Il dg OMS Adhanom: «Da quando l’H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996 abbiamo assistito solo a trasmissioni rare e non prolungate di aviaria tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento dello status quo»
Il mondo deve prepararsi ad una potenziale pandemia di influenza aviaria umana: l’avvertimento arriva dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo che il ceppo H5N1 è passato dagli uccelli ai mammiferi. Nel Regno Unito, dal 2021 ad oggi sono stati segnalati 9 casi tra lontre, visoni e volpi. Nel mese di ottobre un’epidemia si è verificata tra i visoni, in una fattoria in Galizia, nel nord-ovest della Spagna, che ospitava oltre 50 mila animali. In Italia, al momento non risultano casi di aviaria tra i mammiferi.
Oggi, durante il periodico briefing virtuale con la stampa, il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha esortato tutte le nazioni a monitorare attentamente l’eventuale presenza di aviaria tra i mammiferi. Sono oltre 25 anni che il virus ha circola tra uccelli selvatici e pollame: «Da quando H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996 – ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus – abbiamo assistito solo a trasmissioni rare e non prolungate di H5N1 da e tra esseri umani. Ma non possiamo presumere che rimarrà così e dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento dello status quo. Come sempre, si raccomanda di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali».
L’OMS ha assicurato che tutti i casi di infezione da H5N1 che si verificano negli esseri umani saranno monitorati, raccomandando di «rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici, continuando a collaborare con i produttori per assicurarsi che, se necessario, le forniture di vaccini e antivirali siano disponibili per l’uso globale».
I casi di infezione da H5N1 tra gli esseri umani sono stati rilevati in diversi Paesi del mondo, ma con una frequenza sporadica e strettamente legati allo stretto contatto con esemplari avicoli infetti, vivi o morti. Finora non sono stati segnalati casi di trasmissione da uomo ad uomo. Ora la preoccupazione è che il virus, continuando a trasmettersi tra i mammiferi, possa mutare e superare l’unico ostacolo che finora gli ha impedito di diffondersi come il Covid-19: la trasmissione inter-umana.
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