Salute 4 Febbraio 2025 14:38

Influenza al picco: è emergenza polmoniti

I geriatri di SIGOT, i medici di famiglia di SIMG, gli infettivologi di SIMIT rilevano l’elevato afflusso di pazienti sia a livello ospedaliero che territoriale. Auspicata una maggiore adesione alle campagne vaccinali
Influenza al picco: è emergenza polmoniti

L’influenza ha raggiunto il picco di contagi e i pronto soccorso sono presi d’assalto. Stando agli ultimi dati del sistema di Sorveglianza RespVirNet, il numero di casi di sindromi simil-influenzali nella quarta settimana del 2025 è aumentato notevolmente, con un’incidenza che ha superato la soglia di “alta” intensità (17,3 casi per mille assistiti). Maggiormente colpite sono alcune regioni come Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Puglia e Sardegna con un aumento, in alcune di queste regioni, dei ricoveri per polmoniti da diversi patogeni. Alla luce dei dati, infettivologi, medici di famiglia e geriatri invitano ad “una maggiore copertura vaccinale, soprattutto nei pazienti fragili, per evitare complicanze e ad assumere farmaci sotto stretto controllo medico, soprattutto per quanto riguarda gli antibiotici, il cui abuso può provocare una crescita della resistenza dei batteri agli antibiotici stessi”.

 I vaccini arginano la tempesta

“A determinare queste sindromi simil-influenzali è la concomitante presenza di diversi virus respiratori – spiega Roberto Parrella, Presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali-SIMIT –. I campioni esaminati dai vari laboratori risultano positivi in varie percentuali a virus influenzali di tipo A e B, Virus Respiratorio Sinciziale, SARS-CoV-2, Rhinovirus, Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2,  Metapneumovirus, Adenovirus,  Bocavirus e virus parainfluenzali. La co-circolazione di questi diversi virus può aumentare il rischio clinico e la possibilità di complicanze soprattutto nei pazienti anziani, nei fragili con patologie croniche o con alterazioni del sistema immunitario e nei bambini al di sotto dei 5-6 anni d’età. In questa popolazione i virus circolanti possono determinare sintomi più severi che portano ad un affollamento delle strutture d’emergenza ed a un aumento dei ricoveri ospedalieri per varie complicanze. Bisogna aumentare la copertura vaccinale tra anziani e persone a rischio per ridurre la progressione verso manifestazioni cliniche gravi, che portano a sovraccaricare il sistema sanitario. La protezione dovrebbe riguardare non solo i virus influenzali, ma anche altri patogeni come il Virus Respiratorio Sinciziale, responsabile di gravi manifestazioni cliniche nelle popolazioni a rischio, per il quale esiste una protezione vaccinale efficace”. Il Virus Respiratorio Sinciziale (RSV) è noto per le patologie respiratorie dellprima infanzia, ma colpisce severamente anche i soggetti adulti fragili. Ogni anno, si stima che nella popolazione italiana con più di 60 anni provochi circa 290mila casi di infezione respiratoria acuta, 26mila casi di ospedalizzazione e 1.800 decessi in ospedale. La vaccinazione disponibile rappresenta dunque un’importante forma di prevenzione.

Pronto soccorso intasati

“Stiamo osservando un notevole incremento del numero di casi di influenza con complicanze a livello polmonare, sia di tipo interstiziale virale, sia da superinfezione batterica – evidenzia il Prof. Lorenzo Palleschi, Presidente della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio-SIGOT –. La tenuta del sistema viene messa a dura prova: la maggior parte dei Pronto Soccorso delle grandi città sono intasati, con il fenomeno del boarding al proprio interno, per cui i pazienti qui stabilizzati sono in attesa di essere ricoverati in altri reparti; vi sono stati anche alcuni blocchi delle ambulanze. Alla base di questa emergenza via sono i numerosi casi di polmoniti che complicano le infezioni virali in questo picco influenzale. Il numero dei casi è particolarmente elevato anche per la scarsa adesione mostrata nella campagna vaccinale, sebbene i più fragili si avvantaggerebbero molto di questa protezione, con manifestazioni meno gravi e senza complicanze come le polmoniti. La vaccinazione anti-influenzale, infatti, rappresenta un fondamentale presidio di salute pubblica ed è la raccomandazione principale per evitare decessi, ospedalizzazioni e complicanze. Secondo le indicazioni del Ministero della Salute, nella popolazione anziana l’obiettivo minimo della copertura vaccinale è del 75%, con una quota ottimale del 95%. I dati degli ultimi anni certificano che siamo ancora lontani da questi punti di riferimento: in attesa dei numeri di quest’anno, le statistiche del 2023-24 parlano di una copertura del 53,3%, con un trend in continua diminuzione dal periodo pandemico, quando si raggiunse il 65% nel 2020-21. Dobbiamo impegnarci a sensibilizzare la popolazione per favorire un’inversione di tendenza. Adesso poi è fondamentale seguire i corretti trattamenti terapeutici, ricorrendo agli antibiotici sono in caso di infezione batterica, in quanto in caso di infezioni virali l’antibiotico può essere persino dannoso, creando resistenze e generando effetti collaterali”.

Medici di famiglia in prima linea

“Studi, ambulatori, visite domiciliari sono di fronte a una grande pressione – spiega Alessandro Rossi, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie – Siamo al massimo impatto epidemiologico. Nonostante l’andamento sia stato più graduale rispetto allo scorso anno con una lenta ascesa, i numeri oggi mostrano un’alta incidenza che porta la medicina generale a essere al centro delle richieste dei pazienti. Inoltre, l’influenza di quest’anno si caratterizza per forme prolungate rispetto al solito: la forma acuta con febbre dura 3-4 giorni, seguiti da una fase di sintomi come astenia, cefalea, dolori muscolari. C’è il rischio di prescrizioni inappropriate di antibiotici che dobbiamo cercare di gestire e governare. Il riscontro di casi di polmonite in corso di queste forme virali è stato segnalato da diverse fonti di osservazione anche nelle Cure Primarie, la maggior parte delle quali vengono curate a domicilio. Bisogna migliorare le coperture vaccinali, poiché siamo lontani dalle coperture ottimali. Si deve poi educare la popolazione a non recarsi in Pronto Soccorso, se non con acuzie importanti e su indicazione del Medico di Medicina Generale. Serve infine un rafforzamento della medicina del territorio: in molte regioni le Case di Comunità non sono ancora partite, ma in ogni caso non saranno queste a dover rispondere alle chiamate emergenziali, ma il medico di famiglia; è pertanto necessario preservare e rafforzare la Medicina Generale, mantenendo le caratteristiche di capillarità e il rapporto di fiducia che la contraddistinguono”.

 

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