Il Portavoce della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche conferma: «Da Venturi e Icardi ampie rassicurazioni». Poi spiega: «Figura innovativa, lavorerà a stretto contatto con il medico di medicina generale»
L’infermiere di famiglia potrebbe essere presto una realtà nel nostro Paese. A confermarlo ai microfoni di Sanità Informazione è il portavoce della Federazione degli Ordini delle Professioni infermieristiche Tonino Aceti all’indomani dell’incontro che una delegazione FNOPI ha avuto con Genesio Icardi, Assessore alla Salute della Regione Piemonte e coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e Sergio Venturi, Assessore alla Salute della Regione Emilia-Romagna, presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità: «Ci sono state date ampie rassicurazioni che l’infermiere di famiglia da elemento sperimentale in alcune regioni diventerà con il prossimo Patto per la salute elemento strutturale e di sistema nel nostro Paese», sottolinea Aceti.
Nell’incontro, come riportato da una nota della FNOPI, sono stati affrontati i principali temi relativi allo sviluppo della professione infermieristica alla luce del futuro Patto per la Salute e si è parlato della proposta di una Conferenza Nazionale sulla Salute, idea che ha già incontrato la valutazione positiva del Ministro della Salute, Roberto Speranza.
«L’infermiere di famiglia è una figura professionale centrale per la presa in carico delle cronicità e più in generale delle fragilità, anche nelle aree interne e più disagiate del nostro Paese. È una figura innovativa in Italia, sperimentale in alcune regione, ma da alcuni anni vi è un riferimento in letteratura internazionale» sottolinea Aceti che poi aggiunge: «Cambia il paradigma dell’assistenza, da una medicina di attesa si passa a una di iniziativa. È una figura che entra in relazione fortemente con le famiglie. Entra nelle case delle persone, aiuta le persone a descrivere e a classificare meglio anche i propri bisogni ed è una figura che è in grado di prendersi in carico questi bisogni immediatamente garantendo la continuità dei percorsi, l’integrazione, il lavoro in team, l’approccio multidisciplinare e multidimensionale, lavorando a stretto contatto con il medico di medicina generale che è una figura molto importante dei nostri servizi sanitari territoriali».