Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità annuncia l’avvicinamento allo scenario 4, il più grave dell’epidemia. Tasso di positività dei tamponi al 10%
Sono 31.084 i nuovi casi di Covid-19 oggi in Italia. Lo ha riferito Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute, nel suo intervento alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dell’evoluzione di Covid-19 in Italia. «Come sapete nelle ultime 2-3 settimane abbiamo raddoppiato il numero dei positivi ogni settimana e mi sembra che continui il trend in aumento. Resta stabile il numero dei decessi». Il fatto è che «la percentuale di positivi sui tamponi effettuati supera il 10% e questo non è un buon indicatore», ha ribadito l’esperto.
«L’indice Rt in Italia è a 1,7, ancora in crescita, ed è riferito alla scorsa settimana. Tutte le regioni sono sopra il valore Rt 1 e molte anche significativamente sopra, e questo è un elemento importante», ha aggiunto Silvio Brusaferro, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità. «L’età mediana delle persone che contraggono l’infezione nelle ultime settimane, dopo un periodo di stabilizzazione, è in lieve crescita e questo vuol dire che non si infetta più solo la popolazione giovane, come avveniva durante il mese di agosto, ma il contagio riguarda un po’ tutte le fasce d’età».
«Certamente – ha chiarito – le fasce d’età più colpite sono quelle giovanili, ma progressivamente anche le fasce d’età più anziane cominciano a essere colpite. Cominciamo lentamente a crescere, dunque, e questo ha un significato importante rispetto al potenziale di trasmissione alle persone anziane, che hanno un maggior rischio di mortalità».
«Siamo in una situazione compatibile con lo scenario 3 verso lo scenario 4», e Brusaferro ha poi specificato che in alcune regioni l’ultimo scenario è già in atto. La curva dei decessi per Covid-19 «mostra come l’età media delle vittime sia superiore a 80 anni. Le persone sotto i 50 anni sono l’1% di tutti i decessi e sono persone per lo più affette da patologie, quindi classificabili come fragili».
Brusaferro ha mostrato anche una comparazione fra 3 diversi periodi della pandemia in Italia: marzo-maggio, giugno-agosto e settembre-ottobre e ha spiegato come ci sia una differenza nell’età media dei deceduti. A giugno-agosto è un’età media piuttosto elevata, 82,8. A settembre-ottobre invece si sta abbassando, ed è a 81,3, ma è ancora sopra l’età media registrata a marzo-maggio, quando era 80,1 anni. Oggi «il 73% delle persone aveva tre o più patologie». Questa fascia rappresentava il 62,4% ai tempi della prima ondata. «Le persone con zero comorbidità sono l’1%» contro un 3,8% registrato a marzo-maggio.
«L’occupazione dei letti di terapia intensiva negli ultimi giorni è sostanzialmente stabile e sotto la soglia per mantenere le normali attività medico-chirurgica nei presidi ospedalieri. Quindi la situazione anche da questo punto di vista è marcatamente diversa e fa riferimento ad un Paese meglio in grado di gestire tutti gli aspetti che ineriscono alla ripresa della curva epidemica», ha continuato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Cts.
«Ci troviamo di fronte a un Paese che ha adottato misure importanti – ha ripreso Brusaferro – che si stanno implementando e i cui effetti vedremo alla fine della prossima settimana, quindi dopo i famosi 15-20 giorni, che sono i tempi per vedere come agiscono sulla diffusione dell’infezione le misure che vengono adottate. Misure alle quali si devono adeguare o inserire ulteriori misure che possono essere e a livello nazionale e a livello locale». «Le regioni stanno analizzando i dati e credo che dall’esito di questa analisi si potrà valutare contestualmente se accompagnare con misure anche locali ulteriori, laddove per esempio la curva di crescita sia più significativa che altrove», ha concluso.
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