Un emendamento alla Legge di Bilancio, firmato da tutti i gruppi, prevede lo stanziamento di 50 milioni di euro per permettere ai cittadini meno abbienti di fruire dello psicologo. Lazzari ricorda: «In questi ultimi mesi abbiamo registrato un 25% di aumento dei disturbi di ansia e depressione che riguardano il 20% della popolazione, urgente agire»
Un bonus psicologo, modulato in base alla fascia di reddito, per offrire una soluzione al crescente disagio psicologico amplificato dalla pandemia. È l’iniziativa bipartisan messa in campo dalle parlamentari Pirro (M5s), Tiraboschi (FI), Parente (Iv), De Petris (Leu), Bellucci (FdI), Marin (Lega), Biti e Boldrini (Pd) che ha preso la forma di un emendamento alla legge di Bilancio in discussione al Senato, con uno stanziamento previsto di 50 milioni di euro. Non è il primo tentativo sul tema: l’anno scorso furono presentate, senza successo, proposte analoghe mentre con il Dl Sostegni bis un fondo ad hoc di 10 milioni era stato già creato, ma rivolto prevalentemente a bambini e adolescenti. Il disagio psicologico riguarda un 30% di possibili pazienti che non può permettersi di ricorrere allo psicologo e che il SSN non è attualmente in grado di soddisfare a causa della carenza di organico: sono solo 5mila i professioni in carico al Servizio sanitario nazionale.
Due sono le forme di supporto economico previste: un bonus avviamento, con 15 milioni di euro di finanziamento, e un bonus sostegno, con una dotazione finanziaria di 35 milioni di euro. Il primo consisterebbe in un contributo di 150 euro per i cittadini maggiorenni a cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale e che non hanno avuto accesso ad altre agevolazioni in materia di salute mentale, ma senza limiti di reddito. Il secondo, invece, più sostanzioso, prevedrebbe l’erogazione di un contributo di 1.600 euro con Isee fino a 15mila euro, 800 euro con Isee compreso tra i 15mila e i 50mila euro, 400 euro per le persone con redditi compresi tra i 50mila e i 90mila euro.
«Si tratta di una misura di equità e giustizia sociale. Al momento non i servizi sanitari non sono in grado di dare una risposta a questo tipo di domanda: in attesa che si rafforzino, possiamo offrire risposte a questo tipo di problematiche» ha commentato il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologici, David Lazzari, che da tempo mette in guardia sul disagio psicologico sempre più crescente nella società.
«Il disagio psicologico è un problema molto diffuso che a volte si manifesta in disturbi più gravi. Ma non va sottovalutato neanche il disagio ‘sotto soglia clinica’ perché se non trattato, se non riceve un ascolto e una forma appropriata di sostegno è destinato ad aggravarsi. In questi ultimi mesi abbiamo registrato un 25% di aumento dei disturbi di ansia e depressione che riguardano il 20% della popolazione. I più colpiti sono i giovani e comunque persone di tutte le fasce socio-economiche». «Serve una strategia diversificata – conclude Lazzari -. Occorre una rete che utilizzi al meglio le infrastrutture sociali: la scuola, le case di comunità, la rete del welfare».
Tutti i partiti sembrano sostenere la proposta, che dunque potrebbe avere buone chanche di passare nel corso dell’esame della manovra finanziaria, anche se bisogna vedere se il governo accoglierà questa richiesta bipartisan. «Si tratta di un piccolo incentivo per infrangere il muro che si frappone tra noi e l’affrontare le nostre fragilità» ha ricordato Elisa Pirro, capogruppo del MoVimento stelle in commissione Igiene e Sanità
Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia, ha sottolineato che «la salute mentale non ha colore, è un tema che sfida tutti. La pandemia ha acuito e fatto emergere il bisogno di investimenti su un tema tra i meno considerati nel dibattito pubblico. Non faremo mancare il sostegno a questa iniziativa». Anche l’azzurra Virginia Tiraboschi ha promosso l’iniziativa, anche se ritiene che serva «uno sforzo di carattere culturale. Spesso chi si trova in una fascia sociale più bisognosa ha un problema nell’approcciare lo psicologo. L’educazione nelle scuole e nelle famiglie potrebbe rientrare in questo piano».
Per la presidente della commissione Affari sociali Annamaria Parente (Italia Viva), la proposta è «soltanto l’inizio di un percorso. Sembra che le questioni psicologiche debbano riguardare solo le classi più agiate. Non è così. La pandemia ha solo portato a galla cose che già esistevano. Abbiamo visto l’accentuarsi del disagio». Parente ha poi ricordato i disegni di legge sul tema all’esame della sua commissione: «Continueremo a lavorare sullo psicologo delle cure primarie e sullo psicologo scolastico. Avere un presidio nelle scuole che riesca ad intercettare in anticipo il disagio può essere importante».
Secondo Paola Boldrini (Pd), vicepresidente della commissione Igiene e Sanità, lo psicologo deve essere inserito nelle case di comunità: «Ricordo che il supporto psicologico è previsto nei LEA e che in questo momento il servizio non sempre viene erogato anche per mancanza del personale. Certo, assumere 15mila psicologi sarebbe stato meglio ma intanto partiamo con questo fondo destinato a sostenere economicamente chi non se lo può permettere». Per la senatrice Loredana De Petris (Liberi e Uguali), «oggi abbiamo una grave carenza: sono andati in pensione molti psicologici e a volte non hanno saputo nemmeno a chi lasciare i pazienti. Dobbiamo chiarire quale posto ha la salute mentale all’interno del Servizio sanitario nazionale. Deve tornare ad essere una priorità». Per la senatrice leghista Raffaella Marin «la salute mentale è ancora un tema tabù. Ancora oggi la maggior parte delle persone non conoscono differenza tra psichiatria e psicologia. Per questo bisogna lavorare in operazioni di sensibilizzazione».
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