Massimo Morosetti, presidente della Fondazione Italiana del Rene (FIR), in un’intervista a Sanità Informazione, racconta quali sono i principali nodi da sciogliere affinché i pazienti affetti da insufficienza renale possano contare su una rete di assistenza e cura efficace ed efficiente
Gli organici dei reparti di nefrologia degli ospedali italiani, dal nord al sud della Penisola, sono ridotti all’osso. Per una visita specialistica i tempi di attesa possono sfiorare anche i sei mesi. I trapianti di rene sono eseguiti con tecniche d’eccellenza, ma gli organi trapianti sono numericamente troppo pochi rispetto alle richieste. Sono tante le criticità con cui i pazienti affetti da insufficienza renale devono fare i conti, problematiche che variano di regione in regione. Ne parliamo con Massimo Morosetti, presidente della Fondazione Italiana del Rene (FIR) che, in un’intervista a Sanità Informazione, racconta quali sono i principali nodi da sciogliere, affinché i pazienti possano contare su una rete di assistenza e cura efficace ed efficiente.
«La Fir è accanto ai pazienti in tutte le fasi della malattia, dalle prime manifestazione di ipertensione, il solo sintomo evidente dell’insufficienza renale ad uno stadio iniziale, fino alla dialisi o al post trapianto, le uniche terapie sostitutive che possano garantire la sopravvivenza del paziente quando la malattia è in una fase molto avanzata», spiega Morosetti.
La criticità numero uno da cui nessuna regione, o quasi, è esente, è una disponibilità di ambulatori di nefrologia tale da rispondere alle richieste di visite specialistiche avanzate dai cittadini in tempi ragionevoli. «Le liste di attesa si sono senza dubbio allungate durante la gestione dell’emergenza da Covid-19. Ma – sottolinea il presidente della FIR – in questi anni, abbiamo assistito ad un graduale depauperamento dei reparti di nefrologia tanto che, oggi, la carenza di personale è, ormai, consolidata quasi ovunque».
Massimo Morosetti, che oltre ad essere presidente nazionale della FIR, presiede anche la Consulta dei Centri di Nefrologia e Dialisi del Lazio, si sofferma soprattutto sulle criticità della Regione, con cui si trova quotidianamente a fare i conti. «Ogni giorno sono diversi i pazienti con insufficienza renale che arrivano nei pronto soccorso del Lazio. Ed ogni giorno si ripete la stessa storia: i posti nei reparti di nefrologia sono troppo pochi e quelli di emergenza-urgenza restano affollati di pazienti in attesa che si liberi un letto per il ricovero in area specialistica», dice lo il presidente della FIR.
Ma se il Lazio pecca in assistenza ambulatoriale ed ospedaliera, almeno per posti disponibili, lo stesso non si può dire per il trattamento riservato ai pazienti con insufficienza renale una volta presi in carico. «Chi risiede nel Lazio ha accesso gratuito ad alimenti aproteici, così come a tutti i farmaci necessari al trattamento dell’insufficienza renale. Grazie agli enormi progressi scientifici fatti nell’ultimo decennio, infatti, oggi disponiamo di farmaci in grado di rallentare notevolmente la progressione della patologia. Coloro che ottengono una diagnosi molto precoce ed accedono tempestivamente ai trattamenti più adeguati – dice Morosetti – possono aspirare a vivere un’intera vita senza mai arrivare alla terapia sostitutiva, che sia dialisi o trapianto di rene».
Anche la dialisi, nel Lazio, è erogata in tempi e modalità congrui. «È eccellente anche il servizio di dialisi domiciliare offerto dal Sistema Sanitario Regionale ai pazienti che presentano le condizioni di idoneità per usufruirne». Ma non è tutto oro quello che luccica: la faccenda si complica per i pazienti che necessitano di ricoveri in lungodegenza o in riabilitazione. «In questi casi il Sistema Sanitario Regionale non riconosce il rimborso della dialisi. La conseguenza è piuttosto ovvia -sottolinea Morosetti -: le strutture per lungodegenza o riabilitazione rifiutano i pazienti dializzati. A questo punto le chances sono due: restare ricoverati in un reparto per acuti, gravando il SSN di spese che potrebbero essere evitate, oppure trasferire il paziente al proprio domicilio, privandolo di un’assistenza più adeguata alle sue esigenze, come quella che gli verrebbe garantita in lungodegenza».
La questione è sotto la lente delle Istituzioni da almeno otto anni, ma ad oggi tutto tace. «La Commissione di Vigilanza di Nefrologia e Dialisi istituita nel Lazio con legge regionale, di cui fanno parte sia nefrologi che associazioni dei pazienti, nel 2017 aveva definito una soluzione rimasta, però, del tutto inattuata. Dal 2019 – aggiunge Morosetti – la Commissione non si è più riunita ed è tuttora in attesa di essere rinominata dal Governo regionale».
La dialisi non è l’unica possibilità per i pazienti giunti all’ultimo stadio della patologia. Tra le terapie sostitutive vi è anche il trapianto. «Nel Lazio sono 4865 i pazienti sottoposti a dialisi (dati 2021 Registro Regionale Dialisi Trapianto-DEP Lazio), che avrebbero bisogno di un trapianto. Ma nella Regione, ogni anno, se ne fanno circa 206. Anche mettersi in lista è piuttosto complesso: per eseguire gli esami necessari affinché un paziente possa candidarsi al trapianto ci vogliono dai sei ai 12 mesi. Anche in questo caso il responsabile numero uno è la carenza di personale dei reparti di nefrologia e della disponibilità dei servizi che eseguano gli accertamenti necessari – racconta Morosetti -. E una volta inseriti nella lista, il proprio turno potrebbe arrivare dopo anni a anche mai».
Ultimo grade capitolo, sfida per cui la FIR è in prima linea è il tema della prevenzione. «Durante la Giornata Mondiale del Rene, che si è celebrata lo scorso 9 marzo, abbiamo aperto le porte dei reparti di Nefrologia italiani, offrendo screening gratuiti. Le diagnosi di insufficienza renale effettuate sono il 20% in più dello scorso anno. Una percentuale che ancora una volta conferma che non c’è più tempo da perdere e che investire nella rete di assistenza nefrologica è più urgente che mai». La progressione della Malattia Renale Cronica verso la dialisi – conclude il presidente della FIR – si può arrestare: facciamolo tutti insieme».
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