Complessivamente nell’Ue a 28 lo smog è responsabile di 374 mila decessi prematuri. «Dobbiamo lavorare molto di più» ha dichiarato Karmenu Vella, Commissario Ue per l’Ambiente, gli Affari marittimi e la Pesca
Negli ultimi 17 anni i Paesi europei hanno fatto troppo poco per ridurre l’inquinamento atmosferico diffuso sul continente, con conseguenze drammatiche sulla salute dei cittadini, in particolare in Italia, prima in Ue per morti premature da smog. Lo rivela l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria stilato dall’Agenzia europea per l’Ambiente (Eaa) sulla base dei dati rilevati dalle centraline antismog collocate nei paesi Ue, la cui analisi porta a conclusioni allarmanti. «E’ semplicemente inaccettabile che nessuno di noi si stia preoccupando del fatto che il semplice atto di respirare sia sicuro o meno. Dobbiamo lavorare molto di più per assicurarci che gli standard di qualità dell’aria siano rispettati ovunque» ha dichiarato Karmenu Vella, commissario Ue per l’Ambiente, gli Affari marittimi e la Pesca.
Complessivamente nell’Ue a 28 lo smog è responsabile di 374 mila decessi prematuri, in calo rispetto ai 391 mila del 2015. Secondo l’analisi dei rilevamenti il primato va all’Italia, che registra il valore più alto di decessi prematuri per biossido di azoto (NO2), in 14.600 – nel 2015 erano 20 mila – ed ozono (O3) che colpisce 3 mila individui.
All’Italia va anche anche il secondo posto per le vittime di particolato fine PM2,5, le polvere sottili, che uccidono 58.600 persone, dietro alla Germania con 59.600 decessi. In questa classifica Torino contende a Parigi e Londra il “primato” di città europea più inquinata da biossido di azoto. Tra le città più piccole Padova è invece quella in cui la concentrazione media di PM2,5 e PM10 è la più elevata. La situazione non migliora nelle aree rurali italiane, dove vengono superati i limiti giornalieri di particolato in 16 delle 27 centraline che hanno rilevato valori irregolari nell’Ue. In tutto 2 milioni di italiani vivono in aree, essenzialmente la Pianura Padana, dove i limiti Ue per i tre inquinanti principali vengono violati sistematicamente.
Oltre all’Italia, le ultime rilevazioni datate 2017 vedono le più alte concentrazioni di polveri sottili (PM 2,5) in sei paesi dell’Europa dell’est: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia. Una pagella negativa che accomuna tutti i paesi Ue: ogni giorno vengono superati i limiti giornalieri consentiti di concentrazione di PM10, rilevati tra il 22 e il 51% delle centraline antismog sparse in 16 nazioni su 28. Lo stesso per quanto riguarda il PM 2,5, con un superamento dei valori massimi stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 69% delle centraline di rilevamenti.
È proprio il PM 2,5, lo smog, il principale responsabile di morti premature nell’Ue, con 374 mila casi, che diventano 412 mila nei 41 paesi europei. Altrettanto critica la situazione per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico da ozono (O3), al quale ogni giorno è esposto il 98% della popolazione Ue, molto più alto rispetto all’inizio del secolo. Sul periodo 2000-2017, l’unico valore in diminuzione è quello del biossido di azoto, con ‘solo’ il 10% delle centraline antismog che lo hanno rilevato in eccesso.