Il Direttore scientifico della Società Italiana Malattie infettive: «Parliamo di 45-50 milioni di soggetti vaccinati, circa il 70% della popolazione. Quello con il vaccino è un appuntamento indispensabile, un patto al quale partecipiamo tutti»
«Uno tsunami che ha travolto tutti noi». Così Massimo Andreoni, Direttore scientifico Simit (Società Italiana Malattie infettive) e primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, definisce il Covid-19.
«Al di là delle conseguenze sociali che ha determinato la pandemia – spiega l’infettivologo al nostro giornale – l’impatto emotivo è stato fortissimo». In primis, per i malati, alle prese con una malattia «devastante» isolati dai propri cari. «Per noi medici è terribile vivere la sofferenza insieme a loro – precisa Andreoni –. Avere la responsabilità di impedire tutto questo lascerà una ferita che difficilmente si rimarginerà».
La battaglia contro il Covid-19 è ancora in corso e rischia di far sentire i suoi effetti a lungo. Ma, per il premier Draghi, è ora di guardare al futuro. E ha iniziato dando il buon esempio proprio questa mattina, all’hub della Stazione Termini di Roma, dove si è vaccinato dopo avere atteso regolarmente il proprio turno. La campagna di vaccinazione è la chiave di volta per imprimere un netto cambio di marcia al Paese. Il Presidente del Consiglio ha auspicato l’immunità di gregge a luglio. Ma è una prospettiva realistica?
«L’immunità di gregge viene raggiunta in Italia intorno ai 45-50 milioni di soggetti vaccinati. Parliamo di circa il 70% della popolazione – spiega il professore -. Con 500 mila soggetti vaccinati al giorno per tre mesi, a fine giugno avremo raggiunto l’obiettivo. È assolutamente una prospettiva realistica, tecnicamente raggiungibile, a patto che ci sia disponibilità di vaccini e siano messe in campo tutte le forze per mantenere questo ritmo».
«Tutto ciò non è solo auspicabile ma direi indispensabile – prosegue Andreoni – per approfittare poi dei mesi estivi in cui sappiamo che il virus circolerà di meno. Arrivare all’estate avendo vaccinato la maggior parte delle persone e con un virus che circolerà poco riusciamo ad attenere effettivamente il controllo dell’epidemia o altrimenti, ahimè, in autunno dovremo ricominciare da capo e il virus ritornerà a circolare. Ricordo che noi non sappiamo quanto durerà l’immunità della vaccinazione – precisa l’infettivologo – ma non possiamo rischiare di dover ricominciare da capo il prossimo inverno».
Quella di Draghi «non è solo un’indicazione, è un appuntamento indispensabile, deve essere un patto al quale partecipiamo tutti, perché i 45 milioni di persone siamo noi» conclude Andreoni.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato