Montano (uroandrologo): “Questa ricerca completa un lavoro inaugurato due anni fa con la pubblicazione di altri due studi che avevano rilevato la presenza di microplastiche anche negli spermatozoi umani e nelle urine”
“Le microplastiche sono ovunque” ed affermarlo non è affatto un’esagerazione. Non sono solo nell’ambiente che ci circonda, dai terreni alle acque, ma sono anche nel nostro organismo, apparato riproduttivo compreso. Per la prima volta, uno studio ha rilevato la presenza di microplastiche pure nei fluidi follicolari ovarici di donne che si sottopongono a Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). “Questa scoperta rappresenta una conferma di quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un’emergenza da affrontare nell’immediato – commenta l’uroandrologo Luigi Montano, capofila del gruppo di ricerca che ha condotto lo studio, in un’intervista a Sanità Informazione -. Il ritrovamento di microplastiche nel liquido follicolare, che è a diretto contatto con i gameti femminili, rappresenta di per sé una minaccia significativa all’integrità del nostro patrimonio genetico che viene trasmesso alle future generazioni”.
Questa ricerca, “First evidence of microplastics in human ovarian follicular fluid: an emerging threat to female fertility”, svolta in collaborazione con le Università di Salerno, Federico II di Napoli, di Catania e con il Centro di ricerche Gentile di Gragnano e il Centro Hera di Catania, completa un lavoro inaugurato due anni fa con la pubblicazione di altri due studi che avevano rilevato la presenza di microplastiche anche negli spermatozoi e nelle urine. Il primo della serie è uno studio pubblicato a dicembre 2022 sulla rivista internazionale Toxics che ha mostrato la presenza di piccolissime particelle di plastica nelle urine di persone residenti nell’area nord di Napoli e Salerno. L’indagine è stata condotta nell’ambito del progetto EcoFoodFertility, prima ricerca al mondo multicentrica di biomonitoraggio umano che sta ricercando in diverse aree ad alto rischio ambientale la presenza di diversi contaminanti ambientali ed i loro effetti sulla salute umana, a partire da quella riproduttiva.
Nell’ambito dello stesso progetto, ad alcuni mesi di distanza, i medesimi ricercatori hanno pubblicato anche un altro studio che ha rivelato la presenza di microparticelle di plastica nello sperma umano, un vera e propria minaccia per la fertilità maschile. Il team di ricercatori ha esaminato campioni di uomini sani, non fumatori, ma residenti in un’area ad alto impatto ambientale della Campania. Per gli scienziati “la loro origine potrebbe essere varia e può comprendere cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il viso e il corpo, adesivi, bevande, cibi o anche particelle areodisperse nell’ambiente. Le vie di ingresso nell’organismo umano possono avvenire attraverso l’alimentazione, la respirazione e anche la via cutanea”, spiegano i ricercatori. “Questi studi sono la dimostrazione di quanto la contaminazione della plastica sia da considerare un’emergenza da affrontare nell’immediato. Averle trovate negli apparati riproduttivi maschili e femminili mette in serio pericolo il futuro della nostra specie, oggi – conclude Montano – più che mai minacciata nella sua essenza”.
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