Il Convegno organizzato da ASFI a Sorrento per fare il punto su un prodotto che da solo rappresenta il 70% del fatturato delle farmacie
Packaging accattivanti, promesse che hanno del miracoloso, scarsa o nulla menzione degli effetti collaterali. Sono gli integratori alimentari, e si collocano in un limbo merceologico tra i farmaci e gli alimenti, generando nel consumatore l’impressione di assumere qualcosa che associ l’efficacia terapeutica dei primi alle virtù “naturali” dei secondi. Ma quanto c’è di vero in questi luoghi comuni? E soprattutto, quanto c’è invece di potenzialmente pericoloso? Un dato è certo, e parla chiaro: gli integratori alimentari costituiscono il 70% di tutti i prodotti venduti dalle farmacie, nonostante possano essere venduti anche in parafarmacie e supermercati. Di questo si è parlato nei giorni scorsi a Piano di Sorrento durante l’incontro interdisciplinare medici/farmacisti, organizzato da ASFI (Associazione Scientifica Farmacisti Italiani) intitolato “Integratori Alimentari: tra prescrizione medica e consiglio in farmacia”.
A prendere per primo posizione il prof. Libero Berrino (Farmacologia), che ha sottolineato in particolare “la scarsità di dati scientifici su cui alcuni integratori alimentari basano le loro presunte proprietà preventive, o addirittura terapeutiche, su varie patologie». Pochi dati, e neanche tanto solidi. «Spesso si tratta di attività dimostrate in vitro, ma non in vivo, e per dosaggi molto superiori a quelli impiegati negli integratori. Sul fronte opposto, per alcuni di questi prodotti, in particolare per quelli in grado di influenzare l’attività della tiroide, non si possono escludere effetti collaterali di entità non trascurabile».
«La scarsa base scientifica delle proprietà vantate dagli integratori è particolarmente evidente nel caso degli integratori che si propongono come “potenziatori” della risposta immunitaria» ha dichiarato il prof. Giacomo Lucivero (Medicina Interna e Immunoallergologia). «Tali proprietà sono ben lungi dall’essere marcate e misurabili, soprattutto in assenza di dati analitici prima e dopo la cura».
L’ intervento del dott. Francesco Palagiano, segretario ASFI, ha poi evidenziato che «se da un lato, le confezioni di integratori alimentari sono indistinguibili da quelle dei medicinali anche ad un occhio esperto, dall’altro sussistono delle sostanziali differenze in termini di legislazione, di prove di efficacia di qualifica richiesta agli incaricati all’informazione scientifica presso la classe medica, di controlli preventivi delle comunicazioni pubblicitarie dirette ai medici ed al grande pubblico, e, in generale, di tutela della salute dei pazienti».
A chiusura dei lavori, la relazione del prof. Carlo Melodia, segretario della LUIMO, sulle implicazioni medico-sociali e medico-legali della crescente convinzione, da parte del grande pubblico «che si possano individuare ed affrontare i propri problemi di salute, e scegliere in autonomia i prodotti per risolverli, sulla base del passaparola tra conoscenti e dei messaggi pubblicitari diffusi, senza controlli preventivi, dalle aziende produttrici di integratori alimentari».