Un cardiologo italiano racconta: «Variante più contagiosa, ora si predilige vaccinare il maggior numero di persone con la prima dose, ritardando la seconda. Ci vorranno almeno due o tre mesi per vedere un vero effetto del vaccino»
Allarme rosso in Gran Bretagna. Nonostante sia stato il primo paese al mondo ad avviare la campagna vaccinale contro il Covid, nel mese di dicembre, il numero dei contagi è oggi fuori controllo. Il governo ha chiuso scuole e attività commerciali mettendo in atto un lockdown severo e in ospedale la situazione è in emergenza, come spiega Francesco Logiudice, cardiologo all’Hammersmith hospital di Londra.
«In ospedale abbiamo avuto un incremento dei ricoveri nella misura del 20 o 30 per cento – spiega a Sanità Informazione –, una crescita esponenziale e tutti gli ospedali oggi sono pieni. Posso dire che la situazione è peggiorata rispetto a marzo ed aprile. Le terapie intensive sono piene. Sono state sospese tutte le attività, tranne le urgenze e le malattie gravi. Le attività ambulatoriali sono gestite nella maggior parte dei casi da remoto con la telemedicina, mentre il restante è sospeso».
«Questa variante sicuramente si diffonde più rapidamente – sottolinea – anche se non sembra essere associata una maggiore mortalità. In più, non sembra avere una resistenza al vaccino, anche se è troppo presto per dirlo. In generale, però, ci vorranno almeno due o tre mesi prima che si possa vedere un vero effetto della campagna vaccinale e quindi una significativa riduzione della circolazione del virus».
Per frenare la corsa del virus sono state fatte azioni correttive anche nella campagna vaccinale, scelte che potrebbero avere delle ripercussioni sull’efficacia del vaccino, come ha argomentato il cardiologo italiano: «Hanno cancellato tutti gli appuntamenti per la seconda dose – spiega – perché l’obiettivo è quello di vaccinare il maggior numero di persone con la prima dose, ritardando la seconda. In questo modo si pensa di avere una copertura significativa della popolazione, ma non sappiamo in realtà quanto copra il primo vaccino impiegato, quello della Pfizer, se non si segue la procedura prevista», ovvero il richiamo dopo 21 giorni. Secondo le indicazioni, «dieci giorni dopo la prima dose la copertura è al 50 per cento, il che significa meno probabilità di infettarsi e ancora meno di prendere un’infezione severa. Con due dosi si ha invece una copertura del 95 percento dopo sette giorni dalla seconda somministrazione».
Previsioni che potrebbero subire una battuta d’arresto, se verrà adottata la linea della massima copertura a tutti, con una sola dose. Su questo punto Lo Giudice avanza delle perplessità: «Hanno deciso di somministrare una dose a un maggior numero di persone compresi gli operatori sanitari e rimandare la seconda con la conseguenza che il vaccino potrebbe perdere la sua efficacia. Dall’interno di un ospedale posso dire che sarebbe stata necessaria una migliore organizzazione nella distribuzione e nella somministrazione delle dosi, anche se, guardando i dati, la Gran Bretagna è sempre in testa nella somministrazione dei vaccini pro capite davanti a Stati Uniti e Cina, ma non so per quanto tempo ancora. In ogni caso è fondamentale vaccinarsi e poi rispettare le regole per evitare che accada anche in altri posti quanto successo da noi».
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