L’ Oms America: «La stagione influenzale nell’emisfero sud è arrivata quasi un mese prima del solito». Pregliasco (virologo): «In Italia i casi stimati potrebbero oscillare tra i 5-6 milioni»
La stagione influenzale quest’anno potrebbe arrivare in anticipo, ricalcando l’andamento registrato nei mesi scorsi nell’emisfero meridionale. L’avvertimento arriva dalla Pan American Health Organization (Paho) – l’ufficio per le Americhe dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – che invita a farsi trovare preparati mettendo in atto le strategie di prevenzione e sorveglianza. A sostegno delle sue previsioni la Paho spiega che «nell’emisfero meridionale, diversi Paesi hanno segnalato un inizio precoce dell’aumento dei casi e dei ricoveri ospedalieri dovuti a virus respiratori». Le infezioni da virus influenzali, virus respiratorio sinciziale e altri agenti respiratori hanno iniziato a crescere con almeno 3-4 settimane di anticipo rispetto agli anni passati. Inoltre, a caratterizzare la stagione è stata anche una rapida crescita dei contagi. Il fenomeno ha riguardato soprattutto le infezioni da virus respiratorio sinciziale. Ciò, in alcuni Paesi, come ad esempio in Cile, ha prodotto una forte pressione sugli ospedali pediatrici.
Ma una buona notizia c’è: anche se dovesse arriva in anticipo, la prossima stagione influenzale si prospetta di “di media intensità”. Il virologo Fabrizio Pregliasco, in occasione dell’evento “Stagione influenzale 2022-2023: cosa sapere e cosa fare”, organizzato da Assosalute ha fatto sapere che chi casi stimati «potrebbero oscillare tra i 5-6 milioni». Oltre ai casi influenzali legati alla variante H1N1, «si prevede una decina di milioni di casi di altri virus influenzali “cugini”, che possono causare sintomi simili -aggiunge lo specialista -. La diffusione dell’influenza dipenderà da diversi fattori, tra cui i ceppi virali in circolazione, la loro novità e variazione rispetto agli anni precedenti, così come le condizioni meteorologiche e climatiche. Pertanto – prosegue Pregliasco – , è fondamentale promuovere la vaccinazione e misure di igiene».
È ancora presto per fare previsioni, tuttavia l’esordio precoce osservato nell’emisfero sud «suggerisce un cambiamento dell’andamento stagionale rispetto alle stagioni precedenti alla pandemia e potrebbe ripetersi nell’emisfero nord», scrive la Paho. Una prima conferma di questa tendenza sembra arrivare dagli Stati Uniti: a inizio settembre i Centers for Disease Control and Prevention hanno diramato un’allerta per segnalare l’inizio precoce delle infezioni da virus respiratorio sinciziale in alcuni stati meridionali, che, in genere, registrano un anticipo della stagione di un paio di mesi rispetto al resto del paese. È necessario «che i sistemi di sorveglianza di routine abbiano la capacità di rilevare i cambiamenti nelle tendenze», scrive la Paho, che invita i sistemi sanitari a prepararsi «per fornire un’adeguata gestione dei pazienti».
La campagna vaccinale
Da non sottovalutare nemmeno la compresenza dell’influenza e del SarS-CoV-2, che potrà rendere la gestione delle risorse sanitarie più complessa, considerando la similarità dei sintomi. «La vaccinazione è una tutela non solo per se stessi, ma anche per coloro che sono più vulnerabili, come bambini, anziani o persone con problemi di salute preesistenti – aggiunge Pregliasco -. Mentre i giovani possono scegliere di vaccinarsi, per i soggetti fragili e gli anziani farlo è quasi una necessità, poiché – conclude – sono a rischio di gravi complicazioni in caso di infezione».
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