Nato grazie a una community di ricercatori internazionali, coordinati da Neoesperience e testato al Sacco di Milano, a disposizione gratuitamente per molti Paesi. Il presidente Melpignano: «Per la prima volta predice la presenza di una polmonite interstiziale caratteristica»
Riconoscere il Covid-19 grazie all’intelligenza artificiale. È lombardo il progetto che ha fatto il giro del mondo per diagnosticare la polmonite interstiziale con una radiografia. Non si tratta però di una semplice lastra, ma di una nuova modalità messa a punto da Neoesperience, con il reparto di Diagnostica Non Invasiva Cardiovascolare dell’Ospedale Sacco di Milano
«È nato un progetto che si chiama defeatcovid19, una community a cui hanno partecipato ricercatori provenienti da tutto il mondo – spiega Dario Melpignano, presidente di Neoesperience, unica società italiana tra le sei produttrici di software più innovativi al mondo -. Insieme hanno lavorato gratuitamente nella fase di lockdown per raggiungere un obiettivo molto ambizioso: cioè fare quello che i nostri partner cinesi hanno fatto con tomografie tridimensionali, con semplici lastre».
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«Così – prosegue – ha preso forma un gruppo di sistema che per la prima volta permette di predire la presenza di una polmonite interstiziale caratteristica dell’infezione da coronavirus, distinguendo e discriminando quelle che sono le polmoniti di natura batterica. Questo sistema si è diffuso grazie all’abilità dei nostri partner e alla politica adottata dalla community, di offrire gratuitamente il servizio».
«Si tratta di un sistema open source – fa presente Melpignano – i data set, ovvero le radiografie sono rese disponibili anonimizzate. Questo modo di migliorare la diagnosi del Covid, e potenzialmente in futuro anche di altre patologie polmonari e cardiache, è diventato diffusissimo in tutto il mondo. Grazie alla sua gratuità e al fatto di avere esplorato per primo questo ambito importante come si è configurato poi nei mesi successivi. Dalla collaborazione con il Sacco e poi con il Policlinico e con altri ospedali, abbiamo allargato all’Europa».
«Abbiamo iniziato a collaborare con il Politecnico di Milano, il dipartimento di tecnologia e design per l’Health care, e un consorzio europeo che si chiama Nestore e che ha coinvolto 16 partner in otto paesi, oltre l’Italia, il Belgio, l’Olanda, la Spagna, la Romania, la Svizzera e il Regno Unito. Il risultato è stato una grande diffusione di questo nuovo modo di complementare la diagnosi da cui sono state avviate tutta una serie di altre iniziative che stiamo portando avanti con l’azienda. Per fare in modo che nei prossimi anni in Europa e nel mondo si possa migliorare la capacità di diagnosticare malattie attraverso lastre radiografiche, ma anche esami con ecografi, per ottenere una performance migliore con costi contenuti rispetto a quelli che abbiamo affrontato fin qui come sistema Paese e come Europa. Nella nostra idea di futuro immaginiamo una realtà in cui tecnologia e medicina lavorano in sinergia, per fornire strumenti potenti, e al contempo economici e facili da usare, di supporto alla diagnosi clinica», conclude.
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