«Gli indici dei posti letto e delle terapie intensive non sono positivi. Gli ospedali saranno in sofferenza ancora per settimane», chiarisce Gianni Rezza direttore generale Prevenzione del Ministero della Salute
Scende «a 1.18 il valore dell’Rt a livello nazionale». Il report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità con il Ministero della Salute inizia con un “dato positivo”. «Si riscontrano valori medi di Rt tra 1 e 1.25 nella maggior parte delle Regioni e province autonome – si legge – da questa settimana in alcune Regioni il valore di Rt stimato è inferiore a 1». Sotto 1 si registra in Lazio, Liguria, Molise e Sardegna.
«Si osserva una riduzione nella trasmissibilità – prosegue il comunicato – rispetto alla settimana precedente, suggerendo un iniziale effetto delle misure di mitigazione introdotte a livello nazionale e regionale dal 14 ottobre. Tuttavia, poiché la trasmissibilità in gran parte del territorio è ancora con un indice Rt sopra 1 e comporta un aumento dei nuovi casi, questo andamento non deve portare ad un rilassamento delle misure o ad un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti».
Tre regioni a rischio moderato, Friuli Venezia-Giulia, Molise e Veneto, mostrano «probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese». Per questo «si raccomanda alle autorità sanitarie delle tre Regioni/PA di valutare la possibile adozione di ulteriori misure di mitigazione». Oggi la nuova ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza ha mantenuto la situazione stabile.
Sono 37.242 i nuovi contagi in Italia secondo i dati resi noti oggi nel bollettino del ministero della Salute. Da ieri sono stati registrati altri 699 morti. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 238.077 tamponi. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 3.748, con un incremento di 36 unità.
«Sono 18 le Regioni che al 17 novembre avevano superato almeno una soglia critica in area medica o terapia intensiva. Nel caso si mantenga l’attuale trasmissibilità, quasi tutte le Regioni e province autonome hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese», prosegue il report.
Nonostante qualche miglioramento, «che suggerisce un effetto positivo degli effetti di mitigazione apportati dal Governo, l’Italia si mantiene comunque a livelli critici, con un rischio alto per la maggior parte delle regioni, sia a causa dell’incidenza, che resta alta, sia perché i livelli di degenza e terapia intensiva sono molto impegnati». Lo ha precisato Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, durante la conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia su Covid-19.
Si segnalano inoltre «molteplici allerte» relative alla resilienza dei servizi sanitari territoriali delle Regioni. Soprattutto nel mantenere elevata «la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato». «Sia per tempestività (ritardo di notifica dei casi rapportati al sistema di sorveglianza su dati aggregati coordinati dal ministero della Salute) sia per completezza», è chiarito.
«Se da una parte possiamo vedere uno spiraglio, dall’altra dobbiamo tenere duro. Gli indici dei posti letto e delle terapie intensive non sono positivi. Gli ospedali saranno in sofferenza ancora per settimane». Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del Ministero della Salute, vuole essere chiaro. «Si conferma un rallentamento, ma con un’incidenza ancora molto elevata – rimarca -. Siamo a oltre 700 casi per 100mila, quest’estate eravamo sui 10-15. Purtroppo anche con la diminuzione dell’Rt la sofferenza dei servizi sanitari durerà ancora».
«L’Italia si è mossa per tempo e il Piano nazionale di vaccinazione anti-Covid verrà presentato nei prossimi giorni dal ministro Speranza. Sostanzialmente ci siamo», ha aggiunto.
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