La provincia autonoma cambia strategia e anticipa la fase due della campagna vaccinale
Fanalino di coda italiano con il 37,6% di dosi somministrate tra quelle ricevute. A Bolzano e provincia sono stati tanti gli operatori sanitari a rifiutare il vaccino contro il Covid-19. Sono state utilizzate circa ottomila dosi sulle ventimila ricevute.
Per recuperare il ritardo sulle altre Regioni e con l’intenzione di utilizzare entro la settimana il 60% delle dosi consegnate, l’assessore alla sanità Thomas Widmann, in accordo con Roma, ha deciso di anticipare i tempi e partire subito con la vaccinazione anti-Covid agli ottantenni e ai pazienti considerati a rischio.
«In Provincia di Bolzano tanti non vogliono farsi vaccinare per vari motivi, non c’è un’apertura al vaccino come nel resto d’Italia – ha spiegato l’assessore Widmann in conferenza stampa –. La tendenza a rifiutare il farmaco è diffusa anche tra il personale sanitario». Ma quali sono le motivazioni di questa chiusura al vaccino?
«Dobbiamo attendere i dati ufficiali che arriveranno nelle prossime settimane, ma credo che da parte del personale medico ci sia stata una buona adesione al vaccino anti-Covid – ha voluto precisare ai nostri microfoni la presidente dell’Ordine dei Medici di Bolzano Monica Oberrauch –. Chiaramente, non posso parlare per gli infermieri e il personale delle Rsa». La presidente, inoltre, si è dichiarata assolutamente in linea con il cambio di programma messo a punto dalla Regione che permette di anticipare la vaccinazione anti-Covid agli over 80 e ai pazienti fragili.
La vicenda riapre il dibattito sull’obbligatorietà del vaccino per i professionisti sanitari. Sul tema è tornato, su Twitter, il virologo Roberto Burioni: «Molti, troppi operatori sanitari rifiutano senza motivazioni razionali il vaccino, mettendo a rischio i pazienti che dovrebbero curare – ha sottolineato -. Il Governo deve decidere urgentemente se rendere obbligatoria per i sanitari la vaccinazione con una Legge».
Anche dalla presidente Oberrauch non c’è chiusura: «È necessaria una legge ben fatta che imponga l’obbligo sul territorio nazionale. È chiaro che la mia libertà finisce quando metto in pericolo il prossimo. Nel momento in cui lavoro con i pazienti – ha precisato – io ho l’obbligo morale e fisico di tutelare me stessa e garantire la sicurezza agli ammalati e ai suoi familiari. Questo discorso riguarda tutti i vaccini e non solo quello per il Covid-19» ha concluso.
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