria e Sardegna. Le prime tre sono in posizione invariata dalla rilevazione precedente, le tre successive sono migliorate. Le Regioni con maggiori criticità sono la Campania, all’ultimo posto in posizione invariata, preceduta dalla Sicilia al penultimo posto, peggiorata di un gradino, e ancora Calabria e la Puglia, entrambe in peggioramento. Queste Regioni sono considerate “ad alta criticità”: a fronte di fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti al di sotto della media nazionale. Rientrano tra esse anche Molise, Basilicata, Abruzzo, Lazio e Piemonte. Variano di posizione anche il Piemonte, arretrato di quattro, la Sardegna che migliora di tre, il Trentino-Alto Adige, la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia che ne hanno perse altrettante. Sulla capacità di fronteggiare il maltrattamento all’infanzia, nella sintesi tra fattori di rischio e servizi, l’Emilia-Romagna si conferma al primo posto. Seguono Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, nelle stesse posizioni dalla precedente edizione, così come la Lombardia. Le Regioni con le maggiori criticità rimangono Sicilia e Campania. Le Marche migliorano di tre posizioni, la Valle d’Aosta di due, l’Umbria, la Sardegna, l’Abruzzo, la Basilicata, il Molise e la Calabria di una. Peggiorano di tre posizioni la Liguria, il Piemonte e il Lazio, mentre la Toscana e la Puglia perdono una posizione ciascuna. Prevenzione per diminuire i fattori di rischio e aumentare i fattori protettivi. Il rapporto sottolinea l’importanza di adottare un approccio che permetta di prendersi cura degli abusati, intervenire su chi abusa, interrompere la trasmissione intergenerazionale della violenza e prevenire l’abuso, individuando i fattori di rischio e rafforzando i fattori protettivi, considerando il contesto sociale. I fattori di rischio che aumentano la probabilità dei bambini di subire il maltrattamento possono essere contrastati o mitigati dai fattori protettivi, che agiscono come efficaci strumenti preventivi, riducendo la probabilità di subire maltrattamento e prevenendo in modo strutturale il fenomeno.

Il divario tra le Regioni

“Il divario esistente tra regioni rispetto ai fattori di rischio e ai servizi in risposta al fenomeno del maltrattamento esprime una vera e propria diseguaglianza di opportunità per le bambine e i bambini e interroga la responsabilità adulta su tutti i fronti: genitoriale, sociale, politico – commenta Marianna Giordano, presidente Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso dell’Infanzia (CISMAI) – . È infatti la comunità adulta a essere interpellata sulla necessità di invertire la rotta, con un’offerta competente, flessibile e il più possibile diffusa; è una responsabilità culturale, organizzativa, di risorse che coinvolge anche le regioni virtuose e stabili. Vi sono territori che esprimono già modelli virtuosi: vanno valorizzati nella loro capacità di prevenire, valutare e curare. E vanno sviluppati come modelli replicabili in altri contesti: un lavoro che richiede investimento di risorse e tempo oltre che capacità di agire capillarmente. In questo processo è fondamentale continuare a osservare e rilevare il fenomeno del maltrattamento, nominarlo nel modo corretto, portandolo sempre più all’attenzione dei decisori pubblici come un’emergenza sociale”.

Le Case del Sorriso

CESVI affronta il problema del maltrattamento e della trascuratezza verso bambine e bambini in Italia con progetti di prevenzione e contrasto. Interviene, in particolare, in alcune delle Regioni rilevate dall’Indice come estremamente problematiche, Campania, Sicilia e Puglia. Qui gestisce le Case del Sorriso, parte di un programma mondiale dedicato a bambini e bambine a rischio di maltrattamento o che vivono in condizioni di trascuratezza e povertà educativa. Tra le attività previste ci sono interventi di supporto alla genitorialità, laboratori psicomotori, sportivi, artistico-espressivi, spazi di ascolto sicuro e gruppi di parola. Gli spazi di ascolto sicuro prevedono incontri individuali, consulenze psicologiche e percorsi di supporto psicologico. I gruppi di parola sono momenti di confronto con minorenni o adulti per prevenire il disagio sociale, incentrati anche sulla cura della parola e dell’espressione del sé, affrontando temi come bullismo e cyberbullismo, comunicazione positiva e non violenta, alfabetizzazione emotiva, alfabetizzazione digitale, violenza di genere, ecc. All’estero, le Case del Sorriso si trovano in Regioni con alti livelli di povertà e mortalità infantile. In Brasile, ad Haiti, in India, Sudafrica, Perù e Zimbabwe offrono spazi protetti di gioco e distribuzione di pasti, sostegno alle attività scolastiche e igiene personale, sia a minori, sia a famiglie in difficoltà. Il Programma prevede inoltre interventi a favore dell’infanzia in zone colpite da gravi emergenze umanitarie come Ucraina, Turchia, Libia e Marocco, dove la Fondazione ha istituito i Child Safe Space, centri diurni su misura per minori in cui svolgere attività educative e ricreative insieme ai propri coetanei e dove ricevere supporto psicosociale.

 

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