Salute 24 Giugno 2024 13:23

Infezioni sessualmente trasmesse: in Italia aumentano i contagi da sifilide, gonorrea e clamidia

I primi dati dei sistemi di sorveglianza sentinella delle infezioni sessualmente trasmesse rilevano significativi incrementi nella diffusione di queste malattie. E' quanto sottolineato dagli specialisti in occasione della 16esima edizione di ICAR
Infezioni sessualmente trasmesse: in Italia aumentano i contagi da sifilide, gonorrea e clamidia

I primi dati dei sistemi di sorveglianza sentinella delle infezioni sessualmente trasmesse (Ist), coordinati dal Centro Operativo AIDS dell’ISS, rilevano significativi incrementi nella diffusione di queste malattie. E’ quanto sottolineato dagli specialisti in occasione della 16esima edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research. “I dati del 2022 mostrano un incremento delle Ist soprattutto tra i giovani”, sottolinea Barbara Suligoi, direttore COA dell’ISS. “Per la gonorrea sono stati segnalati al sistema sentinella circa 1200 casi, che rispetto agli 820 del 2021 implicano un aumento del 50%”, aggiunge.

Dal 2019 al 2022 i casi di gonorrea sono raddoppiati

Per la sifilide, siamo passati da 580 casi del 2021 a 700, con un aumento quindi del 20%. Questa crescita nei numeri non è solo un effetto della maggiore socializzazione che si è verificata dopo le fasi più acute della pandemia da Covid-19, in quanto si riscontra anche rispetto al 2019, quando i casi di gonorrea erano stati 610 (quindi rispetto ad allora sono aumentati del 100%), mentre quelli di sifilide erano 470, incrementati quindi di oltre il 50%. Anche sulla clamidia il riscontro è analogo: dagli 800 casi del ’19, si è giunti nel 2022 a 993, con un aumento del 25%. L’aspetto più rilevante è il coinvolgimento giovanile, in particolare le ragazze under 25: la prevalenza della clamidia tra le giovani di questa fascia d’età è del 7%, mentre sopra i 40 anni è appena 1%. In 3 casi su 4 l’infezione è asintomatica, quindi molte ragazze non se ne accorgono per lungo tempo”.

Le conseguenze delle infezioni sessualmente trasmissibili

Sono numerose le conseguenze dell’Ist. La sifilide può arrivare a colpire anche il sistema nervoso centrale. La clamidia può sviluppare malattia infiammatoria pelvica, che a sua volta può comportare problemi di fertilità o complicanze nella gravidanza, tanto che un ampio numero di casi di procreazione medicalmente assistita sono riconducibili a questa causa; l’infezione si può manifestare con uretrite e cervicite, proctite, faringiti. Inoltre, la trasmissione dell’infezione dalla madre al bambino al momento del parto può comportare l’insorgenza di problemi oculari o polmoniti nel neonato. L’infezione da gonococco può portare a gravidanze ectopiche, infertilità, aumento di trasmissibilità di altre Ist come l’HIV, uretriti, proctiti, faringiti. La preoccupazione è data anche dalla crescente resistenza del batterio agli antibiotici, giunta in Italia al 22% per l’azitromicina, con un aumento significativo rispetto alle percentuali più basse degli anni scorsi. Considerando che sopra il 5% la resistenza è ritenuta grave, questo dato si colloca in scia con la posizione critica dell’Italia nella lotta all’antimicrobico resistenza.

Il ruolo della profilassi pre-esposizione dell’HIV nella prevenzione delle Ist

“L’aumento dell’accesso alla profilassi pre-esposizione (PrEP) di HIV rappresenta uno strumento fondamentale di diagnosi precoce e controllo delle altre Ist, oggi in incremento nella popolazione sessualmente attiva”, sottolinea Andrea Antinori, direttore del Dipartimento Clinico e di Ricerca dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive, dove è attivo un Ambulatorio PrEP che segue stabilmente più di mille persone a rischio. “Nei protocolli di erogazione e monitoraggio della PrEP – evidenzia Antinori – è previsto il monitoraggio periodico delle Ist anche asintomatiche, e questo è un modo per fare emergere un sommerso non diagnosticato nella popolazione a rischio. L’incidenza di nuove diagnosi di Ist negli utenti PrEP va dal 16% al 24% e la PrEP si conferma uno strumento per aumentare l’accesso alla diagnosi precoce di Ist, e per inserire le persone a rischio in percorsi di prevenzione combinati, al fine di ridurre sia la circolazione di Ist che la morbilità ad esse correlata.

I giovani sanno molto poco sulle Ist

“Oltre a una scarsa informazione sulle Ist diffusa nella popolazione generale, vi sono alcune cause specifiche che coinvolgono la popolazione giovanile”, evidenzia Barbara Suligoi. “I giovani, infatti, spesso non sanno dove reperire le informazioni e dove eseguire i necessari controlli, non si recano regolarmente presso uno specialista come avviene in età adulta con il ginecologo e l’andrologo. Inoltre, spesso si informano sul web, con fonti approssimative se non fuorvianti. Questi elementi – prosegue – avviano un circuito di non consapevolezza, che aumenta esponenzialmente nei momenti di socialità, in cui si abbassa la soglia della prudenza, con la perdita delle inibizioni e delle protezioni. Inoltre, alcuni ragazzi fanno uso di droghe o di chemsex, ma, considerando queste attività occasionali, non le ritengono, erroneamente, situazioni di rischio. Servirebbe quindi una maggiore informazione, un’educazione all’affettività a livello scolastico, percorsi chiari sul territorio per chi abbia bisogno di una consulenza tempestiva in caso di sospetto di aver contratto una Ist”.

 

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