Cricelli (SIMG): «Da 23 anni non si registrava una stagione di malanni particolarmente violenta come l’attuale: a pesare non è soltanto la circolazione del virus influenzale, ma anche quello sincinziale»
La 14esima settimana, dall’inizio del nuovo anno, di influenza stagionale sta volgendo al termine e con la sua fine dovremmo avvicinarsi anche all’epilogo di febbri, raffreddori e tossi, sintomi tipici dei virus influenzali. «Dalla prossima settimana il numero delle persone affette da malanni di stagione dovrebbe cominciare a diminuire notevolmente – assicura il professore Claudio Cricelli, presidente SIMG, in un’intervista a Sanità Informazione -. Dai numeri attuali si osserva un calo lento e progressivo, ma siamo ancora sopra la soglia epidemica: se tra adulti e anziani si parla solo di 5,8 casi per mille abitanti, per i bambini risulta molto elevata».
Ma che sia finita o quasi, una cosa è certa: quella che stiamo per lasciarsi alle spalle sarà ricordata, almeno considerando le stagioni influenzali che si sono susseguite finora e di cui abbiamo traccia, come la più lunga di sempre. «I virus influenzali hanno cominciato a circolare nel nostro Paese verso la 42esima settimana dello scorso anno, e non all’abituale 48esima, per poi raggiungere un piccolo alto e duraturo – dice il presidente SIMG -. Sommando questo periodo del 2022 alle ulteriori 14 settimane del 2023, calcolatrice alla mano, si superano le 26 settimane totali. In altre parole, il periodo influenzale tradizionalmente associato alla stagione invernale, si è prolungato per un periodo superiore ai sei mesi, rendendo quest’epidemia del tutto atipica». Un’epidemia, infatti è, per definizione, una manifestazione molto frequente, localizzata e di durata limitata nel tempo di una malattia infettiva.
La sua durata atipica potrebbe avere diverse concause: «Assembramenti, utilizzo delle mascherine molto limitato e scarsa adesione alla campagna vaccinale hanno senza dubbio contribuito ad una maggiore diffusione dell’influenza stagionale», aggiunge Cricelli. Da non sottovalutare nemmeno la scarsa immunità della popolazione, conseguenza delle misure anti-Covid- 19. «Il contenimento anticoronavirus, che è stato certamente utile al fine di evitare la sua diffusione massiva, ha ridotto anche la circolazione di altri virus, lasciando la popolazione sguarnita, soprattutto quella più giovane e non vaccinata, nei confronti degli altri virus», sottolinea il professore.
Particolarmente importanti sono anche i numeri totali delle sindromi simil influenzali: «Alla fine di marzo si parlava di circa 13 milioni di cittadini coinvolti, numero destinato ad aumentare fino a fine aprile – aggiunge Cricelli – Ad essere circolato non è stato soltanto il virus dell’influenza, soprattutto quello A rispetto a quello B, ma anche tanti altri simili: in particolare quello Sars Cov2, il virus respiratorio sincinziale, l’adenovirus, quello da raffreddore. Le complicanze registrate, che sono state prevalentemente di tipo respiratorio e che hanno colpito soprattutto gli anziani, ci fanno ribadire un concetto: l’unico strumento che disponiamo per la profilassi dell’influenza è il vaccino. Ancora una volta, occorre insistere e tentare di aumentare il tasso di aderenza alla vaccinazione».
Ed è proprio su una maggiore aderenza alla campagna vaccinale che gli esperti puntano per riuscire a tenere sotto controllo il Covid-19 anche durante la prossima stagione influenzale. «Il Covid, anche se se ne parla sempre meno, non è sparito. È presente con tutte le sue varianti e colpisce con maggiore aggressività soprattutto gli anziani le persone fragili – dice Cricelli -. Per questo, dopo l’estate tutte le fasce di popolazione più a rischio dovranno sottoporsi ad un ulteriore dose booster del vaccino anti-Covid». Intanto, in molti si chiedono se l’andamento dell’influenza stagionale 2022/23 rappresenta un’eccezione o diventerà la regola. Ma è presto per dirlo: «Ad oggi, non possiamo che monitorare la situazione per stabilire se siamo di fronte ad un unicum o se l’attuale situazione – conclude il presidente SIMG – rischia di diventare sempre più frequente»
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