E’ sicuro ed è in grado di stimolare risposte immunitarie. Sono davvero promettenti i risultati della sperimentazione di fase I di un nuovo vaccino efficace contro diverse varianti del virus dell’influenza. Stando a quanto riportato dalla rivista Science Translational Medicine siamo un passo più vicini al tanto atteso vaccino «universale»
E’ sicuro ed è in grado di stimolare risposte immunitarie. Sono davvero promettenti i risultati della sperimentazione di fase I di un nuovo vaccino efficace contro diverse varianti del virus dell’influenza. Stando a quanto riportato dalla rivista Science Translational Medicine siamo un passo più vicini al tanto atteso vaccino «universale». Nonostante le vaccinazioni annuali, l’influenza è responsabile della morte di moltissime persone e, ogni anno, gli scienziati devono progettare nuovi vaccini per far fronte all’evoluzione rapida del virus. Per questo un vaccino universale contro l’influenza, in grado di proteggere contro molte diverse varianti del virus per periodi più lunghi, sarebbe un enorme vantaggio per la salute pubblica.
Gli attuali vaccini antinfluenzali contengono virus influenzali indeboliti o inattivati con una miscela di emoagglutinine (HA), una delle principali proteine situate sulla superficie del virus. Quando le persone ricevono un vaccino antinfluenzale, o vengono colpite dall’influenza, il sistema immunitario crea anticorpi contro l’HA, in particolare contro la porzione superiore, o «testa», della proteina. Tuttavia, questo è un problema perché parti della testa di HA spesso mutano e quindi richiedono quel necessario aggiornamento annuale del vaccino. Ma HA non ha solo una testa, ha anche una «radice». E quella radice rimane relativamente stabile e «conservata» tra i diversi ceppi influenzali. Tuttavia, far sì che il sistema immunitario risponda alla radice è complicato. I sistemi immunitari delle persone sono «programmati» per contrastare la testa dell’HA, ignorando così la radice.
I ricercatori hanno quindi provato una nuova tattica: hanno «tagliato» la testa della proteina, sostituendola con una sorta di parte superiore ingegnerizzata, progettata per dare stabilità allo «stelo» ma non di attirare l’ira del sistema immunitario. «L’unica cosa che il sistema immunitario può vedere è la radice», spiega Sarah Andrews, tra le autrici dello studio. Per verificare l’efficacia del nuovo approccio, i ricercatori hanno reclutato 52 adulti sani e hanno somministrato a ciascuno una delle due dosi di vaccino «senza testa». La maggior parte ha ricevuto la dose più alta, somministrata come iniezione primaria seguita da un richiamo. I risultati mostrano che il vaccino sembra sicuro.
Circa un quinto di coloro che lo hanno ricevuto presentava dolore al sito di iniezione o mal di testa, che sono comuni effetti collaterali del vaccino antinfluenzale. Sul fronte del sistema immunitario, i partecipanti hanno mostrato un’ampia risposta anticorpale contro i ceppi influenzali di tipo A, e non di tipo B, in quanto il vaccino conteneva l’HA da un ceppo di tipo A. Ma i ricercatori si aspettano che un vaccino «bivalente», che contenga l’HA di entrambi i gruppi influenzali, abbia «una maggiore ampiezza» di risposta.
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