Accordo tra la Adienne Pharma Biotech e la Russia, anche senza il consenso dell’Ue. Entro fine anno 10 milioni di dosi, con l’inizio della produzione a luglio
La «Regione Lombardia apprende da notizie di stampa di un accordo tra Adienne Pharma Biotech», azienda con sede in Svizzera a Lugano, nel Canton Ticino, ma con uno stabilimento produttivo a Caponago in Brianza, «e il fondo governativo russo Russian Direct Investment Fund per la produzione in Italia del vaccino Sputnik contro Covid-19» a partire da luglio. Ne sottolinea però la «propria estraneità rispetto all’accordo citato, di cui è venuta a conoscenza solo in via indiretta tramite i media. Tale accordo – si precisa – risulta infatti esclusivamente di profilo di diritto privato tra i contraenti».
Intanto dall’Europa il prodotto russo viene per ora escluso dalla strategia vaccinale, come annuncia un portavoce della Commissione europea. «Siamo fiduciosi – ribadisce – che le nostre forniture consentiranno all’Ue di raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione europea entro l’estate. Tuttavia, la strategia è una strategia congiunta tra la Commissione e gli Stati membri, pertanto la Commissione e gli Stati membri possono sempre decidere insieme di modificare il portafoglio dei vaccini».
L’accordo svizzero-italo-russo ha comunque un obiettivo limitato a 10 milioni di dosi entro fine 2021, sufficienti a vaccinare 5 milioni di persone. Per l’Ue, continua il portavoce, «è cruciale che i vaccini vengano valutati per la loro sicurezza, qualità ed efficacia. La sicurezza dei vaccini è una priorità assoluta. Quindi, qualsiasi vaccino deve essere autorizzato dopo un’opinione positiva dell’Ema, prima che possa essere immesso sul mercato dell’Ue. Attualmente l’Ema sta conducendo una revisione continua (rolling review in gergo tecnico) del vaccino Sputnik».
Adienne Srl di Caponago (Monza e Brianza), succursale italiana della Adienne Pharma and Biotech svizzera (già Rodina Holding, secondo i registri cantonali) di Lugano, è una pmi biotecnologica. Nello scopo sociale della casa madre figurano, tra l’altro, “la ricerca, lo sviluppo, il brevetto, la registrazione, e lo sfruttamento economico in genere, di molecole, metodologie, processi e terapie nel settore cellulare/genetico, farmaceutico e delle biotecnologie, svolta direttamente o tramite terzi».
Intanto Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Ema e docente di Microbiologia all’università Tor Vergata di Roma, durante un’intervista con SkyTg24 ribadisce l’assoluta necessità di «andare a vedere gli stabilimenti dove viene prodotto Sputnik. Oltre l’efficacia e la sicurezza (e finora abbiamo solo le autodichiarazioni su questi due aspetti), gli stabilimenti devono essere certificati. La prima fiala deve essere uguale alla milionesima: non è burocrazia, ma scienza. Se sarà prodotto da noi in Italia, l’Aifa verificherà e non ci sarà problema. Produrlo in Italia non significa commercializzarlo, ci devono dire se è sicuro ed efficace».
La produzione in Italia del vaccino russo Sputnik inizierà anche se l’Ema non concederà l’autorizzazione al suo impiego nell’Unione europea, dichiara il presidente della Camera di commercio italo-russa, Vincenzo Trani, in una intervista alla Tass. «È importante capire che il processo di produzione non ha nulla a che fare con la vendita dei vaccini. Sono due cose diverse. Penso che se non sarà autorizzato, ci saranno molti altri posti con un disperato bisogno del vaccino».
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