«L’utilizzo adeguato degli antibiotici è il primo passo, la corretta informazione su come e quando assumerli il secondo, il terzo è investire sempre di più nella gestione degli ospedali». La strategia del presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato per contrastare una grave minaccia per la salute globale
L’ultimo rapporto del Gruppo di coordinamento dell’Onu (Iacg) sulla resistenza antimicrobica parla di “10 milioni di morti l’anno, danni economici assimilabili alla crisi finanziaria del 2008 e 24 milioni di persone che, entro il 2030, cadranno in condizioni di povertà estrema”.
Rapporto ONU antibioticoresistenza
Un tema, quello dell’antibiotico resistenza, strettamente collegato a quello delle infezioni ospedaliere: secondo i dati forniti dall’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc), le infezioni ospedaliere hanno causato lo scorso anno in Italia 7.800 decessi e una probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero del 6%: in pratica 530mila casi ogni anno. Dati che pongono il nostro Paese tra gli ultimi posti in Europa.
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Anche Pierpaolo Sileri, Presidente della Commissione Sanità di palazzo Madama, intervistato da Sanità informazione sull’argomento, ha parlato di una «minaccia globale e una spesa per il SSN» per cui serve un maggior controllo. Un fenomeno preoccupante da contrastare con «campagne informative, l’adozione di misure preventive e il monitoraggio costante della situazione sul territorio nazionale».
Presidente Sileri, le infezioni ospedaliere rappresentano ancora un grave problema per il nostro SSN. Cosa si può fare nel concreto?
«È sicuramente una minaccia globale; basti pensare che in Italia muoiono tra i 5mila e i 7mila pazienti, ogni anno, a causa delle infezioni ospedaliere. È un numero che è quasi il doppio del numero dei morti per incidenti sulle nostre strade. È un problema che va controllato e monitorato innanzitutto, facendo più informazione, in modo tale che gli antibiotici vengano utilizzati con giudizio. Secondariamente, è opportuno che vengano messe in atto procedure molto semplici ma importanti come lavarsi le mani. L’igiene delle mani, infatti, è fondamentale non solo per il personale sanitario ma anche per i visitatori degli ospedali. Inoltre, bisogna controllare accuratamente i protocolli di gestione all’interno dell’ospedale: ad esempio, l’antibiotico profilassi per gli interventi chirurgici è da fare solo se serve davvero così come prolungare la terapia con antibiotici. Insomma, serve un maggior controllo. Non dimentichiamo che ogni paziente che contrae un’infezione all’interno dell’ospedale ha anche un costo che grava sulla sanità. Costa 9-10 mila euro in più. Non possiamo permetterci questo né che i nostri pazienti muoiano per qualcosa che può essere prevenuto».
Cosa si potrebbe fare nel concreto: un tavolo al ministero o qualcosa di questo tipo?
«Sì, una cosa che era iniziata già nel precedente Governo. È necessario che i sistemi che il ministero ha, come l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), monitori costantemente e adeguatamente la situazione sul territorio nazionale, che resta a macchia di leopardo. Abbiamo purtroppo delle resistenze che sono per alcuni batteri superiori a quelle del resto d’Europa. Un utilizzo adeguato degli antibiotici è il primo passo, informare su come e quando utilizzarli è il secondo passo, il terzo è investire sempre di più in quella che è la gestione degli ospedali».