Mammografie ridotte del 30% su base nazionale, che arrivano al 40% in Sardegna e Calabria e al 37% nella PA di Trento. Calo del 22% dei ricoveri per ictus ischemico, in Valle d’Aosta si arriva a -54% e quasi -50% in Molise. I dati di “resilienza” del Ssn raccolti da Agenas
Resilienza è stata la principale richiesta fatta al Sistema sanitario nazionale durante l’emergenza pandemica. Una richiesta che l’Agenas ha voluto siglare con i numeri giusti. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in collaborazione con il Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna, ha prodotto infatti un’analisi preliminare delle prestazioni effettuate dal Ssn, sia in regime ospedaliero sia in ambito di specialistica ambulatoriale, mettendo a confronto i dati dei primi mesi del 2020, in piena emergenza epidemiologica, con quelli dello stesso periodo 2019.
Durante una conferenza web, è stata inaugurata la sezione del sito Agenas in cui trovare tutti i dati, ribattezzata appunto “Resilienza”. «In ogni situazione di crisi, sono i professionisti e le organizzazioni capaci di rimodellare tempestivamente le proprie routine e i propri processi a fare la differenza – dichiara la professoressa Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -. L’espressione “resilienza”, per quanto oggi forse abusata, esprime la capacità di quelle istituzioni che, di fronte alla pandemia, hanno saputo rispondere, per garantire la risposta ai bisogni nuovi ed emergenti e a quelli già esistenti. Il lavoro che viene oggi presentato nasce dalla collaborazione tra Agenas e il Laboratorio MeS della Scuola Superiore Sant’Anna e monitora la capacità di tenuta dei sistemi sanitari regionali nei primi mesi del 2020».
«Davanti a uno tsunami imprevedibile quale il Covid-19 – aggiunge – i dati del primo semestre dello scorso anno dimostrano che anche realtà duramente colpite dal Covid-19 hanno tendenzialmente garantito ai propri cittadini l’erogazione di servizi essenziali, riducendo drasticamente quelli procrastinabili. Resilienza è anche capacità di riorganizzare le cure per riequilibrare nel tempo l’offerta. Fondamentale sarà il monitoraggio del secondo semestre 2020 e l’azione di potenziamento del Ssn».
L’indagine mostra dati al ribasso, com’era atteso. Dividendo le aree di indagine in tre tipologie:
Nella tipologia A i primi ad essere analizzati sono stati gli screening oncologici. Nei volumi dello screening mammografico si registrano picchi di -40,7% per la Sardegna, -39,4% per la Calabria e -37,4% per la PA di Trento. La più virtuosa è il Friuli Venezia-Giulia con “solo” -16.0%. Con i volumi degli interventi chirurgici per tumore alla mammella si registra un -62,7% in Molise e un -52,3% nella PA di Trento. Solo Lazio e Sardegna segnano rispettivamente 5.1% e 5.9%. In ambito cardiocircolatorio i volumi per ricoveri per Ima Stemi hanno toccato il -43,5% in Molise e il -41,9% nelle Marche. Quelli per ictus ischemico il -54,2% in Valle D’Aosta e il -49,7% in Molise.
La riduzione dei ricoveri programmati, al 49,9% nelle media italiana, si mostra particolarmente accentuata in Molise dove sono stati decurtati per il 73%. Meglio la provincia autonoma di Bolzano dove il calo è stato del 35,5%. Nei ricoveri urgenti, la diminuzione è al 24% a livello nazionale, il dato peggiore ancora registrato in Molise (-55%), mentre quello migliore in Lombardia (-12%).
La situazione migliora nei casi della tipologia B, come fratture operate entro 48 ore e parti cesarei. Quasi tutte le regioni si mantengono sopra la media, a eccezione della Valle D’Aosta, che mostra rispettivamente un -11% e un -8%. Cifre probabilmente dovute anche al massiccio manifestarsi del virus nella regione, fattore tenuto in considerazione dalle analisi Agenas.
«Le regioni più deboli – commenta Filippo Anelli, presidente Fnomceo e ospite nella conferenza – hanno avuto un impatto importante nonostante la bassa incidenza del virus e questo dimostra come il nostro Ssn sia diverso da regione a regione. È evidente che la qualità abbia tenuto, un dato incoraggiante e collegato con le competenze dei professionisti. Sulla tenuta complessiva credo che i risultati siano legati anche al lockdown totale e quindi la riduzione del numero dei ricoveri sia stata conseguenza anche delle misure restrittive. Le punte di 40% fanno male e sono sicuramente rilevanti, probabilmente dovremmo attenderci anche delle conseguenze sugli indici di sopravvivenza. Intervenire sulle disuguaglianze è come sempre la prima necessità».
A dicembre lo stesso allarme lo ha lanciato Salutequità, Organizzazione indipendente per la valutazione della qualità delle politiche per la salute, che oltre alla caduta libera di ricoveri (una media del -40%, ma non solo tra quelli programmati) ha messo in evidenza il crollo delle ricette per prestazioni di specialistica ambulatoriale (-58%, 13,3 milioni di accertamenti diagnostici e 9,6 milioni di visite specialistiche in meno) e screening oncologici (-50/55%: nel complesso nei primi mesi 2020 non sono state diagnosticate circa 4.300 neoplasie e 4.000 adenomi) oltre che una drastica contrazione della spesa per farmaci innovativi non oncologici che, in alcune Regioni, ha riguardato anche quelli oncologici.
«Covid-19 è stato ed è ancora un moltiplicatore di disuguaglianze, con un rischio prevedibile sul livello di salute degli italiani – si legge in una nota -. Se nei primi sei mesi il risultato è questo, cosa è accaduto fino a fine anno? Perché un dato che dovrebbe essere già ormai, purtroppo, evidente, tarda ancora a essere reso noto?».
Tonino Aceti, presidente dell’organizzazione, punta quindi il dito sul ritardo con cui sono resi noti i dati: «I ritardi nella pubblicazione dei dati contenuti nelle rilevazioni ufficiali hanno sempre rappresentato una criticità importante del SSN, sia dal punto di vista della verifica dell’efficacia degli interventi, sia da quello sulle modalità di utilizzo delle risorse stanziate, a partire da quelle previste nei provvedimenti emergenziali per il potenziamento del SSN, dall’assistenza territoriale, al recupero delle liste di attesa».
E Salutequità lancia precise proposte per colmare il gap di cui anche Agenas e i suoi partner potrebbero essere attori: «È necessario – sottolinea Aceti – predisporre un preciso programma che parta dall’immediato aggiornamento al 2020 e relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie (e non), per misurare lo stato attuale dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid-19, rilevare le criticità nell’accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del SSN per gli assistiti non Covid. Per questo serve una nuova Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 (l’ultima si riferisce al 2012-2013), come pure avviare un’indagine conoscitiva parlamentare sullo stato dell’assistenza garantita ai pazienti NON Covid».
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